Con l’arrivo di settembre e di temperature (leggermente) più basse, aumenta la propensione a degustare whisky nuovi, ma anche a tornare su alcuni già provati.
Da incallito appassionato degli scotch single malt, che solo da poco si sta avventurando al di fuori della Scozia, ho aperto da qualche giorno un’espressione per me nuova della prima distilleria non scozzese provata, che curiosamente è stata la svedese Mackmyra. La sua attività è piuttosto recente, presenta una varietà forse persino eccessiva di espressioni, alcune delle quali “creative” come quella finita in botti di tè verde o sciroppo di betulla… tra l’altro, ulteriore curiosità, ha una master blender donna e italiana (!), la cui sensibilità evidentemente incide sull’attitudine di sperimentare con botti e metodi di produzione.
Avevo inizialmente provato il dieci anni, unico non NAS della loro produzione, ricavandone un’ottima impressione, dunque ho volentieri bissato col Gruvguld, affinato in botti molto piccole custodite sotto terra in una vecchia miniera. Sicuramente un malto giovane, dal gusto non a caso legnoso ma abbastanza ricco e potente; magari approfondirò il giudizio man mano che la bottiglia va avanti, però già al secondo tentativo mi sembra di poter affermare di apprezzare molto il lavoro di questa distilleria svedese.