L'altro giorno la "cellula" romanista del mio ufficio (ahimé abbastanza numerosa e rumorosa) stava animatamente discutendo, ognuno con la propria faccia boriosa d'ordinanza, fintamente politically-correct ma celata dietro un malizioso sogghigno, sul tasso-di-fociaggine del Laziale (non scherzo) .
Alla fina una mia collega, la più urtrà-der-gruppo, una che idolatra santifica ogni momento er Capatano, Boriello e Dagnelino (e che per tutta l'estate scorsa con mio grande sollievo, era visibilmente scomparsa) è venuta da me, chiedendomi con la faccia compunta:
- ... ma come se chiamava quer biondino de a Lazzie, quello recchione ex-juventino... ma sì quello de a Yugoslavia... se sapeva che era frocio pure quello, no?
E io:
- Ma chi, quello che v'ha segnato in uno dei quattro-derby-vinti contro di voi nel 1998? Jugovic se chiamava... e comunque noi Laziali siamo tutti froci, fascisti e burini, che non lo sai?
S'è girata e se n'è andata, col sorrisetto spento sulle labbra. Ma non credo abbia capito l'ironia (né lo squallore del loro discorso).