La storia di Guidetti De Gignac è ignota ai più.
Eppure stiamo parlando di uno dei più grandi pittori del 1800.
Nasce da famiglia poverissima nel 1810 da Ezequiel De Gignac e Norma Piccolomini, di chiara origine italiana.
La madre, dichiarerà, dichiarazioni ritrovate in un armadio circa 30 anni fa, insieme ai voti di Al Gore, in un anfratto della Prefettura di Roma: "In lui, nonostante le nostre precarie condizioni economiche, ho sempre creduto, aveva un grande senso dello spazio. In lui vedevo un grande pittore, in prospettiva".
Da qui la nascita della Prospettiva Piccolomini.
Nel 1828, finita la scuola d'Arte di Don Diego Illarramendi, va a Firenze, dove intesse rapporti con i maggiori intellettuali dell'epoca.
La Firenze del 1800 è una fucina inesauribile di idee, di incontri e di sensazioni.
Viene avvicinato dal grande mecenate Andres De La Valle, che gli consegna uno studio tutto suo e lo remunera per le sue opere in maniera oltremodo cospicua.
Nel 1835, viene in contatto con l'impressionista argentino Bielsa.
Insieme partono per la Francia, dove restano fino al 1837.
Un bienni che avrebbe potuto essere denso di produzioni, se non fosse per l'ostracismo inspiegabile del pittore originario della Pampa.
Guidetti de Gignac fa quindi ritorno a Firenze dove, in una notte insonne compone una canzone che diventerà un caposaldo dei canti rivoluzionari di ogni epoca: "Bielsa Ciao".
Viene avvicinato da un magnate romano Claudio Lot Ito, che lo guarda e gli dice: "E' il momento di Igli Tare".
Guidetti non capisce, si rinchiude in casa per giorni consultando il suo vocabolario di greco, il Rocchi, cercando la declinazione di quel verbo ascoltato dall'oscuro personaggio.
Non trova nulla e, in una notte travagliatissima tenta di tagliarsi un orecchio, quando all'improvviso si ricorda di non essere originale e quindi cerca di mangiare una mela con un serpente dentro.
Peccato che neanche quello sia molto originale.
Allora decide di fare quello che fanno tutte le star del rock, pur non sapendo cosa sia il rock.
Si suicida.