Campionato studentesco 1987. Quarti di finale all'acqua acetosa. Le quattro partite si giocano in contemporanea. Una é giocata sull'allora campo numero 10, con l'erba perfetta, l'unico con l'erba perfetta.
Il nostro professore/allenatore, guardialinee di serie A salito qualche mese prima agli onori della cronaca per aver procurato il primo storico rosso a Maradona che aveva dato un pugno a Nicolini dell'Ascoli, era anche riuscito a convincere la Lazio a poter schierare due ragazzi del liceo che giocavano nell'allora Beretti biancoceleste. Contro un istituto tecnico di Subiaco.
Le semifinali e le finali si giocherebbero al Flaminio. Chissà perché in quegli anni il torneo studentesco era parecchio seguito. Anche sui giornali c'erano spesso lunghi articoli.
La partita é tirata. Eravamo forti noi ed erano forti loro. Passiamo in svantaggio ma pareggiamo rapidamente con un mio gol direttamente da calcio d'angolo. Non c'ho mirato, ho crossato per l nostro stopper sul primo palo e nessuno ha toccato la palla. 30 anni dopo si puo' dire.
Arriviamo ai rigori. I nostri quattro rigoristi ci sono già. Siamo in due a rifiutare di tirarli. Io e un altro.
L'altro é molto più convinto di me. Alla fine mi decido e tiro io il primo. Una mozzarella sbiancata ma segno. Alla fine sia noi che loro segniamo i nostri rigori. Si va ad oltranza, a quel punto il mio compagno che non voleva tirare il rigore come me é obbligato a farlo. Sbaglia. Perdiamo.
Trent'anni dopo ancora nun me passa. Me rode il culo come il giorno stesso.
Che botta.