È bello leggere di tanti papà così presenti e coinvolti nella vita delle figlie ma anche dei figli. Non conosco nella vita privata la maggior parte di voi, ma quelli che conosco, non fanno che riempirmi il cuore di gioia, e pensare "ah, se solo mio padre fosse stato 1% come lui".
Mio papà era il classico uomo nato nel 1945, non violento per carità, ma l'uomo era l'uomo, e la figlia non era cosa di cui interessarsi, l'empatia e l'interesse per la sua vita privata non erano certo suo dovere (un giorno al mio secondo anno di scienze statistiche, è tornato a casa incazzato perché gli avevano chiesto che facoltà facessi e lui non sapeva rispondere. Chiaramente era colpa mia.. ), l'importante è che non creasse problemi, per il resto una banconota da 50 (milalire e poi euro) sarebbe bastata.
L'unica cosa che ha unito me e mio padre è stata la Lazio, forse per questo sono così laziale, perché era l'unico punto di contatto tra me e lui.
Detto questo, quando poi me ne sono andata di casa, prima a Milano ma soprattutto poi a Roma quando ero più grande, lui era arrabbiato, io invece ero sollevata.
Eppure la lontananza è stata l'unica cosa che ci ha uniti veramente, che ci ha dato la voglia di parlarci, e forse di conoscerci un po' di più. Le volte che ero da loro, finalmente arrivavano domande, interesse sulla mia vita. Non che tutto fosse rose e fiori ovvio, ma davvero la distanza per noi è stata fondamentale. Quando non hai figli, non cambi mai punto di vista, rimani sempre dal punto di vista della figlia, e io negli ultimi anni di vita di mio papà sono riuscita a vederlo da una nuova angolazione, che mi ha aiutato tanto, non certo a dimenticare la freddezza e le "cattiverie", ma a vedere che c'era anche altro, che forse il ruolo che si era costruito non gli consentiva di mostrare, e forse la malattia e l'età lo avevano anche addolcito chissà!
scusate il pippone!