Serba, balcanica, ma anche europea. Dopo gli «anni incerti» dei conflitti che hanno devastato i Balcani, Belgrado sta cambiando identità: è pronta per essere ridisegnata da architetti famosi come Libeskind e Zaha Hadid ed è disposta ad accogliere un turismo curioso di scoprirla, tra mercatini old style e moderni centri commerciali, caffè con musica rom e movide degne delle capitali mondiali del divertimento. La New Belgrade fa rivivere le rive della Sava (il fiume che insieme al Danubio taglia in due la città): i vecchi docks, come Beton Hala, sono stati trasformati in locali alla moda frequentati da artisti e businessmen e il quartiere di Savamala è diventato un rassicurante e colorato distretto del design, di arti applicate, di jazz bar.
Ma la vita notturna di Belgrado gira ancora intorno a Skadarlija, la Montmartre belgradese, con bar, kafane (i ristorantini che servono solo cibo locale), gallerie d’arte e negozi di antiquariato. Per entrare nella storia della città, però, bisogna salire sulla collina della sua antica fortezza, il Kalemegdan, da dove il paesaggio si legge come in una cartolina. E’ dalla pietra candida della fortezza che la città ha preso il suo nome (Beli Grad vuol dire proprio città bianca) e all’interno del parco che la circonda si incontrano musei, centri sportivi, bistrot e kafane, monumenti e statue, come quella maestosa del Vincitore o il Monumento di Gratitudine alla Francia o ancora i busti di scrittori serbi.
Dall’alto di Kalemegdan Belgrado non ha segreti: da un lato il campanile della cattedrale barocca dedicata a San Michele Arcangelo, dall’altro i tetti dei palazzi Decò e Jugendstil (come quello dell’Accademia Serba delle Arti e delle Scienze) che fiancheggiano Kenz Mihailova (la via pedonale più famosa di Belgrado). E ancora, da lontano, le cupole orientaleggianti della chiesa di San Stava e le geometrie ardite del Ponte Ada, il viadotto a un solo pilone più lungo del mondo. Il ponte prende il nome da Ada Ciganlija, l’isola della Sava trasformata in un mega centro ricreativo in cui è possibile fare di tutto: praticare sport, camminare, nuotare e abbronzarsi (meteo permettendo), girare in bici e perfino fare bungee jumping gettandosi a capofitto dall’alto di una gru.
A chi non rinuncia ad uno step artistico Belgrado regala dei gioiellini. Uno è senza dubbio, il Museo della Chiesa Ortodossa Serba con luccicanti icone, paramenti sacri e manoscritti che costituiscono le memorie più preziose della storia religiosa serba. L’altro è il Museo della Storia della Jugoslavia: in realtà si tratta del Mausoleo di Tito, ma nelle sue strutture vengono allestite mostre sulla storia recente del Paese. Tra kafane e splavovi (i barconi trasformati in trattorie pieds dans l’eau) si scopre che quella serba è una cucina balcanica con Dna turco: la carne fa la parte da leone come nei cevapcici, le piccole salsicce piccanti grigliate, serviti col proja (pane morbidissimo, quasi un soufflé, di farina di mais) ma anche le verdure non mancano
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