The legacy: Di genitore in figlio

0 Utenti e 63 Visitatori stanno visualizzando questo topic.

Offline RG-Lazio

*
5111
The legacy: Di genitore in figlio
« il: 20 Lug 2023, 11:46 »

NE stavamo parlando del topic su Ciro. La discussione era/é parecchio interessante.

Cosa dare, lasciare ai nostri figli?? Valori, soldi, esperienze, spazio?

Insomma é giusto lasciare? e sopratutto cosa lasciare?


Online Dissi

*****
21701
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #1 il: 20 Lug 2023, 12:18 »
NE stavamo parlando del topic su Ciro. La discussione era/é parecchio interessante.

Cosa dare, lasciare ai nostri figli?? Valori, soldi, esperienze, spazio?

Insomma é giusto lasciare? e sopratutto cosa lasciare?

chi di noi non ha una prole laziale ha fallito come genitore :DD

Offline Quintino

*
1059
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #2 il: 20 Lug 2023, 13:10 »
Tutto ciò che si può. Sia materiale che immateriale.

Offline Slasher89

*****
11620
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #3 il: 20 Lug 2023, 13:15 »
Bei ricordi

Online Tarallo

*****
109326
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #4 il: 20 Lug 2023, 14:57 »
RG, si parlava di soldi nel contesto di Ciro.

La parte più importante del tuo rapporto coi figli sono i primi 18 anni. Lì si formano come uomini e donne, e quelli saranno, con possibili variazioni, non credo clamorose, completamente fuori dal tuo controllo ma sul framework, direbbero alcuni, sviluppato durante l’infanzia e l’adolescenza.

Quelli sono gli adulti che in parte hai creato e in parte hai visto crescere indipendentemente dalla tua educazione, e la cosa più importante è che il risultato finale aderisca in misura importante ai valori che hai cercato di trasmettere.
Su questo background, lasciargli i soldi equivale ESCLUSIVAMENTE a evitargli rotture di cazzo tipo soffrire il caldo se non possono permettersi i condizionatori, per dirne una attuale. O pianificare la loro vita senza doversi preoccupare di arrivare alla fine del mese. A loro e ai loro figli.

Nient’altro. Quello che faranno, coi soldi o senza, dipende dai primi 18 anni, che ormai sono andati. Se sono le persone che speravi diventassero, i soldi li useranno come ti augureresti tu.
Se non lo sono, togliergli la sicurezza economica li renderà ancora peggio.
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #5 il: 20 Lug 2023, 14:59 »
Il rispetto verso gli altri ma soprattutto nei confronti delle diversità che gli altri esprimono attraverso la loro personalità, attitudine, inclinazione.
La passione e la curiosità sono il motore del progresso dell'umanità.
Il senso di giustizia, che si esprime anche attraverso il valore della legalità.

Sul piano materiale, proprio di recente ho acquistato bfp per un valore di 30 mila euro e che potrà riscuotere al compimento dei 18 anni, incrementati di una parte di interessi niente male.
E i miei libri, alcuni dei quali già adesso legge con estrema curiosità.

Offline RG-Lazio

*
5111
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #6 il: 21 Lug 2023, 10:10 »
In realtá il terreno dello scontro era sull´offrire la migliore condizione possibile...ho contestato il fatto che questa miglior condizione possibile fosse legata al consolidamento della condizione patrimoniale familiare/individuale.

Ritengo che al contrario la Legacy non deve assolutamente essere patrimoniale ma eco-sociale e assolutamente etica.

Facciamo due passi indietro. Uso la mia condizione come paradigma perché sostanziamente lo é. Ho 41 anni (mortacci del tempo). Pur non avendo navigato nella ricchezza (anzi) i miei genitori mi hanno garantito studio, cibo e tetto. Tantissimo a mio modo di vedere. Per altri poco (mio padre mi ha sempre detto di essere stato complesso a livello intellettuale/caratteriale ma estremamente facile a livello economico perché non chiedevo quasi niente oltre il necessario). I miei con sacrifici hanno comprato una seconda casa. Una buonissima situazione patrimoniale. Eppure a 25 anni (fin troppo tardi) in 3 giorni ho deciso di emigrare. Il dramma del precariato stava per avvolgere una generazione (la mia) pigra, viziata priva di base socio-politica e fondamentalmente senza palle. Si lottava tra di noi per raggiungere la sicurezza economica, senza tematizzare la sacrosanta rivolta. Ho deciso di andare via, pur di non lottare contro i miei "fratelli" e amici. Dopo 15 anni, da allora abbiamo la meloni. I miei genitori e loro come tanti, hanno completamente fallito, al netto del loro corposo assegno per aiutarmi a comprare casa in Germania e dalla sfarzosa festa di matrimonio, assolutamente non richiesta (peró i miei erano felici e in fondo sono un cagacazzi, ma son felice se gli altri lo sono). Aldilá delle micro e macrostorie non c´é stata evoluzione/emancipazione negli ultimi 30 anni.

Tornando ai giorni nostri. Se i nostri valori sono l´eguaglianza e l´emancipazione a cosa serve lavorare alla crescita di un patrimonio individuale??

Tarallo mi dirá che sono pessimista. La mia domanda é come posso non esserlo. Ci sono elementi oggettivi di criticitá ecologiche e sociali che richiedono ben altra attitudine che offrire la migliore agietezza economica possibile individuale.

Poi eh, non faccio diversamente da tutti. Non é che sto la a leggere al mio pargolo i diari del Che (oddio non ancora  :) ) a indottrinarlo sulla necessitá della rivolta contro il sistema di produzione/riproduzione e distribuzione capitalista etc. Anche io occupo il mio tempo a garantirgli lo studio con una cassa di risparmio, a fare una pensione integrativa per noi in modo da non rompergli i [...] etc. Peró sono estremamente cosciente che sono minchiate e servono solo a ripulire la mia coscienza...che é piena di merda.     

Online Tarallo

*****
109326
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #7 il: 21 Lug 2023, 10:36 »
Ma scusa eh, la legacy ecosociale e etica non è da prendere per scontata? Ma allora che stamo a fa’?
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #8 il: 21 Lug 2023, 11:40 »
Sono d'accordo che il capitale immateriale che gli lasci è immensamente superiore come valore a qualunque bene materiale.

Detto questo, sono combattuto tra "vorrei che le mie figlie avessero la fame che ho avuto io, quindi gli lascio il minimo" e "gli lascerò tutte le comodità del mondo così non dovranno essere costrette a lavorare come delle schiave".

Sto così.

Offline RG-Lazio

*
5111
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #9 il: 21 Lug 2023, 15:51 »
Ma scusa eh, la legacy ecosociale e etica non è da prendere per scontata? Ma allora che stamo a fa’?

scontata nel senso che trasmettiamo una modalitá di vivere la relazione con il mondo e con gli altri. Il problema é che fa schifo. Non viene neanché problematizzata.

Poi eh, se pensiamo che fare la sacrosanta raccolta differenziata e insegnarla a fare basti a regolare il nostro rapporto con il mondo stiamo messi maluccio.

Con questo non voglio attaccare nessuno personalmente eh. Lo ribadisco. Anzi il primo che critico é il me stesso e i miei modi di vivere. 
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #10 il: 21 Lug 2023, 18:54 »
NE stavamo parlando del topic su Ciro. La discussione era/é parecchio interessante.

Cosa dare, lasciare ai nostri figli?? Valori, soldi, esperienze, spazio?

Insomma é giusto lasciare? e sopratutto cosa lasciare?

Tutto il possibile, sperando che basti a garantir loro benessere e sicurezza.
Sia sul piano materiale che su quello educativo, sono due castelli da costruire in parallelo, seppur con modalità diverse.
Non mi illudo , il mondo va peggiorando e i segni sono inequivocabili.

L'unica cosa, semmai, vorrei essere molto più presente, avere una routine lavorativa più tranquilla e regolare, ma come scritto, i sacrifici che si fanno si fanno per garantire un futuro migliore ai nostri figli, manco direi che mi pesa, in realtà.
Spesso mi ritrovo assorto in pensieri su quanto crescano in fretta, un giorno li tieni in braccio e prima che tu possa rendertene conto devi pensare che già andranno a scuola e passeranno più tempo con degli sconosciuti che con te.
Hurts.

Il discorso che facevi nell'altro thread sulla bicicletta mi trovò d'accordo e mi incoraggiò a scrivere una risposta, voglio che partano nella condizione migliore possibile e che siano in grado di costruirsi gli strumenti e salire ancora più in alto, e spero di essere in grado di fornirglieli.
Quindi a me che francamente *tutti* abbiano una bici non mi interessa quanto mi interessa magari essere in grado di fornire una moto (e le capacità per portarla) ai miei figli.
Anche perchè, oltre a non essere mio dovere, non è neanche mia competenza.
Sono un analista finanziario io, finchè non iniziano a saltare bolle mi ritengo relativamente fortunato ma io 21 anni fa mi spaccavo la schiena spostando lettini in spiaggia, ora mi impegno ad assicurarmi che i miei figli non debbano farlo.
Come dice Tarallo, giustamente, l'imprinting culturale ed educativo lo dai nei primi 15/20 anni di vita, ed è li che essere presente fa magari la differenza nel turbinio quotidiano di messaggi e input che ricevono in quella fase, tantopiù in quest'era.
Ma se devi lavorare con regolarità allora la tua presenza fisica a casa sarà senz'altro dilatata, o comunque ridotta, e che ne sai di chi occupa quello spazio?
Se dipendi totalmente dal tuo lavoro, da stipendio-a-stipendio, non avrai mai il tempo che vorresti davvero dedicare alla tua famiglia e ai tuoi figli.
Capito questo, il resto è semplicemente trasmetterlo (insieme al bagaglio educativo riferito da tarallo) da generazione a generazione.
I nostri genitori a noi, noi ai nostri figli, i nostri figli ai loro etc,etc.
La ricchezza materiale rappresenta quindi solo un grado di ulteriore sicurezza o garanzia a quanto sopra.

Offline RG-Lazio

*
5111
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #11 il: 22 Lug 2023, 10:29 »


Il discorso che facevi nell'altro thread sulla bicicletta mi trovò d'accordo e mi incoraggiò a scrivere una risposta, voglio che partano nella condizione migliore possibile e che siano in grado di costruirsi gli strumenti e salire ancora più in alto, e spero di essere in grado di fornirglieli.
Quindi a me che francamente *tutti* abbiano una bici non mi interessa quanto mi interessa magari essere in grado di fornire una moto (e le capacità per portarla) ai miei figli.
Anche perchè, oltre a non essere mio dovere, non è neanche mia competenza.
Sono un analista finanziario io, finchè non iniziano a saltare bolle mi ritengo relativamente fortunato ma io 21 anni fa mi spaccavo la schiena spostando lettini in spiaggia, ora mi impegno ad assicurarmi che i miei figli non debbano farlo.
Come dice Tarallo, giustamente, l'imprinting culturale ed educativo lo dai nei primi 15/20 anni di vita, ed è li che essere presente fa magari la differenza nel turbinio quotidiano di messaggi e input che ricevono in quella fase, tantopiù in quest'era.
Ma se devi lavorare con regolarità allora la tua presenza fisica a casa sarà senz'altro dilatata, o comunque ridotta, e che ne sai di chi occupa quello spazio?
Se dipendi totalmente dal tuo lavoro, da stipendio-a-stipendio, non avrai mai il tempo che vorresti davvero dedicare alla tua famiglia e ai tuoi figli.
Capito questo, il resto è semplicemente trasmetterlo (insieme al bagaglio educativo riferito da tarallo) da generazione a generazione.
I nostri genitori a noi, noi ai nostri figli, i nostri figli ai loro etc,etc.
La ricchezza materiale rappresenta quindi solo un grado di ulteriore sicurezza o garanzia a quanto sopra.


Non farne una questione personale...La parte in neretto é l´idea sbagliata e folle e non ci preoccupiamo delle conseguenze pratiche e materiali sul medio e lungo termine di tale idea.

Ribadisco, non ne fare una questione personale perché in fondo anche io non faccio poi tanto diversamente.

Questa prospettiva presuppone una guerra (sociale) per la moto e soprattutto non si cura degli effetti  della moto sul mondo.

Insomma stai dicendo che ti disinteressi degli altri e del mondo (ps. Tarallo... vedi che la legacy ecosicale scontata non lo é affatto) e lo trasmetti difatto anche ai tuoi figli.

Dici di non avere la competenza per lavarti le mani...e invece mio caro le competenze per capire le abbiamo eccome. Quello che ci manca é il coraggio, la critica e anche il cuore. Siamo dei fottuti egoisti.   Impariamo a dirci la veritá.

Ribadisco ancora una volta: il mio vuol essere un discorso critico non moralista, perché non faccio diversamente da te e anche se fosse, non sta a me giudicare. Si prova ad analizzare criticamente.


Ci sarebbe un altro punto piuttosto interessante. Con la scusa del preccuparsi dei nostri figli, li stiamo incarcerando in un sistema di controllo senza precedenti. Un mese fa ho avuto una discussione piuttosto accesa con una famiglia che posizionava un dispositivo di tracciamento nello zainetto della
 propria bambina (lavoro in materna). Tracciati da 3 anni. Senza parlare del fatto che i bambini passano da un tutor all´altro. Dalla scuola, al doposcuola per poi passare all´associazione sportiva, sempre con un adulto a monitare/proteggere i loro comportamenti. Non abbiamo piú bisogno di apparati di sorveglianza perché siamo noi stessi operatori di sorveglianza. Marinare la scuola per un bambino oggi equivale a scappare da una prigione di massima sicurezza. Con la scusa di proteggerli li stiamo negando ogni spazio di libertá. Non riesco a prevedere i rischi ed effetti psico-sociali di una generazione perennemente sotto sorveglianza/tutoraggio.

Segnatevi queste parole, tra 15 anni non mi sorprenderá la crescita esponenziale di suicidi, patricidi/matricidi, atti di vandalismo/terrorismo fino a se stesso da parte di under 20 e under25.

Oppure alcuni riusciranno nell´alleanza impossibile con i dannati della terra e allora i fuochi saranno politici e brucieranno il nostro miserevole mondo.   
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #12 il: 22 Lug 2023, 15:22 »
Sono d'accordo che il capitale immateriale che gli lasci è immensamente superiore come valore a qualunque bene materiale.

Detto questo, sono combattuto tra "vorrei che le mie figlie avessero la fame che ho avuto io, quindi gli lascio il minimo" e "gli lascerò tutte le comodità del mondo così non dovranno essere costrette a lavorare come delle schiave".

Sto così.

Ho sempre cercato di bilanciare queste cose .

Cercando di dare alle cose il valore che meritano , per me .

Potevo e posso dare di piu' , o meno ?

Sono stato un buon padre , per loro , non per il giudizio degli altri ?

Forse un giorno avro' il coraggio di chiederlo alle mie figlie .

Oggi , per esempio , sono contento del fatto che appena avuto un lavoro decente , se ne siano andate di case e vivano la loro indipendenza , rinunciando a tante cose per vivere la loro vita .

Sanno che ci sono , e soprattutto senza chiedere e giudicare .

Ma non per vivere al di sopra delle loro possibilita' .
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #13 il: 22 Lug 2023, 23:52 »

Non farne una questione personale...La parte in neretto é l´idea sbagliata e folle e non ci preoccupiamo delle conseguenze pratiche e materiali sul medio e lungo termine di tale idea.

Ribadisco, non ne fare una questione personale perché in fondo anche io non faccio poi tanto diversamente.

Questa prospettiva presuppone una guerra (sociale) per la moto e soprattutto non si cura degli effetti  della moto sul mondo.

Insomma stai dicendo che ti disinteressi degli altri e del mondo (ps. Tarallo... vedi che la legacy ecosicale scontata non lo é affatto) e lo trasmetti difatto anche ai tuoi figli.

Dici di non avere la competenza per lavarti le mani...e invece mio caro le competenze per capire le abbiamo eccome. Quello che ci manca é il coraggio, la critica e anche il cuore. Siamo dei fottuti egoisti.   Impariamo a dirci la veritá.

Ribadisco ancora una volta: il mio vuol essere un discorso critico non moralista, perché non faccio diversamente da te e anche se fosse, non sta a me giudicare. Si prova ad analizzare criticamente.

Ci sarebbe un altro punto piuttosto interessante. Con la scusa del preccuparsi dei nostri figli, li stiamo incarcerando in un sistema di controllo senza precedenti. Un mese fa ho avuto una discussione piuttosto accesa con una famiglia che posizionava un dispositivo di tracciamento nello zainetto della
 propria bambina (lavoro in materna). Tracciati da 3 anni. Senza parlare del fatto che i bambini passano da un tutor all´altro. Dalla scuola, al doposcuola per poi passare all´associazione sportiva, sempre con un adulto a monitare/proteggere i loro comportamenti. Non abbiamo piú bisogno di apparati di sorveglianza perché siamo noi stessi operatori di sorveglianza. Marinare la scuola per un bambino oggi equivale a scappare da una prigione di massima sicurezza. Con la scusa di proteggerli li stiamo negando ogni spazio di libertá. Non riesco a prevedere i rischi ed effetti psico-sociali di una generazione perennemente sotto sorveglianza/tutoraggio.

Segnatevi queste parole, tra 15 anni non mi sorprenderá la crescita esponenziale di suicidi, patricidi/matricidi, atti di vandalismo/terrorismo fino a se stesso da parte di under 20 e under25.

Oppure alcuni riusciranno nell´alleanza impossibile con i dannati della terra e allora i fuochi saranno politici e brucieranno il nostro miserevole mondo.

Niente di personale, anzi, ho apprezzato tanto il tuo spunto di discussione iniziale quanto la tua risposta.
La doverosa premessa è che , come penso si fosse capito dal mio post precedente, io considero la presenza dei genitori fondamentale nella fase di sviluppo.
E no, nessun livello di monitoraggio potrà mai supplire ad un rapporto onesto e sincero, almeno per quanto mi riguarda.
E di cazzate ne ho fatte, perchè ne ho fatte, come tutti, penso.
Io, ad un certo punto, se volevo fare buca mi bastava fingere di entrare e poi andarmene in giro, certo, i professori avrebbero chiamato a casa ma non avrebbero trovato nessuno, ggforme, ma quello lo facevo perchè non la trovavo stimolante, perchè avevo capito che mi bastava applicarmi il minimo per prendere il 6, nella vita questo approccio non funziona però.

I miei genitori hanno dedicato al prossimo, per ragioni lavorative, caratteriali e umane su cui non mi dilungherò, una infinità di tempo, e, fuori dai denti, ritengo che al netto di tutto ci abbiano perso, sotto svariati aspetti, non necessariamente limitati all'aspetto economico (anche se...) ma proprio a livello di impatto che questa loro dedizione ha comportato sia su di loro, individualmente, che sul nostro nucleo familiare, in senso esteso.
Quindi la prima cosa che mi sono detto è "non voglio vivere così", troverò la mia strada, "perchè si".
Io però, il tempo con loro l'ho recuperato come sono finalmente andati in pensione, perchè per un motivo o per l'altro, il tempo in famiglia erano le mattine che mamma ci accompagnava a scuola, o ci spiegava come costruirci un metodo di studio nostro, e i momenti passati allo stadio con papà.
Qualche cena, di rado, pure, ma o mamma o papà lavoravano, però quando stavano assieme stavano bene e questo penso ha influito positivamente su di noi, oggi il 90% delle coppie sono iper litigiose o si rompono in pochi anni, con gravissimo impatto sulla stabilità degli eventuali figli.
Poi mi hanno spiegato cosa li motivava ai sacrifici fatti, mi hanno dato una educazione che mi porterò sempre dentro e che spero di essere in grado di trasmettere.
Tra questi vi erano valori come responsabilità, giustizia e altruismo, ma io percepisco il mio dovere innanzitutto verso la mia famiglia, gli altri vengono dopo, ovvio che saranno standard arbitrari e personali, che non possiamo farci carico dei problemi del mondo, non perchè me ne disinteressi, ma perchè sono fuori scala per noi.

Poi non toglie che mi faccia piacere poter aiutare, quando e dove possibile, tipo per il treno deragliato in Ohio a febbraio o l'alluvione in Emilia-Romagna (siccome mia madre è di quelle parti e i miei nonni ancora vivono da quelle parti), gocce nell'oceano, va detto, ma se non potessi permettermelo, o se dovessi toglierlo dal futuro dei miei figli o dalla sicurezza economica del nucleo familiare capisci che sarebbe impossibile / ingiusto farlo e farebbe di me un completo irresponsabile.

Già il tempo che passo lontano oggi mi pesa, soprattutto quando viaggio per lavoro, e lo faccio perchè voglio che possano vivere bene, avere ciò che gli serve, gli studi, il divertimento, le esperienze, gli hobby, si, la vita è una giungla ed è una competizione costante, per questo ho fatto il riferimento alla moto, voglio che siano in grado di cavarsela, di darsi obiettivi e raggiungerli, magari con meno fatiche di quelle che sono toccate a me, che sono sicuramente meno rispetto a quelle di altri meno fortunati, ma appunto, ognuno si sforza a migliorare la sua propria condizione e quella delle generazioni seguenti, sennò stavamo tutti ancora nelle caverne.
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #14 il: 24 Lug 2023, 17:23 »
mi reputo una persona fortunata.
I miei mi hanno formato e aiutato con l'educazione e con le finanze; loro non hanno sperperato, lo stesso farò io; ho fatto e farò lo stesso con i miei figli, per un senso di riconoscenza, dovere, e volere.
Nella seguente misura: al primogenito: 50,000000001%, alla secondogenita il 49,99999999%
La differenza si spiega che il primogenito è tifoso della Lazio.... :=))
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #15 il: 24 Lug 2023, 17:34 »
je dai pure troppo.
Io l'avrei diseredata completamente.
Ma che davvero...
 :lol: ;)) :luv:

Online Tarallo

*****
109326
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #16 il: 25 Lug 2023, 10:55 »
Se la minacci col 5% la sera del 20 agosto alle 20:45 sta a Lecce. Ma te devo dì’ tutto io?
Re:The legacy: Di genitore in figlio
« Risposta #17 il: 27 Lug 2023, 12:40 »
Se la minacci col 5% la sera del 20 agosto alle 20:45 sta a Lecce. Ma te devo dì’ tutto io?

ci proverò....; è che è totalmente refrattaria a qualsivoglia sport; li fa,  ma non parteggia per alcuna squadra.
Solo ha il vizio di uscire con rugbisti e non posso nemmeno obiettare.... :=))
 

Powered by SMFPacks Alerts Pro Mod