Ciao a tutti,
Sono un ingegnere ambientale e vi scrivo con l’intenzione di mettervi al corrente della mia avventura professionale negli anni dal 2008 al 2014 presso l’area VIA della Regione Lazio, in via del Tintoretto, con l’intenzione e la speranza di attenzionarvi circa la gravità di quanto avvenuto e magari di darne risalto tramite la diffusione e la condivisione di questa lettera.
Una piccola premessa: tutto ciò che andrete a leggere (che, converrete con me, ha dell’incredibile), è ampiamente documentabile negli archivi dell’Area VIA.
Sin dall'anno 2008 ho svolto attività professionale, con funzioni di supporti al RUP, in favore della Regione Lazio all'interno dell'area Valutazione Impatto Ambientale.
All’epoca ero contrattualizzato presso Sviluppo Lazio SpA.
A partire dall'anno 2012 (Sviluppo Lazio SpA nel frattempo subì modifiche di Statuto e riordini interni), causa carenze di personale interno e, mi permetto di aggiungere, grazie alla ingente mole di istanze che ero in grado di lavorare, mi è stato affidato direttamente dal dirigente di allora, di concordo con il responsabile dei procedimenti (persone con le quali avevo oramai stretto un rapporto di fiducia e rispetto reciproci, l’incarico di proseguire l’attività di supporto al RUP nelle istruttorie dei progetti pervenuti presso l'area Rifiuti.
Incarico affidato sulla parola, però, senza nulla di ufficiale, ma da parte mia e dei due miei referenti, una stretta di mano aveva il medesimo valore di un contratto scritto.
Nello specifico, le mie prestazioni professionali, una volta pervenuti in Area VIA gli Studi di Impatto Ambientale o le Verifiche di Assoggettabilità a VIA i progetti di impianti di smaltimento dei rifiuti e di impianti fotovoltaici, consistevano in:
- verifica eventuale carenza di materiale
- analisi degli elaborati (elaborati grafici, relazioni varie, studi di impatto ambientale, allegati ecc..) all'interno del progetto, con annotazione di eventuali carenze, incongruenze, incompatibilità con tutti i piani regionali di carattere urbanistico ambientale (es. PRG, PTPR, Piano tutela acque, SIC E ZPS) e con il piano rifiuti, ecc.
- redazione di eventuale richiesta di integrazione da sottoporre al proponente
- redazione di pareri (nel caso di progetto sottoposto a VIA) e di relazione di compatibilità a VIA (nel caso di progetto in verifica di assimilabilità a VIA)
- incontri con i proponenti
- incontri con autorità locali (Sindaci, Assessori comunali ecc).
Con il trascorrere dei mesi la mia figura professionale diventava sostanzialmente indispensabile per far fronte ai numerosi progetti in valutazione, tant’è che mi è stato comunque garantito, nonostante, come detto, non avessi un contratto in essere, che “in qualche modo” le mie prestazioni sarebbero state retribuite.
E difatti, per quanto riguarda l’anno 2012, così è stato.
Grazie alla dedizione dimostrata nei miei confronti dal Dirigente per farmi ottenere un giusto compenso, si è provveduto a farmi firmare un contratto per un’attività “extra”, come escamotage per potermi compensare quanto dovuto.
In particolare, mi è stato fatto sottoscrivere un contratto che prevedeva l'incarico di “elaborazione di linee guida per la verifica delle procedure di valutazione impatto ambientale (V.I.A.) sulle proposte progettuali in merito al riciclo, recupero e trattamento dei rifiuti”.
Per tale incarico, come risulta chiaramente dal contratto del 25.10.2012, ho percepito dalla Regione un importo pari ad € 20.000,00.
Dunque, è stata confermata la parola data dal Dirigente.
Stante la professionalità e l'impegno da me sostenuto, la Regione Lazio mi ha affidato nuovamente l'incarico di supporto al RUP presso l'area di valutazione Impatto Ambientale per l’anno successivo (2013), con l’accordo di trovare nuovamente “in qualche modo” fondi necessari per retribuire le mie prestazioni.
Tali attività consultive e di supporto del RUP sono state proseguite nel periodo compreso tra gennaio 2013 e marzo 2014.
In tale periodo, ho lavorato ed istruito 15 progetti.
Le attività di cui sopra sono state svolte nei modi e nei termini previsti dalla Regione Lazio, come risulta sia dagli elaborati progettuali, sia dalla corrispondenza con il Responsabile del Procedimento.
Ad avvalorare quanto affermato, faccio presente che, oltre a proseguire incontri con i proponenti nelle sedi di via del Tintoretto, perlomeno nei primi mesi dell’anno apponevo la mia firma in documenti ufficiali (richieste di integrazioni, pareri, ecc..), attività pertanto documentabile dagli archivi della Area VIA.
Col trascorrere dei giorni, delle settimane e dei mesi ho iniziato ad informarmi circa le modalità e i tempi di pagamento del compenso a me spettante, ma a fronte delle reiterate richieste, mi è stato detto dal Dirigente di pazientare.
Questa situazione si è protratta, come sopra accennato, sino al mese di marzo 2014, quando il Dirigente, nonostante gli sforzi compiuti per trovare fondi destinati a me, mi ha comunicato di non riuscire nell’intento.
In sintesi, è stato omesso il pagamento delle mie prestazioni per il periodo intercorso tra gennaio 2013 e marzo 2014.
Necessariamente, ho dovuto adire alle vie legali.
Innanzitutto, come indicatomi dai miei avvocati, mi sono rivolto al Consiglio dell'Ordine degli Ingegneri di Roma e con domanda prot. 5101 del 4.5.2015 ho chiesto di rilasciare parere di congruità sulla parcella relativa alle attività professionali svolte.
In data 4 maggio 2015 il Predetto Consiglio dell’Ordine ha rilasciato parere di congruità: "vista la richiesta presentata in data 15 dicembre 2014 prot. n.10851 dell'ing. XXXX e la documentazione relativa all'attività svolta e quanto dichiarato dal professionista, l'allegata specifica professionale, risulta congrua per un importo complessivo di € 27.549,00 (oltre Inarcassa I.V.A. e/o INPS nella misura se dovute ) + tassa di revisione di €. 613,74. Il pagamento a saldo della specifica dovrà effettuarsi nei termini di legge”.
In data 15.6.2015 ho anche presentato alla Regione istanza di accesso agli atti, chiedendo di prendere visione “dell'elenco degli accessi in sede regionale di via del Tintoretto 432- Roma Area VIA (valutazione impatto ambientale) relativo al periodo 2013-2014" al fine di provare anche l’assiduità della frequentazione degli Uffici Regionali nel predetto periodo (gennaio 2013-marzo 2014).
In data 22.07.2015 la Regione ha negato l’accesso ai documenti di cui sopra, con la seguente motivazione: "in riferimento all'istanza di accesso in oggetto presentata dal sig. Eugenio XXXX, acquisita con prot. 3370042/52 del 22.06.2015 (invero e, come risulta per tabulas la richiesta era stata presentata il 15.6.2015), si comunica che lo scrivente Ufficio non è in possesso delle informazioni richieste ".
Nelle more, in data 17 luglio 2015, non avendo ricevuto nessun pagamento da parte della Regione Lazio, l’ho invitata (tramite i miei avvocati) al pagamento degli onorari e spese per le prestazioni professionali relative a attività di supporto al RUP presso l'area valutazione impatto ambientale.
Per il calcolo dell'onorario a me spettante l'Ordine degli Ingegneri ha fatto riferimento al contratto stipulato con la Regione Lazio nel 2012 ed ha effettuato una proporzione tra l'anno 2012 - in cui la Regione aveva riconosciuto complessivi € 20.000 annui - e il periodo effettivo di attività professionale svolta negli anni 2013-2014.
Nello specifico, i compensi dovuti da Regione Lazio sono stati computati per totali n. 377 giorni pari a 12,4 mesi di lavoro.
L’Ordine degli Ingegneri ha ritenuto congrua la proporzione rispetto al compenso di €.20.000 percepito in nove mesi di attività.
Di talché si ha il seguente calcolo: € 20.000 : 9 mesi = x : 12,4 mesi
Dove x è pari a 27.549,00
Risulta quindi dovuto il compenso di € 27.549,00 oltre accessori ed interessi.
Benché invitata alla negoziazione assistita in data 10.2.2016 per il pagamento dei compensi per le prestazioni professionali, la Regione non ha corrisposto a me alcunché, pur avendo risposto in maniera assolutamente interlocutoria.
Avendo pertanto diritto ed interesse ottenere la liquidazione del compenso per l'attività professionale svolta nell'interesse della Regione Lazio, abbiamo fatto ricorso (ex. art.702 bis cpc) alla Regione Lazio.
Oltre al giusto dovuto compenso per le mie prestazioni intellettuali, abbiamo posto anche l’accento sul mio ruolo, fondamentale nell’approvare o respingere progetti importantissimi per interesse pubblico e Ambiente. La Regione, così come i cittadini e l'ambiente in generale usufruendo delle mie prestazioni, ne ha tratto beneficio, indubbiamente, arricchendosi (indebitamente perché non mi ha ricompensato) a sua volta.
L’udienza ha avuto luogo il giorno 15.11.2016 - Sezione Undicesima.
Tuttavia, il Giudice ha rigettato il ricorso con ordinanza del 12.3.2018 n. RG 21782/2016.
Perché? Semplice, perché non avevo un contratto scritto! Sì, la motivazione addotta è questa. E’ tutto negli atti del processo, ovviamente.
L’aspetto paradossale della vicenda però è che anche la Regione, in Tribunale non ha negato il fatto che io avessi lavorato per la Regione Lazio nei modi e nei tempi indicati nel ricorso (d’altronde avrebbe dichiarato il falso, negandolo), certificando di fatto le mie prestazioni intellettuali (non retribuite). L’Avvocato della Regione si è appellato esclusivamente al fatto che io non avessi in mano un contratto di lavoro.
Il Giudice, dal canto suo, non ha evidentemente letto con attenzione tutto il documento con il quale è stato presentato il ricorso, omettendo di considerare completamente le parti cui si incentrava l’attenzione circa l’arricchimento senza giusta causa da parte della Regione.
Per quanto detto, d’accordo con i miei avvocati, abbiamo deciso di ricorrere in appello.
La data dell’udienza di precisazione delle conclusioni era fissata al giorno 21.2.2023 (questi sono i tempi della giustizia nel caos Covid), ma è notizia di pochi giorni fa che è stata ulteriormente rimandata a Settembre 2024!
Ebbene, la sentenza N. R.G. 2786/2018 datata 15.11.2024, la Corte d’Appello di Roma, nelle figure del Consigliere estensore Lilia Papoff e del Presidente Gianna Maria Zannella non ha fatto altro che ritenere, sostanzialmente con le motivazioni già presentate in occasione della sentenza precedente, l’appello infondato, oltre a condannarmi (ovviamente) al pagamento in favore della Regione Lazio delle spese di lite che liquida in € 3.500,00 per compensi, oltre accessori di legge.
Anche in questo caso non mi è stato riconosciuto compenso alcuno, negando nuovamente l’arricchimento senza giusta causa da parte di Regione Lazio.
Ora, non mi resterebbe che appellarmi alla Cassazione, nonostante il senso di disgusto stia prendendo il sopravvento. Tuttavia, non disponendo delle risorse necessarie per affrontare queste ulteriori ed ingenti spese, questa vicenda terminerà con una sconfitta del tutto immeritata. Tutto per quella stretta di mano che si è rivelata essere come e peggio di una coltellata alle spalle
La beffa finale infine: oltre a non ricevere un meritato e giusto compenso, mi trovo costretto a pagare le spese processuali.
Questo è il mio triste percorso. Grazie per l’attenzione.
Eugenio