Un Fondatore Criminale!

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Re:Un Fondatore Criminale!
« Risposta #20 il: 23 Apr 2015, 17:39 »
Pallotta appena saputa sta cosa s'è informato sulla data del prossimo Lazio genoa

 :rotfl2: :rotfl2: :bann:

Online Valon92

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Re:Un Fondatore Criminale!
« Risposta #21 il: 25 Apr 2015, 02:22 »
Oggi è il 25 aprile, ricordate loro di chi sono figli!

Offline yari

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Re:Un Fondatore Criminale!
« Risposta #22 il: 25 Apr 2015, 03:08 »
Quel 25 aprile Pazzini fu liberatore sul serio

AguilaRoja

AguilaRoja

Re:Un Fondatore Criminale!
« Risposta #23 il: 25 Apr 2015, 11:37 »
Diversi dalla nascita, siamo agli antipodi rispetto alla squadraccia.

http://www.repubblica.it/politica/2015/04/25/news/mussolini-112784360/

Gli eventi che, il 27-28 aprile 1945, condussero alla cattura e all'esecuzione di Benito Mussolini sulle sponde occidentali del lago di Como sono immersi in una foschia che sembra non volersi alzare più. Ma c'è una coincidenza che emerge da una nuova, inedita testimonianza: i due uomini che identificarono Mussolini in fuga e posero termine alla sua vita, erano due campioni sportivi, l'uno lombardo e l'altro romano: Michele Moretti e Ivo Bitetti. Del calciatore Moretti si sapeva. Secondo la vulgata resistenziale fu lui, ex terzino della Comense che in carriera aveva marcato anche Giuseppe Meazza, a esplodere la raffica di mitra che uccise Mussolini e la Petacci, davanti al muretto di Villa Belmonte in località Giulino di Mezzegra. Il pallanuotista Bitetti è un nome nuovo, finora mai uscito, la sua partecipazione ai fatti di quei giorni emerge da un'intervista dell'agosto 2002 in cui Bitetti raccontò la sua versione dei fatti. Ecco l'audio del suo racconto da me raccolto in quei giorni.
"Così scoprì Mussolini sul camion a Dongo"


I fatti sono noti: il mattino del 27 aprile 1945 una colonna di tedeschi e repubblichini  sta cercando di passare il confine con la Svizzera. Ma i partigiani comunisti la bloccano a Sasso di Lungo,  vicino Dongo. Nascosto nell'ultimo camion della colonna, travestito da soldato nazista, c'è l'ex dittatore, che viene smascherato durante l'ispezione dal partigiano Giuseppe Negri. La voce che gira insistente è che Negri sia stato messo in allarme dalla spiata di un fascista, forse il gerarca Oreste Bombacci. L'intervista che pubblichiamo racconta una realtà leggermente ma sostanzialmente diversa. In realtà, l'identificazione di Mussolini fu opera di un civile, Ivo Bitetti, chiamato dai combattenti della 52esima Brigata Garibaldi a fungere da interprete. La ricostruzione di Bitetti concorda in molti punti con la storiografia corrente, ma in altri si discosta, come quando accenna al ruolo svolto da "Ardente" Piccamiglio, comandante del Distaccamento di Gravedona delle Brigate d'Assalto Garibaldi. Una figura che era rimasta assolutamente nell'ombra. Nella sua intervista Bitetti racconta di aver notato per primo il falso soldato nazista che fingeva di dormire ubriaco dentro un camioncino. E aggiunge che uno dei due uomini alla guida del mezzo, probabilmente il gerarca Bombacci, gli sussurrò che a bordo c'era "il capo".

Ma chi era Ivo Bitetti? Non un illustre sconosciuto: figlio di uno dei padri fondatori della Società Sportiva Lazio, egli vinse, nell'estate di quello stesso '45, il campionato nazionale di pallanuoto, giocando da attaccante in coppia con Aldo Ghira, poi olimpionico a Londra col "Settebello". D'estate la pallanuoto, ma d'inverno la palla ovale: nel 1947-48 e nel 1948-49 vinse due scudetti nelle file della bianconera Rugby Roma,  anche qui giostrando in un ruolo d'attacco (era alto 1 e 85 per oltre 90 chili di peso). Fu solo intorno al 1950 che Bitetti si lasciò definitivamente alle spalle il rugby. Lui che aveva letteralmente "placcato" il duce nel suo tentativo di riparare in Svizzera, probabilmente sperando di finire in mano agli agenti dell'OSS, i servizi segreti americani. Evento  -  la morte per fucilazione dell'ex dittatore avvenuta senza processo pubblico  -  che ha influito sulle sorti politiche dell'Italia del dopoguerra.

Classe 1919, proveniente da una nobile famiglia del Regno delle Due Sicilie, i Dè Sivo, persona modesta e schiva, Bitetti ebbe un'esistenza avventurosa, partecipando alla pesca al tonno nell'Oceano Atlantico con la ditta di cui era azionista il padre: la Genepesca. Fu socio emerito del Circolo Canottieri Lazio, in quanto il canottaggio era stato il primo sport che aveva praticato fin da giovanetto, su e giù col papà Olindo lungo il tratto urbano del Tevere. Una famiglia, i Bitetti, di purissima stirpe biancoceleste e di grande passione sportiva.

Ivo Bitetti tenne per sé questa sua incredibile storia e si risolse a tirarla fuori dal cassetto solamente quando era ormai vecchio e malato, con la preghiera di non renderla nota se non dopo la sua morte. Questa la motivazione fornita: "Ho voluto farle sapere la verità sulla cattura di Mussolini... ma eviti di pubblicarla, mi raccomando. Ci sono tanti matti in giro, nostalgici del fascismo, e non vorrei che un bel giorno me li ritrovo davanti casa a darmi delle noie. E poi io sono della "Lazio"...".

Il 18 aprile scorso a Marzabotto, nell'ambito di un simposio internazionale  promosso dalla Società Italiana di Storia dello Sport, l'audio-intervista è stata da me presentata per la prima volta. Gli storici presenti in particolare lo studioso parigino Paul Dietschy, ordinario di Storia Contemporanea all'Università di Franche-Comté hanno manifestato interesse e apprezzamento. Un nuovo tassello da inserire nel puzzle della misteriosa fine di Mussolini.

Offline Sliver

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Re:Un Fondatore Criminale!
« Risposta #24 il: 28 Apr 2015, 15:54 »
La storia di Ivo Bitetti, sepolta nel sottosuolo giornalistico per evidenti ragioni di cattiva coscienza e mistificazionismo romanista, meriterebbe una divulgazone adeguata, un evento ad hoc, un qualcosa che sappia valorizzare una vicenda tipicamente "laziale". Una cosa che eroda il fegato dell'altro reparto ma pure i nostri manopalettati con poca memoria e poca dignità.


Diversi dalla nascita, siamo agli antipodi rispetto alla squadraccia.

http://www.repubblica.it/politica/2015/04/25/news/mussolini-112784360/

Gli eventi che, il 27-28 aprile 1945, condussero alla cattura e all'esecuzione di Benito Mussolini sulle sponde occidentali del lago di Como sono immersi in una foschia che sembra non volersi alzare più. Ma c'è una coincidenza che emerge da una nuova, inedita testimonianza: i due uomini che identificarono Mussolini in fuga e posero termine alla sua vita, erano due campioni sportivi, l'uno lombardo e l'altro romano: Michele Moretti e Ivo Bitetti. Del calciatore Moretti si sapeva. Secondo la vulgata resistenziale fu lui, ex terzino della Comense che in carriera aveva marcato anche Giuseppe Meazza, a esplodere la raffica di mitra che uccise Mussolini e la Petacci, davanti al muretto di Villa Belmonte in località Giulino di Mezzegra. Il pallanuotista Bitetti è un nome nuovo, finora mai uscito, la sua partecipazione ai fatti di quei giorni emerge da un'intervista dell'agosto 2002 in cui Bitetti raccontò la sua versione dei fatti. Ecco l'audio del suo racconto da me raccolto in quei giorni.
"Così scoprì Mussolini sul camion a Dongo"


I fatti sono noti: il mattino del 27 aprile 1945 una colonna di tedeschi e repubblichini  sta cercando di passare il confine con la Svizzera. Ma i partigiani comunisti la bloccano a Sasso di Lungo,  vicino Dongo. Nascosto nell'ultimo camion della colonna, travestito da soldato nazista, c'è l'ex dittatore, che viene smascherato durante l'ispezione dal partigiano Giuseppe Negri. La voce che gira insistente è che Negri sia stato messo in allarme dalla spiata di un fascista, forse il gerarca Oreste Bombacci. L'intervista che pubblichiamo racconta una realtà leggermente ma sostanzialmente diversa. In realtà, l'identificazione di Mussolini fu opera di un civile, Ivo Bitetti, chiamato dai combattenti della 52esima Brigata Garibaldi a fungere da interprete. La ricostruzione di Bitetti concorda in molti punti con la storiografia corrente, ma in altri si discosta, come quando accenna al ruolo svolto da "Ardente" Piccamiglio, comandante del Distaccamento di Gravedona delle Brigate d'Assalto Garibaldi. Una figura che era rimasta assolutamente nell'ombra. Nella sua intervista Bitetti racconta di aver notato per primo il falso soldato nazista che fingeva di dormire ubriaco dentro un camioncino. E aggiunge che uno dei due uomini alla guida del mezzo, probabilmente il gerarca Bombacci, gli sussurrò che a bordo c'era "il capo".

Ma chi era Ivo Bitetti? Non un illustre sconosciuto: figlio di uno dei padri fondatori della Società Sportiva Lazio, egli vinse, nell'estate di quello stesso '45, il campionato nazionale di pallanuoto, giocando da attaccante in coppia con Aldo Ghira, poi olimpionico a Londra col "Settebello". D'estate la pallanuoto, ma d'inverno la palla ovale: nel 1947-48 e nel 1948-49 vinse due scudetti nelle file della bianconera Rugby Roma,  anche qui giostrando in un ruolo d'attacco (era alto 1 e 85 per oltre 90 chili di peso). Fu solo intorno al 1950 che Bitetti si lasciò definitivamente alle spalle il rugby. Lui che aveva letteralmente "placcato" il duce nel suo tentativo di riparare in Svizzera, probabilmente sperando di finire in mano agli agenti dell'OSS, i servizi segreti americani. Evento  -  la morte per fucilazione dell'ex dittatore avvenuta senza processo pubblico  -  che ha influito sulle sorti politiche dell'Italia del dopoguerra.

Classe 1919, proveniente da una nobile famiglia del Regno delle Due Sicilie, i Dè Sivo, persona modesta e schiva, Bitetti ebbe un'esistenza avventurosa, partecipando alla pesca al tonno nell'Oceano Atlantico con la ditta di cui era azionista il padre: la Genepesca. Fu socio emerito del Circolo Canottieri Lazio, in quanto il canottaggio era stato il primo sport che aveva praticato fin da giovanetto, su e giù col papà Olindo lungo il tratto urbano del Tevere. Una famiglia, i Bitetti, di purissima stirpe biancoceleste e di grande passione sportiva.

Ivo Bitetti tenne per sé questa sua incredibile storia e si risolse a tirarla fuori dal cassetto solamente quando era ormai vecchio e malato, con la preghiera di non renderla nota se non dopo la sua morte. Questa la motivazione fornita: "Ho voluto farle sapere la verità sulla cattura di Mussolini... ma eviti di pubblicarla, mi raccomando. Ci sono tanti matti in giro, nostalgici del fascismo, e non vorrei che un bel giorno me li ritrovo davanti casa a darmi delle noie. E poi io sono della "Lazio"...".

Il 18 aprile scorso a Marzabotto, nell'ambito di un simposio internazionale  promosso dalla Società Italiana di Storia dello Sport, l'audio-intervista è stata da me presentata per la prima volta. Gli storici presenti in particolare lo studioso parigino Paul Dietschy, ordinario di Storia Contemporanea all'Università di Franche-Comté hanno manifestato interesse e apprezzamento. Un nuovo tassello da inserire nel puzzle della misteriosa fine di Mussolini.
 

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