non è proprio stile Lucarelli, a parte l'omaggio ai suoi perenni bellissimo/a però di getto questa mi è venuta anche se dubito che Formello sia mai vuota, pure di notte...
Formello non è Bologna, non è Firenze, non è nemmeno Roma. Ma è un posto bellissimo. L'aria pulita da campagna ai margini, pochi chilometri per allontanarsi dalla metropoli che spurga rogne e miasmi.
Il centro sportivo della Lazio oggi è vuoto. Sono tutti partiti per il ritiro. Ancora qualche impiegato di giorno, un guardiano di notte. Formello dopo un anno finalmente riposa. Riposano uffici, spogliatoi, mensa, bar, campi, palloni. Tutto è silenzio, tutto è buio. Il guardiano si appresta a fare il giro di controllo, come ogni notte. Ma stanotte non c'è nessuno per davvero, neppure i ragazzini che di solito dormono lì o i colleghi che lo affiancano. Solo lui. Emozionato. Lo aspetta dall'anno prima, sto momento. Fa il suo dovere, completa il giro, sono le tre di notte, l'ora buona.
Poi, entra nello spogliatoio della prima squadra, cauto, con rispetto. Non vuole disturbare comunque. Si avvicina agli scomparti con le dotazioni. Ecco, una maglia e un pantaloncino. Sceglie la misura comoda, dell'una e dell'altro, la pancia c'è. Si spoglia della divisa da controllore, si veste con quella da calciatore. Gli scarpini. Deciso li prende, sa dove sono, quel posto è casa sua. Prende un pallone.
Si dirige al campo centrale, non accende le luci, si accontenta di quelle lasciate filtrare da una vetrata del Centro. E fa la sua partita, desiderata dalla scorsa estate, con i campioni che ama di più. Nella rosa ci può infilare chi gli pare, anche quelli andati via, anche quelli mai nati, anche quelli che a Formello non hanno mai messo piede perché ancora non edificato. Sbuffa e passa palla, tocchi di prima magistrali, colpisce di testa, stoppa di petto, si incazza sul serio con quello stronxo che non la dà mai. Stanotte ha pure segnato, mica succede ogni volta se no non c'è gusto.
La partita è finita, tocca rientrare negli spogliatoi, il tragitto inverso per ritornare alla realtà, ai suoi cinquant'anni, alla sua pancia, alla guardiola. Ma rimane l'ultima abitudine, la più bella. Centro del campo, si sdraia, sudato e stanco, gambe e braccia larghe, rilasciate. Quel post gara sono i suoi cinque minuti preferiti, spiaccicato sull'erba, gli occhi su al cielo nero e alle stelle d'estate. E' felice.
Formello non è Bologna, non è Firenze, non è nemmeno Roma. Ma è un posto bellissimo.