Ciao a Tutti,
sono alla ricerca di una copisteria affidabile dove stampare un lot di 50/100 calendari per alzare fondi per uno dei pochi orfanotrofi pubblici qui in Burundi, dove io vado ogni weekend a fare volontariato.
Ovviamente se avete conoscenze sarebbe molto utile, perché vorrei tentare di spendere il meno possibile per avere un ricavato maggiore da dedicare a dell'attività che saranno. L'intenzione é di venderli a 10 Euri.
Attendo i vostri consigli,
Grazie mille
Enrico
ps. qui sotto vi scrivo l'articolo che avevo fatto ad Agosto sull'orfanotrofio!
L’Orfanotrofio è situato in Burundi nella zona Nord di Bujumbura, come per gli edifici vicini un cartello ingiallito segnala l’ingresso, una strada disconnessa porta ad un grande spiazzo assolato. Ci si ritrova difronte ad un edificio basso, in cemento grigio, è la struttura principale dell’orfanotrofio. A destra, in fondo al cortile, da una sorta di piattaforma di cemento coperta arrivano le voci dei bambini.
Gli orfani ospitati sono una quarantina, l’età varia dagli 0 ai 18 anni, ma i ragazzi grandi sono pochi: cinque maschi e tre femmine, di cui una con evidenti deficit mentali.
Per loro oggi è una piccola festa. Ogni sabato alcuni volontari, ragazzi e ragazze che lavorano in città con ONG o con le Nazioni Unite, passano la mattinata con i bambini, organizzando giochi, portando piccoli regali, e soprattutto passando il loro tempo con bambini che hanno bisogno di affetto.
La piattaforma coperta viene utilizzata come area di gioco, appena entrati i bambini ci accolgono venendoci incontro, noto subito che le condizioni igieniche non sono delle migliori.
Soprattutto i più piccoli (2-3 anni) hanno vestiti laceri e sporchi, come se non venissero cambiati da molto tempo. Nessuno di loro sembra portare il pannolino e molti hanno macchie dei propri bisogni sui pantaloni. Come se non bastasse, i ragazzi più grandi non riescono a controllarli costantemente e alcuni di loro escono indisturbati nel giardino giocando con cancelli arrugginiti o, peggio, cadendo nei piccoli canali di scolo dell’acqua. Entrando nella struttura principale dell’orfanotrofio, poi, capita di vedere qualcuno di questi piccoli andare nel cortile centrale che separa gli uffici degli educatori dai dormitori, accucciarsi e fare pipì o defecare direttamente sul posto, perché non in grado di andare nei bagni senza essere accompagnato.
Sebbene la struttura principale non sia fatiscente o particolarmente sporca, noto alcune carenze, di tipo sanitario e nella sistemazione dei letti. Maschi e femmine dormono insieme in un unico stanzone e i letti sono completamente sprovvisti di zanzariere. Fatto quest’ultimo abbastanza grave, se si considera l’alta incidenza di casi di malaria di tipo P. Falciparum nel paese.
Tornando nell’area di gioco/piattaforma esterna, vedo alcuni bambini, appoggiati alle pareti o sdraiati per terra, che non partecipano ai giochi dei volontari; alcuni sono troppo piccoli per essere coinvolti e vengono lasciati in disparte, altri hanno problemi fisici.
Uno di loro soffre di un’evidente malformazione alle gambe e senza un tutore di sostegno, che l’orfanotrofio non è in grado di permettersi, è destinato a guardare gli altri giocare, sdraiato sul pavimento per ore. A questo proposito gli educatori hanno provato a rivolgersi ai volontari per un supporto economico, vorrebbero raccogliere denaro sufficiente per acquistare il tutore, ma è chiaro che il bambino avrebbe bisogno di assistenza medica, fisioterapia o, più probabilmente, di un intervento chirurgico.
I volontari nel frattempo si impegnano a coinvolgere i bambini in attività il più possibile diversificate: giochi di gruppo in cui testare le proprie abilità, lavori artistici, balli con coreografie. Lo scopo è aiutarli a sviluppare una maggiore fiducia negli altri, che siano i compagni di gioco o persone esterne. La mancanza di fiducia è infatti uno dei sentimenti più difficili da estirpare nei bambini che sono stati abbandonati o hanno perso uno o entrambi i genitori.
Ecco che ad un certo punto i giochi di gruppo si interrompono e si separano i maschi dalle femmine. Le bambine si raccolgono attorno a due volontarie, hanno portato delle boccette di smalto colorate. Occhi sbarrati dalla sorpresa e tutte iniziano a farsi dipingere le unghie. I ragazzi, attorno ad un tavolo allestito con materiali portati dai volontari, si dedicano alla pittura di vasetti di rame, da decorare con i loro nomi o con disegni a piacere. Ovviamente ogni oggetto nuovo è fonte di eccitazione, basta anche solo gonfiare un piccolo palloncino di plastica per scatenare grida, mani protese e pianti di chi non lo riesce a toccare o appropiarsene. La motivazione dietro queste reazioni è semplice: gli orfani di Jabe non hanno giochi e nemmeno molti stimoli.
Vivono costantemente insieme, bambini e ragazzi, maschi e femmine, non c’è un’organizzazione diversificata delle attività, frequentano scuole pubbliche ma il loro livello di istruzione è scarso. Basta verificare la loro abilità nel parlare francese, lingua ufficiale qui in Burundi insieme al Kirundi. La conoscenza della lingua francese è fondamentale, per comunicare con i volontari e partecipare attivamente ai giochi ma soprattutto per poter proseguire negli studi e/o inserirsi nel mondo del lavoro.
La colpa di queste carenze non può essere attribuita a semplice indolenza degli educatori. Il problema è che l’orfanotrofio di Jabe, l’unico caso di orfanotrofio pubblico in Burundi e quindi finanziato direttamente dallo Stato, lamenta una cronica mancanza di fondi e di personale. Gli amministratori e le Maman (le donne che accudiscono i bambini) sono in numero insufficiente a garantire un regolare funzionamento della struttura e soprattutto adeguate attenzioni, cure e supporto agli orfani.
Questi problemi si ripercuotono poi ovviamente anche sull’alimentazione dei bambini. Le Maman si occupano di preparare i pasti, principalmente a base di prodotti locali: manioca, patate, riso, piselli, fagioli, ogni tanto qualche pezzo di carne. Praticamente tutti cibi alla base della dieta del Burundi, uno dei paesi con il più alto tasso di malnutrizione infantile.
I volontari concludono la loro giornata mettendo i bambini in cerchio, uniti per mano e ringraziando per la reciproca compagnia. I ragazzi più grandi, in segno di riconoscenza, iniziano a cantare, anche i più piccoli piano piano li seguono. Salutarsi è triste, alcuni bambini rimangono abbracciati ai volontari, li chiamano per nome, non li vogliono far andare via. Alcuni torneranno la settimana successiva altri no, in ogni caso, ne è valsa la pena. Far sorridere anche solo per poche ore questi bambini regala delle emozioni difficili da cancellare.