Se l'é visto da sola.
Devo dire che mia figlia ha un lato "Wednesday Addams" che mi lascia sempre perplesso.
E' capace di guardare i film di horror più inimmaginabili senza battere ciglio allora che io e la madre ci nascondiamo il naso sotto le coperte già con "Josephine Angelo custode".
Magari perché questa assenza di empatia con il terrore fonda sulla certezza di essere amata e protetta. Anche se non è consapevole. E' una bella cosa, Italic, per un genitore. I grugniti no, ma l'adolescenza è una fase davvero tosta.
Sono andata via da casa mia all'età di sedici anni. La donna che ci ha cresciuti, me e i miei fratelli, era rimasta sola e la solitudine le faceva male. Così, armi e bagagli, con la benedizione dei miei per la sicurezza del contesto, andai via. La malinconia di mio papà l'ho avuta per tutta la vita. E lui di me.
ES, al netto della diversità dei rapporti padre-figlia che sono sacrosanti e personali, una figlia la mano non la lascia mai veramente. Non si smette mai di essere figli. E' solo che si cambia, fa parte della crescita, fa parte della conquista di un proprio posto nel mondo. Fa parte del tributo di una figlia a un padre dimostrargli nei fatti che ha fatto un buon lavoro, perché le ha insegnato a stare in piedi da sola.
Il distacco è sempre un dolore reciproco. Purtroppo però è un dolore necessario.
Viva i papà.
Sulle mamme, mi riservo di intervenire quando sarà aperto un topic apposito che andrà deserto, vista la percentuale bulgara di maschi su Lazionet. O forse no, chissà.