"Operazione Fuorigioco"

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline m.m.

*****
1411
Re:Ultim'ora:perquisizioni e indagini nel mondo del calcio
« Risposta #200 il: 28 Gen 2016, 23:15 »
c'è da domandarsi se un elettore di berlusconi laziale possa scrivere su lazionet ovviamente rispettandone le regole fondative

Elettore di chi?
Non scherziamo, chè ho la querela facile.
Mo' oltre alle patenti di lazialità qui appioppiamo pure le tessere di forza italia?

Si tentava, laicamente (e perfino da sinistra, come rilevato da 10 maggio), di allargare il discorso al rapporto sinergico tra polizie giudiziarie, procure e stampa per denunciarne la distorsione.

Il tema non è se Kappa (che ha scritto una cazzata) ha scritto una cazzata (se n'è accorto e ha chiesto venia), ma che i processi vengono celebrati sui giornali, sulla sola scorta delle informative di reato della pg, un tanto al kg, relegando gli argomenti difensivi, sulla carta (costituzionale) di pari rango, dell'imputato ad un postumo e fastidioso ronzio e sottoponendo il giudice a una pressione mediatica preprocessuale insostenibile.

I processi non si fanno più nelle aule, ma sui giornali e senza contraddittorio, cioè senza prove.

Fatti irrilevanti trascinati per i capelli in fattispecie penali su cui costruire processi della durata e del costo di un mutuo fondiario, per chi deve dimostrarne l'infondatezza.
E una volta dimostrata, tanti saluti e buona vita distrutta.
A chi tocca non se ingrugna.
Questo è lo stato di diritto in Italia, baby.

Brevi cronache dal presente (due casi deliberatamente provocatori, per i colpevolisti di professione).

1. Forse non tutti sanno che nel processo (eminentemente mediatico) per la morte di Yara Gambirasio la procura di Bergamo ha divulgato, prima del processo, alla stampa un video, costruito al computer dai RIS dei carabinieri, montando i fotogrammi del transito di uno o più furgoni bianchi ripresi in ore e giorni diversi, sostenendo che fosse il volo concentrico del rapace maniaco in attesa dell'uscita della ragazzina dalla palestra, il giorno del rapimento.
Fatto candidamente ammesso dai RIS, che hanno detto che era stato loro commissionato dalla procura per dissetare la stampa.
Il video, pur apparendo una prova schiacciante, infatti, non è depositato tra le prove agli atti del processo.
Quando lo hanno ammesso i RIS?
Durante il controesame della difesa, con l'ostruzionismo della pm.
La stessa pm che ha chiamato a deporre, davanti al marito ignaro, i due amanti clandestini della moglie dell'imputato, per costruirgli addosso il movente, che non c'è.
Siccome è cornuto, e per di più figlio illegittimo (anche questo ha scoperto in carcere), uccide le bambine.
La stampa ci sguazza da mesi e i due hanno tre figli minori.
Vite distrutte per sempre.
Milioni spesi per esaminare il dna di valli intere, unico indizio a carico, nel processo l'esame non si puó ripetere, verificandolo in contraddittorio e i dati grezzi sono mescolati ad altri esami.
Queste sarebbero le prove per condannare qualcuno all'ergastolo.

Vi invito a leggere, turandovi il naso, gli agghiaccianti resoconti delle udienze bergamasche di Telese, che non se ne perde una, per avvedervi di cosa è capace lo Stato per soddisfare, ad ogni costo, la sete di giustizia (di un colpevole) dell'opinione pubblica e fate attenzione a dove starnutite, chè domani potrebbero venirvi a prendere.

Infine, un aggiornamento sulle garanzie processuali: forse non tutti sanno che, secondo una prassi che si sta diffondendo come un virus, in alcuni processi, agli imputati è vietato partecipare.
Sono aperti al pubblico, ma non al processato, che non puó difendersi dalle accuse, se non attraverso il difensore, con cui peró, durante il processo, non puó parlare.
Sto parlando di mafia capitale, copyright della stampa, che ha già deciso che gli imputati sono non presunti corrotti e corruttori ma mafiosi.

I vdm ricorderanno che, perfino durante i processi alle br, ai terroristi, che si dichiaravano prigionieri politici, disconoscevano l'autorità dei tribunali e uccidevano i giudici popolari e i difensori nominati d'ufficio, veniva ad ogni costo garantita la presenza degli imputati in aula, pur nelle gabbie, perchè costituisce elementare principio di diritto la presenza dell'imputato, affinchè assista all'assunzione delle prove e si difenda.
Oggi non è più così, i colpevoli sono già tali prima di entrare in aula e il processo è una pura, fisiologica formalità da sbrigare.

Così va il mondo e c'è ancora chi crede alle favole.

Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #201 il: 28 Gen 2016, 23:36 »
la ridicola operazione fuorigioco ci ha veramente portato OT ormai è più un argomento da temi
Re:Ultim'ora:perquisizioni e indagini nel mondo del calcio
« Risposta #202 il: 29 Gen 2016, 00:02 »
Capisco che ai più (disattenti) possano sembrare tesi eversive, ma si racconta di esperienze dirette, di osservazione della realtà circostante, null'altro.

Ma, con riserva di argomentarle meglio, non col telefono dal corridoio di un tribunale, vi invito a un approfondimento, prima di dichiarare fedele e cieca fiducia nella disinteressata ricerca della verità da parte degli organi dello Stato.

Così su due piedi, suggerirei:

http://m.espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/01/07/news/polizia-troppi-comandi-e-pochi-agenti-in-strada-ma-nessuno-ha-il-coraggio-di-fare-una-riforma-1.194028

http://www.ilfoglio.it/politica/2015/04/18/troppe-e-mal-gestite-le-forze-di-polizia-in-italia-vanno-riformate-cos___1-v-127918-rubriche_c295.htm

http://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/relazione_performance_2013.pdf

http://www.lazio.net/forum/lazio-talk/mauri-sculli-e-il-massaggiatore-papola-il-20-novembre-in-procura/

(Prego astenersi enunciatori di slogan)
la ricerca della verità è spesso annebbiata dal protagonismo di qualcuno.
Sono contento che citi il forum su Mauri, perchè c'ho svenato il sangue...a leggermi le informative, verificare le celle e difenderlo dai laziali innanzitutto. Ci sarebbe da riflettere su questo strano modo di tìfare del laziale...lo dico da un pò.
Ma la vicenda di Mauri è figlia di calciopoli...anche in questo caso come in calciopoli..il problema non è la polizia giudiziaria...che nel secondo caso, per esempio, aveva correttamente individuato le telefonate rilevanti di Inter e Roma, volutamente ignorate...ma di chi guidava le indagini, un PM arrivista ed un ufficiale dei CC non ben visto dai suoi e che poi si congedò, re-inventandosi una carriera politica altrimenti improponibile. Il processo, costosissimo, con milioni di intercettazioni, finisce dopo anni con condanne risibili e castelli sciolti sulla sabbia.
A Cremona stessa cosa...un PM si rifiuta di avviare i processi, strutturate su dei tabulati telefonici (non ci sono intercettazioni) realizzate da un noto consulente esterno (non PG), perchè sa benissimo che non appena cominciano le testimonianze piglia mazzate.
Nel caso di Napoli aspetto di leggere le informative secretate...questione di giorni.
Sulla mediaticità dei processi e la responsabilità dei giudici aveva ragione Berlusconi occorre avere il coraggio di prenderne atto.
Ma è anche un problema del pubblico avido di colpevoli...
Le carriere della PG, anche dei colonnelli, non è assolutamente legata alle somme sequestrate, al FUG, ecc. ...ma a ben altro.  8)

Offline PILØ

*****
10693
::Italian Subs Addicted::
Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #203 il: 29 Gen 2016, 09:10 »
Basta pensare al finanziere che guidava il nucleo contro le truffe informatiche, a cui, dopo aver scoperto una truffa da 80 miliardi di euro sulle macchinette, è stata mostrata gentilmente la porta.

Offline ian

*
7680

Offline ian

Re:Ultim'ora:perquisizioni e indagini nel mondo del calcio
« Risposta #204 il: 29 Gen 2016, 15:25 »



Sapete mica se c'è stata un chiarimento una rettifica qualcosa?

Offline Zanzalf

*****
11963
Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #205 il: 30 Gen 2016, 13:26 »
m.m. sontuoso

Online Buckley

*
5333
Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #206 il: 30 Gen 2016, 16:04 »
Non so se e' la sezione adatta. In caso non lo fosse, aiutatemi a ricollocarlo....da repubblica


Le telefonate Infront-Mediaset: "Così ci prendiamo il calcio"
di MARCO MENSURATI E EMILIO RANDACIO

ROMA. Due relazioni della Guardia di finanza, che da tempo indaga sull'asta per i diritti tv della Serie A, mettono nero su bianco quello che tutti sanno, da sempre. E cioè che esiste "un vero e proprio "sistema" ruotante intorno a Infront (la società che fa da advisor alla Lega Calcio, ndr )". E che questo sistema "è stato in grado di influenzare l'aggiudicazione dei diritti tv e di mascherare l'effettiva situazione di taluni club attraverso l'erogazione di finanziamenti ad hoc". A sostegno di questa affermazione, centinaia di intercettazioni telefoniche che descrivono un quadro inquietante, secondo il quale il calcio italiano sarebbe governato dalla triade Mediaset-Infront-Lega calcio. Una unica entità capace di sbaragliare qualunque resistenza, compresa quella di un colosso come Sky.

Il pacchetto c

L'inchiesta, avviata nella primavera 2015, ha da subito la "fortuna" di imbattersi su un minuscolo strascico della drammatica partita dei diritti della Serie A 2015-2018, la stessa per la quale il 17 febbraio prossimo le parti in questione sono convocate davanti all'Antitrust in un procedimento parallelo. Lo strascico in questione è quello relativo a un singolo pacchetto di diritti che era rimasto non assegnato dopo lo scontro Mediaset-Sky del 2014. Il pacchetto C. Quello, per capirsi, delle interviste del dopo partita. Lo vogliono - tiepidamente, a dire il vero - entrambe le emittenti, le quali si ritrovano, come in un déjà vu legale, di nuovo a combattere tra di loro.

Stavolta Mediaset ha presentato un'offerta (3,2 milioni) più generosa, che però gli avvocati della Lega ritengono "assolutamente non valida" perché condizionata a un accordo di sublicenza. Dunque il pacchetto dovrebbe andare a Sky, che aveva offerto 2,2 milioni. Da quello che si capisce dalle molte telefonate di Marco Bogarelli - presidente di Infront - quel pacchetto "doveva", però, andare a Mediaset. Subito dopo l'apertura delle buste, infatti da Rti chiamano Bogarelli e gli ordinano: "Adesso devi convincerli tu a eseguire la sublicenza".

Bogarelli obbedisce: "Va bene, va bene, va bene, va benissimo (...) date un colpo anche ad Adriano Galliani".

Il ruolo di Galliani

Galliani è il personaggio chiave di questa vicenda. È ad del Milan, presidente di Lega, nonché vecchio maestro e amico di Bogarelli. Conosce tutto di tutti in Lega, e sa bene quale sia la chiave della poderosa macchina da lobbyng messa in piedi da Bogarelli negli ultimi sette anni di lavoro: Infront strapaga "a minimo garantito" i diritti di marketing delle singole squadre, controllandone le scelte politiche. Così, Galliani ha buon gioco a disporre: "Bisogna fare pressione sulle altre squadre... che abbiamo noi come diritto di marketing".

Occorre a questo punto sapere che Infront è titolare dei diritti di marketing di tutte le squadre di serie A tranne Roma e Juventus. Alcuni di questi club - i cui presidenti, Preziosi (Genoa), Lotito (Lazio), Paparesta (Bari) sono indagati in questo procedimento - sopravvivono solamente grazie ai soldi che Bogarelli riesce a far avere loro. Dunque quando Infront decide di alzare la pressione riesce a far fare alla Lega Calcio, qualsiasi cosa.

Juve, Roma e Sky

Il problema, però, è che in Lega ci sono anche Juventus e Roma. L'opposizione. Le due società, un anno prima, erano state sconfitte, insieme con Sky, nella partita vera, l'asta per la fetta più rilevante della torta dei diritti tv (pacchetti A, B e D). Tre miliardi di euro in tre anni.

Dentro Infront, il timore è che stavolta gli uffici legali delle due squadre di opposizione siano pronti a tutto. È l'avvocato di Infront il più preoccupato: "Dopo il precedente dello scorso luglio, che abbiamo molto forzato la mano, io sconsiglierei di forzarla ancora", dice Antonio D'Addio a Giuseppe Ciocchetti dg della società. "Lo ripeto: in un'asta pubblica - è l'opinione di Ciocchetti - ti ingabbiano se l'accettassi (l'offerta di Mediaset, ndr ". D'Addio: "Certo". I finanzieri prendono nota: "Atteso il suo ruolo di advisor, Infront dovrebbe agire garantendo ai partecipanti assoluta equità, trasparenza e non discriminazione, garanzia che, dalla lettura delle intercettazioni, non è ravvisabile non solo per il pacchetto C ma anche per i pacchetti A, B, D, E". Insomma, l'inchiesta riguarda tutta la vicenda. E i ruoli sono chiari: "Risulta significativo che nello stesso periodo non ci sono stati contatti con Sky".

Silva e i Giochi pericolosi

Infront, in costante coordinamento con Mediaset e Lega, controlla la vita del calcio italiano attraverso l'articolazione di un doppio ruolo, quello di advisor della Lega e quello di munifico partner, nonché "banca informale", per i club in crisi.

Ma dove li trova i soldi per strapagare il "minimo garantito" dei club amici? E qui, secondo la finanza, entra in ballo Riccardo Silva della Mp & Silva, la società, leader mondiale nel suo settore, che ha vinto l'asta per la commercializzazione all'estero del campionato di Serie A.

Secondo l'accusa Silva sarebbe una sorta di socio occulto di Bogarelli. Con cui è in costante contatto. La versione di Silva è nota: "Infront è un competitor con cui capita spesso di intrattenere normali rapporti economici. Che noi fatturiamo. Cosa poi loro facciano dei soldi che prendono da noi, non ci riguarda".

Dalle intercettazioni telefoniche la cosa non sembra così lineare. Per spiegarlo gli investigatori prendono ad esempio la vicenda di Preziosi e di un prestito da 15 milioni (in tre tranche) garantito dalla coppia Bogarelli-Silva.

Preziosi era disperato, il suo Genoa rischiava una pesante penalizzazione in campionato, per motivi finanziari. Alla fine dell'operazione di salvataggio - "si ritiene che la provvista proveniente dalle disponibilità di Silva sia stata inizialmente accreditata presso un rapporto bancario estero riferibile a un veicolo Infront", scrivono i finanzieri - Ciocchetti al telefono con Bogarelli, riassume così la portata del loro intervento: "Gli abbiamo salvato la vita perché non ha preso sei punti di penalizzazione, per quello che abbiamo fatto, ricordatelo".

L'attrice batte cassa

Dalle carte della finanza si ha l'impressione che Bogarelli sia il terminale calcistico degli interessi della galassia berlusconiana. Calcistico e non solo, a dire il vero. Tra le risultanze investigative, infatti, spuntano anche i termini di un rapporto economico tra Infront e Sabina Began, la cosiddetta "Ape regina" delle notti di Arcore, come viene definita dagli investigatori la "showgirl" già coinvolta nel Rubygate.

Pur non essendo state "evidenziate collaborazioni o altre relazioni professionali" tra la Began e Infront, la ragazza di origini tedesche vanta una certa confidenza con Bogarelli ("Il quale - annotano i militari - mostra nei confrtonti della donna un atteggiamento timoroso e di completa disponibilità") dal quale percepisce molto danaro. Il 9 marzo scorso, un avvocato che ha lavorato spesso per il gruppo Mediaset chiama Bogarelli e gli passa la Began: "Marco, io vorrei chiudere tutto", dice la donna. Bogarelli: "Cosa manca per chiudere tutto?". Began: "Un anno e mezzo, la metà". Secondo i finanzieri i due stanno parlando di un non meglio definito contratto. "Va bene, non c'è problema stai tranquilla", la rassicura Bogarelli. "... Io posso star tranquilla, tu puoi star tranquillo, tutti possiamo star tranquilli", le risponde lei, sibillina. Pochi giorni dopo Began chiama ancora Bogarelli che le spiega: "Viste le necessità rapide io direi a Bruno di fare ancora la rata normale di 110 che è adesso, che te l'anticipo anziché fare a fine mese". Began: "Ok". Bogarelli: "Per gli altri ci vediamo e troviamo un modo".

Offline ES

*****
20560
Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #207 il: 30 Gen 2016, 18:14 »
Su una cosa ha ragione merdorati. Da una parte sky, roma, Juventus, aggiungo repubblica, renzi, pd. Poi c'è gazzetta e via via la lista di legati in patto, procure ovviamente al timone, un buon esercito anzichenò.
Il fatto che questa maschera da rondò veneziano ancora scriva rende perfettamente idea della profondità del pozzo nero in cui questo bellissimo paese, per monti e mari, sole e cielo terzo, è sprofondato.

Online Ranxerox

*****
18296
Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #208 il: 30 Gen 2016, 18:29 »
Non so se e' la sezione adatta. In caso non lo fosse, aiutatemi a ricollocarlo....da repubblica


Le telefonate Infront-Mediaset: "Così ci prendiamo il calcio"
di MARCO MENSURATI E EMILIO RANDACIO

ROMA. Due relazioni della Guardia di finanza, che da tempo indaga sull'asta per i diritti tv della Serie A, mettono nero su bianco quello che tutti sanno, da sempre. E cioè che esiste "un vero e proprio "sistema" ruotante intorno a Infront (la società che fa da advisor alla Lega Calcio, ndr )". E che questo sistema "è stato in grado di influenzare l'aggiudicazione dei diritti tv e di mascherare l'effettiva situazione di taluni club attraverso l'erogazione di finanziamenti ad hoc". A sostegno di questa affermazione, centinaia di intercettazioni telefoniche che descrivono un quadro inquietante, secondo il quale il calcio italiano sarebbe governato dalla triade Mediaset-Infront-Lega calcio. Una unica entità capace di sbaragliare qualunque resistenza, compresa quella di un colosso come Sky.

Il pacchetto c

L'inchiesta, avviata nella primavera 2015, ha da subito la "fortuna" di imbattersi su un minuscolo strascico della drammatica partita dei diritti della Serie A 2015-2018, la stessa per la quale il 17 febbraio prossimo le parti in questione sono convocate davanti all'Antitrust in un procedimento parallelo. Lo strascico in questione è quello relativo a un singolo pacchetto di diritti che era rimasto non assegnato dopo lo scontro Mediaset-Sky del 2014. Il pacchetto C. Quello, per capirsi, delle interviste del dopo partita. Lo vogliono - tiepidamente, a dire il vero - entrambe le emittenti, le quali si ritrovano, come in un déjà vu legale, di nuovo a combattere tra di loro.

Stavolta Mediaset ha presentato un'offerta (3,2 milioni) più generosa, che però gli avvocati della Lega ritengono "assolutamente non valida" perché condizionata a un accordo di sublicenza. Dunque il pacchetto dovrebbe andare a Sky, che aveva offerto 2,2 milioni. Da quello che si capisce dalle molte telefonate di Marco Bogarelli - presidente di Infront - quel pacchetto "doveva", però, andare a Mediaset. Subito dopo l'apertura delle buste, infatti da Rti chiamano Bogarelli e gli ordinano: "Adesso devi convincerli tu a eseguire la sublicenza".

Bogarelli obbedisce: "Va bene, va bene, va bene, va benissimo (...) date un colpo anche ad Adriano Galliani".

Il ruolo di Galliani

Galliani è il personaggio chiave di questa vicenda. È ad del Milan, presidente di Lega, nonché vecchio maestro e amico di Bogarelli. Conosce tutto di tutti in Lega, e sa bene quale sia la chiave della poderosa macchina da lobbyng messa in piedi da Bogarelli negli ultimi sette anni di lavoro: Infront strapaga "a minimo garantito" i diritti di marketing delle singole squadre, controllandone le scelte politiche. Così, Galliani ha buon gioco a disporre: "Bisogna fare pressione sulle altre squadre... che abbiamo noi come diritto di marketing".

Occorre a questo punto sapere che Infront è titolare dei diritti di marketing di tutte le squadre di serie A tranne Roma e Juventus. Alcuni di questi club - i cui presidenti, Preziosi (Genoa), Lotito (Lazio), Paparesta (Bari) sono indagati in questo procedimento - sopravvivono solamente grazie ai soldi che Bogarelli riesce a far avere loro. Dunque quando Infront decide di alzare la pressione riesce a far fare alla Lega Calcio, qualsiasi cosa.

Juve, Roma e Sky

Il problema, però, è che in Lega ci sono anche Juventus e Roma. L'opposizione. Le due società, un anno prima, erano state sconfitte, insieme con Sky, nella partita vera, l'asta per la fetta più rilevante della torta dei diritti tv (pacchetti A, B e D). Tre miliardi di euro in tre anni.

Dentro Infront, il timore è che stavolta gli uffici legali delle due squadre di opposizione siano pronti a tutto. È l'avvocato di Infront il più preoccupato: "Dopo il precedente dello scorso luglio, che abbiamo molto forzato la mano, io sconsiglierei di forzarla ancora", dice Antonio D'Addio a Giuseppe Ciocchetti dg della società. "Lo ripeto: in un'asta pubblica - è l'opinione di Ciocchetti - ti ingabbiano se l'accettassi (l'offerta di Mediaset, ndr ". D'Addio: "Certo". I finanzieri prendono nota: "Atteso il suo ruolo di advisor, Infront dovrebbe agire garantendo ai partecipanti assoluta equità, trasparenza e non discriminazione, garanzia che, dalla lettura delle intercettazioni, non è ravvisabile non solo per il pacchetto C ma anche per i pacchetti A, B, D, E". Insomma, l'inchiesta riguarda tutta la vicenda. E i ruoli sono chiari: "Risulta significativo che nello stesso periodo non ci sono stati contatti con Sky".

Silva e i Giochi pericolosi

Infront, in costante coordinamento con Mediaset e Lega, controlla la vita del calcio italiano attraverso l'articolazione di un doppio ruolo, quello di advisor della Lega e quello di munifico partner, nonché "banca informale", per i club in crisi.

Ma dove li trova i soldi per strapagare il "minimo garantito" dei club amici? E qui, secondo la finanza, entra in ballo Riccardo Silva della Mp & Silva, la società, leader mondiale nel suo settore, che ha vinto l'asta per la commercializzazione all'estero del campionato di Serie A.

Secondo l'accusa Silva sarebbe una sorta di socio occulto di Bogarelli. Con cui è in costante contatto. La versione di Silva è nota: "Infront è un competitor con cui capita spesso di intrattenere normali rapporti economici. Che noi fatturiamo. Cosa poi loro facciano dei soldi che prendono da noi, non ci riguarda".

Dalle intercettazioni telefoniche la cosa non sembra così lineare. Per spiegarlo gli investigatori prendono ad esempio la vicenda di Preziosi e di un prestito da 15 milioni (in tre tranche) garantito dalla coppia Bogarelli-Silva.

Preziosi era disperato, il suo Genoa rischiava una pesante penalizzazione in campionato, per motivi finanziari. Alla fine dell'operazione di salvataggio - "si ritiene che la provvista proveniente dalle disponibilità di Silva sia stata inizialmente accreditata presso un rapporto bancario estero riferibile a un veicolo Infront", scrivono i finanzieri - Ciocchetti al telefono con Bogarelli, riassume così la portata del loro intervento: "Gli abbiamo salvato la vita perché non ha preso sei punti di penalizzazione, per quello che abbiamo fatto, ricordatelo".

L'attrice batte cassa

Dalle carte della finanza si ha l'impressione che Bogarelli sia il terminale calcistico degli interessi della galassia berlusconiana. Calcistico e non solo, a dire il vero. Tra le risultanze investigative, infatti, spuntano anche i termini di un rapporto economico tra Infront e Sabina Began, la cosiddetta "Ape regina" delle notti di Arcore, come viene definita dagli investigatori la "showgirl" già coinvolta nel Rubygate.

Pur non essendo state "evidenziate collaborazioni o altre relazioni professionali" tra la Began e Infront, la ragazza di origini tedesche vanta una certa confidenza con Bogarelli ("Il quale - annotano i militari - mostra nei confrtonti della donna un atteggiamento timoroso e di completa disponibilità") dal quale percepisce molto danaro. Il 9 marzo scorso, un avvocato che ha lavorato spesso per il gruppo Mediaset chiama Bogarelli e gli passa la Began: "Marco, io vorrei chiudere tutto", dice la donna. Bogarelli: "Cosa manca per chiudere tutto?". Began: "Un anno e mezzo, la metà". Secondo i finanzieri i due stanno parlando di un non meglio definito contratto. "Va bene, non c'è problema stai tranquilla", la rassicura Bogarelli. "... Io posso star tranquilla, tu puoi star tranquillo, tutti possiamo star tranquilli", le risponde lei, sibillina. Pochi giorni dopo Began chiama ancora Bogarelli che le spiega: "Viste le necessità rapide io direi a Bruno di fare ancora la rata normale di 110 che è adesso, che te l'anticipo anziché fare a fine mese". Began: "Ok". Bogarelli: "Per gli altri ci vediamo e troviamo un modo".

Mentre leggevo l'articolo pensavo a come sarebbero riusciti a scrivere almeno una volta "Lazio" e "Lotito".
Poi il capovaloro, pure se con la notizia non c'entrano niente

Offline bak

*
20168
Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #209 il: 30 Gen 2016, 18:52 »
Il solito verminaio repubblichino.
Calabresi dovrà lavorare molto per smussare questa tendenza alle allusioni, pur se non hanno riscontro diretto e concreto.

Offline m.m.

*****
1411
Re:"Operazione Fuorigioco"
« Risposta #210 il: 08 Feb 2016, 14:40 »
Tempi di magra calcistica, buoni per aggiornare il tema.

Da PANORAMA

Ecco la vera riforma della giustizia: se lo Stato ti assolve, deve pagarti l’avvocato

L`inaugurazione dell`anno giudiziario ha riesumato la solita, antica litania sui tribunali che non funzionano, sulle prescrizioni in aumento e sui processi sempre più inutili e ingiusti (anche perché sempre più lenti), con la responsabilità civile dei magistrati che resta un miraggio anche dopo la riforma del 2015. Eppure un sistema per cambiare ci sarebbe: obbligare lo Stato a rifondere le spese di difesa al cittadino che viene riconosciuto pienamente innocente (come già fanno tanti Paesi, anche in Europa), ma troppo spesso rischia di andare in bancarotta.



di Maurizio Tortorella



Le prescrizioni che continuano ad aumentare. I processi che dovrebbero
essere più veloci, e invece rallentano. I magistrati e i cancellieri che mancano... Anche questo 28 gennaio le litanie dell`inaugurazione dell`anno giudiziario sono state sempre le stesse, polverose come le toghe d`ermellino che una volta ogni 12 mesi vengono tirate fuori dalla naftalina.

Ed è un vero peccato perché, almeno per un giorno, tra la Cassazione e le 26 Corti d`appello si potrebbe discutere di cose veramente serie.

Di ingiustizie, per esempio. In Italia ce n`è una che si ripete migliaia e migliaia di volte. Vieni indagato per un reato che non c`è. Ti rinviano a giudizio. E alla fine di battaglie legali che ti costano mille sofferenze esistenziali, e spesso sono un incubo kafkiano, vieni assolto in Cassazione perché non hai commesso il fatto o perché il fatto non sussiste. A quel punto torni a casa, forse con l`animo un poco sollevato. Ma con il portafogli molto più leggero: perché, povero cittadino innocente, nessuno ti rimborserà mai un euro di quanto hai speso in avvocati. Anche se gli euro, a volte, sono tantissimi.
Si chiama «ingiusta imputazione» ed è un problema di massa, riguarda tutti noi. In Italia si accumulano circa 1,2 milioni di nuovi processi penali all`anno e un`assoluzione definitiva arriva mediamente in quasi tre casi su quattro. Gli esempi si sprecano: (vedere le storie in queste pagine) e a volte le spese legali sono letteralmente inarrivabili: la famiglia di Raffaele Sollecito, assolto in pieno dall`accusa di essere l`omicida di Meredìth Kercher, in otto anni ha investito oltre 1,3 milioni di euro in avvocati e periti. Si può pagare anche meno, certo. Dipende dall`avvocato e dal processo. Ma a volte c`è chi ne esce assolto ed economicamente rovinato, e chi proprio non riesce a fare fronte alla parcella.

Altrove non è affatto così. Nel Regno Unito, per esempio, il giudice ha la facoltà di decidere che sia lo Stato a pagare le spese d`avvocato dell`imputato che ha appena dichiarato assolto. E questo avviene nella maggioranza dei casi in cui sia evidente che il processo non aveva un serio fondamento. Più o meno lo stesso accade negli Stati Uniti, dove il governo federale contribuisce a rifondere la parcella di chi viene scagionato.

Certo, questo è il risultato di ordinamenti giudiziari basati sulla piena responsabilità dell`accusa: in America il procuratore distrettuale viene eletto
dai cittadini, e dato che sa di dover rendere conto ai contribuenti di come utilizza i loro soldi, sceglie con ragionevolezza quali siano i reati da perseguire, cioè quelli che ritiene sia possibile provare in tribunale per arrivare a una condanna. Da noi, al contrario, vige il controverso principio dell`obbligatorietà dell`azione penale: il pubblico ministero, in teoria, «deve» perseguire tutti i reati. Potrebbe essere questo, forse, a frenare l`adozione del principio in Italia.

Eppure la regola che impone allo Stato di rimborsare la parcella pagata dall`innocente vige in molti altri Paesi europei, dove l`ordinamento è più simile al nostro. Andrea Saccucci, tra i massimi esperti italiani di diritto internazionale, ricorda che «anche in Germania, Russia e Ucraina il tribunale penale è competente a valutare la richiesta d`indennizzo dopo aver deciso un`assoluzione». Mentre in altri 28 Stati il cittadino giudicato pienamente innocente può chiedere un risarcimento delle spese legali ad altre istituzioni: il governo o un altro tribunale. Saccucci propone un elenco così lungo da essere imbarazzante. In ordine alfabetico: Albania, Austria, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta,
Moldavia, Monaco, Montenegro, Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia e Ungheria.

«In Italia» commenta Saccucci, impegnato in alcuni tra i più delicati processi sui diritti umani davanti alla Corte europea di Strasburgo «abbiamo perso anni a dibattere sulle inutili norme che cercano di affermare la responsabilità civile dei magistrati. Invece la vera riforma sarebbe proprio questa: il cittadino che viene assolto non deve pagare. Nulla».

Nel 2012 ci aveva provato un deputato di Forza Italia, Daniele Galli: «Avevo presentato una proposta di legge che stabiliva l`obbligo di restituzione delle spese a chiunque venga assolto con formula piena» racconta Galli, che non è stato rieletto. «Mi pareva di introdurre un minimo principio di equità, invece la proposta non è stata mai nemmeno discussa».

Anche un professionista toscano, accusato per sette anni di bancarotta fraudolenta e poi assolto con tante scuse, ha osato tentare attraverso le vie legali: si è bloccato davanti alla diga della terza sezione penale della Cassazione, che con la sentenza numero 11.251 del 13 marzo 2008 ha stabilito che in Italia «non è previsto alcun indennizzo, risarcimento o rimborso per un`imputazione ingiusta, ovverosia per un`imputazione rivelatasi poi infondata a seguito di sentenza d`assoluzione». Fine dei tentativi.

Eppure il principio è più che corretto. Ne è certo Giorgio Spangher, docente di Procedura penale alla Sapienza di Roma: «L`articolo 2 della Costituzione»
sostiene «prevede un principio di solidarietà che troverebbe perfetta attuazione con il diritto all`indennizzo per chi viene assolto con formula piena.
Andrebbe tutelata una fascia di cittadini con reddito intermedio, si potrebbe pensare a compensazioni fiscali», Concorda Carlo Taormina, penalista romano con un passato da politico: «Il problema c`è ed è grave»
dice. «Lo Stato ha esercitato un`attività giudiziaria infondata contro di me, perché devo pagarne io le conseguenze?». Ne è convinto anche Vincenzo Maiello, docente di diritto penale all`Università Federico II di Napoli: «L`unica obiezione possibile» afferma «potrebbe forse riguardare la falla che si aprirebbe nelle casse dello Stato. Ma si potrebbe pensare a un fondo speciale, simile a quello che oggi esiste per le ingiuste detenzioni, magari con un tetto-limite per ogni risarcimento. Sarebbe un primo passo».
In effetti oggi, ín Italia, un imputato assolto può chiedere un indennizzo soltanto se è stato sottoposto a carcerazione preventiva: quando gli va bene, incassa 150-200 euro per ogni giorno che ha trascorso in cella da innocente, ma fino a un massimo di 516 mila euro. In teoria si può fare causa allo Stato anche per «irragionevole durata del processo» (la famosa legge Pinto, che peraltro è stata appena «sterilizzata» dal governo con la Legge di stabilità 2016, che ha dimezzato i valori dei risarcimenti) o per «errore giudiziario».

Si tratta però di casi molto circoscritti. Che danno vita a cause complicatissime e incerte, quasi sempre destinate a infrangersi contro il muro di gomma dell`amministrazione giudiziaria. Ne sa qualcosa l`avvocato Pardo Cellini, che dal 2012 si batte contro lo Stato perché risarcisca Giuseppe Gulotta, 58 anni, 23 dei quali trascorsi in carcere da innocente: il suo caso incarna forse il peggiore errore giudiziario nella storia d`Italia, di certo è un monumento all`ingiustizia.

Arrestato nel 1976 a Trapani come sospetto omicida di due carabinieri, il diciottenne Gulotta per due giorni fu trattenuto in caserma, seviziato e torturato dai colleghi dei militari uccisi, e costretto a confessare un reato mai commesso. A nulla servì la ritrattazione in aula: condannato definitivamente all`ergastolo nel 1989, Gulotta fu scagionato soltanto nel 2010, quando
un carabiniere testimone delle torture ebbe un tardivo soprassalto di coscienza. La revisione del processo ha assolto Gulotta «per non avere commesso il fatto» nel febbraio di tre anni fa. Da allora, Cellini è impegnato
in un estenuante braccio di ferro con l`Avvocatura dello Stato, che si oppone al risarcimento con ogni argomento: «Sostengono perfino che nulla gli sia dovuto perché Gulotta 39 anni fa si confessò colpevole» dice l`avvocato, scuotendo la testa. Chissà se il suo cliente, che oggi vive della generosità di un prete, vedrà mai riconosciute le sue ragioni. Tra opposizioni e obiezioni, finora si sono svolte 24 udienze davanti alla Corte d`appello di Reggio Calabria, l`ultima il 25 novembre 2015: ora si aspetta che la Corte decida.
Certo, agli indigenti come Gulotta lo Stato italiano garantisce il «gratuito patrocinio», cioè un avvocato d`ufficio a spese del ministero della Giustizia, offerto a chiunque disponga di un reddito inferiore a 11.500 euro annui. Nel 2010, l`ultimo anno per il quale il governo pubblica un dato, 103 mila imputati difesi in questo modo (24 mila dei quali immigrati) sono costati 87 milioni di euro alla collettività. Ritti gli altri, invece, devono provvedere a difendersi di tasca loro. «Tutti, tranne i pubblici funzionari» dice Giuseppe Di Federico, docente emerito di Ordinamento giudiziario all`Università di Bologna e tra i maggiori giuristi italiani.

È vero, ed è un trattamento di favore che forse trae origine da antichi concetti parafascisti, legati a un`idea etica dello Stato: nei confronti dei dipendenti
pubblici la legge prevede che, se vengono accusati di un reato collegato alle loro funzioni e se sono assolti con formula piena, l`amministrazione da cui dipendono debba compensare le spese legali che hanno subito.

In realtà la pubblica amministrazione non restituisce mai l`intero onorario dell`avvocato ai suoi dipendenti, pur se innocenti. I16 luglio 2015 la Cassazione a sezioni riunite ha stabilito, nel caso di un sottufficiale di Marina accusato di un illecito, che il ministero della Difesa dovesse rifondergli soltanto 13 dei 39 milioni di lire spesi per i legali che nel 1997 lo avevano fatto
assolvere: un terzo esatto della somma. A stabilire «limiti congrui di spesa» hanno stabilito i supremi giudici «dev`essere ogni volta l`avvocatura dello Stato». Che, come s`è visto anche nel caso di Gulotta, dallo Stato ha sempre il mandato imperativo di tirare sul prezzo.

E sarà anche la crisi economica, ma la coperta si accorcia di continuo. Fino al marzo 2015, per esempio, tra i semi-garantiti in materia di spese legali rientravano a pieno titolo i pubblici amministratori: sindaci, assessori, consiglieri comunali... Gli eletti, insomma. Poi, il 17 di quel mese (con la sentenza numero 5.264), la prima sezione civile della Cassazione ha stabilito che non può «estendersi nei loro confronti la tutela prevista per i dipendenti della pubblica amministrazione».

La stessa attenzione per la finanza pubblica riguarda i processi tributari: «I giudici» dice Alessio Anceschi, avvocato modenese e autore del saggio Le spese legali (Hoepli) «possono condannare lo Stato a rifondere le spese legali del contribuente riconosciuto innocente.

Ma non accade mai perché privilegiano sempre la parte pubblica». Del resto, la giustizia non viene raffigurata in tutti i tribunali italiani con la statua di una donna cieca, con una spada e una bilancia? È così che funziona: su tutti noi, privati cittadini o amministratori pubblici, una giustizia cieca s`impone con la spada, quando attacca.

Quando corre in ritirata, però, dimentica sempre la bilancia e non restituisce mai quel che ci ha tolto.

Scuote la testa Beniamino Migliucci, presidente dei penalisti italiani: «In via del tutto teorica» ricorda«potrebbe ottenere un risarcimento almeno chi esce
indenne da un processo penale innescato da una querela di parte, una denuncia». Lo stabilisce il Codice di procedura penale, all`articolo 542: il querelante si espone al rischio di essere condannato a pagare
le spese legali di chi ha accusato, se questi viene assolto. «Ma è un pericolo davvero inesistente» dice Migliucci. «In tanti anni di professione, a me non è
mai accaduto di vedere nulla di simile».
 

Powered by SMFPacks Alerts Pro Mod