Eccomi.
Forse sono OT.
Strano, vè? Io, in genere...
Ma si parla di sogni.
Ciò che vi racconterò è tratto da una storia vera.
Per via degli argomenti trattati la lettura è fortemente sconsigliata alle persone impressionabili. Bla bla bla.
Premessa.
Il mio 15esimo compleanno.
Era un periodo un po' così, la Lazio andava male, la scuola era noiosa, e quelle ragazze che io avevo scelto come future mogli (plurale) preferivano, incredibilmente, maschi più grandi di me.
Un grosso punto interrogativo sul mio futuro, la mamma "fuori", il papà che non mi aveva mai messo un pannolino da piccolo.
Io, che poi mia figlia "sarei entrato nella vagina della madre per farla uscire", sapevo che quello non era il mio mondo.
Un ragazzino complicato, ribelle, fuori dalla strada comune.
Davvero.
Mi capitò, forse il caso forse no, di avere tra le mani la cassetta de "l'esorcista", film edito nel lontano 1973, che colpì, primogenito, una intera generazione.
Da quel momento il mio mondo cambiò.
Tutto passò in secondo piano, anche il meraviglioso sedere della biondina che sarebbe dovuta diventare la mia prima moglie ma che mi preferì quel co.j.one atteggione del quinto...
La visione di quel film non mi sconvolse, ma mi lasciò un grosso punto interrogativo.
È davvero questo il Male?
Sapevo che dovevo rispondere a quella domanda.
Non volevo diventare un satanista o altro, solo volevo capire se fosse mai esistito, davvero, il Male, e in quale forma.
Non il Male con le corna, o il Male un serial killer, queste sciocchezze, ma qualcosa di più profondo.
Cercai una descrizione, una immagine, un racconto.
L'unica cosa che trovai fu, nella mia testa, questa: una foglia che si accartoccia in sé stessa.
Mi piacque, la feci mia, la metabolizzai, e ancora oggi credo sia la migliore rappresentazione.
"Il Male non ha vestiti né forme, è un nudo etereo che ti si appiccica addosso nutrendosi della incapacità di raccontarlo.
Perché il Male ti scivola dentro attraverso i dettagli più insignificanti.
In più, il Male, è capace d'amare.
E ciò lo rende davvero terribile."
È scritto nel mio diario, ancora conservo, io ho sempre scritto, sin da piccolo.
Un grande passo avanti rispetto al rigetto di Dio ("vagito e aborto di sé stesso"), che scrissi un anno prima.
Mancava qualcosa, questo non lo scrissi, ma era chiaro, mancava il Sogno.
Attraverso il Sogno io sarei stato nella possibilità non solo di descriverlo, il Male, di intuirlo, ma addirittura di sentirlo dentro.
Sentirmi penetrato dritto e forte, come una fanciulla a cui leggi dentro le parole, non serve nemmeno un atto sessuale, quello è il dopo, la crasi.
E così accadde.
Io sognai e sentii, dentro di me, il Male.
Il mio Sogno.
Ero in un mercato all'aperto, pieno di luci e colori.
Senza voci, semmai sussurri, le persone pigiate, le risa mute.
Nel mezzo scorsi delle persone che si raccontavano,un gruppetto, forse 5 o 6.
Tra queste, una anziana signora, vestita di chiaro, un pochino curva, con un bel sorriso, che parlava, parlava, parlava.
Lasciai il mio sguardo a riposare su di lei, finché si accorse, e ci guardammo negli occhi.
Un solo attimo.
Quegli occhi piccoli, lucenti.
Un brivido come un lampo.
Il corpo di ghiaccio, il respiro che cessò, tutto il mondo scomparve.
Io e lei dentro quei suoi piccoli occhi neri, sopra quel sorriso di nonna.
Ecco il Male.
Questo è ciò.
Mi sentii davvero penetrato, con violenza.
Non puoi sfuggire, non puoi combattere, la personificazione del male ora in un corpo di meravigliosa nonna, domani in quello di una bimba che coglie fiori in un prato.
Il Male è nudo, e si veste d'amore.
Il Male, usa l'amore.
In seguito continuai a sognare, un novello Dylan indagatore del Male.
Al compimento dei 18 anni composi un celebre manoscritto, "la teoria del nulla", che spopolò durante i falò estivi (la chitarra ero una pippa), per cercare di sottrarmi a questa guerra che avevo scatenato.
Durante l'università non servì nemmeno Barabba e la sua collana d'aglio, solamente sul finire, un corso di meditazione, riuscii a spostare di nuovo il potere verso me stesso.
Scacciare il Male che vinceva i miei sogni.
Una lunga guerra, che al fine vinsi, ma che lasciò molti feriti a terra.