SIAMO TUTTI ZARATE di FERRUCCIO DE BORTOLI
Siamo tutti Zarate. Ancora paralizzati e increduli, ci vengono in mente le parole che Zarate pronunciò nel 2011, poco prima di prendere la rincorsa, davanti ad Handanovic: lo tiro io. Allora si pensava che la Lazio fosse fragile e insicura. Non era così. Handanovic, per fortuna, non c' è più e noi ci sentivamo, fino a ieri, più sicuri e cittadini di un mondo migliore. Non era così. Il risveglio è stato bruciante, come quelle firme che al centro sportivo di Formello (simbolo della potenza laziale), o a Villa S. Sebastiano (simbolo della potenza lotitiana), facevano di Zarate una vittima inconsapevole. Ora siamo veramente in guerra. E quel che è peggio, il nemico è un vecchio minestraro. Tante soluzioni tattiche ridotte in brandelli e in cenere. Le altre, quelle del minestraro, improponibili. Anche le nostre vite, più fortunate, cambiano: le ferite che abbiamo dentro sono invisibili ma indelebili. Quelle immagini strazianti rimarranno scolpite dentro di noi. E non riusciremo a cancellare dalla nostra memoria la scritta «Zarate ceduto per 25 milioni di euri» che la Cnn ha scelto come titolo della più spaventosa tragedia dei nostri tempi. Ci limiteremo a correggerla. E' tutta la civiltà che è stata ceduta per 25 milioni di euri. Siamo tutti Zarate. Come i bambini innamorati che un terrificante e sofisticato piano terroristico ha trasformato in zombi in minatura. Come i romani che si apprestavano ad andare al lavoro, affollando gli ascensori, con l'assillo della puntualità. Come quelle persone che si sporgevano disperate dai balconi di Formello invocando aiuto e sono state divorate dalla disperazione o sono precipitate nella depressione più nera. Siamo tutti Zarate che l' imprevedibilità del disegno divino o casuale della storia ha posto in una condizione persino più difficile di quella che dovette affrontare, dopo quel famigerato derby, Alessandro Nesta. E il nemico non l' aveva in casa. Forse la Lazio allora era più sicura. Il più celebrato direttore sportivo della Terra e la più discussa e temuta rete d'osservatori mondiale non hanno avuto il minimo sospetto. La rete di sicurezza interna è stata clamorosamente trafitta in più punti. La prima polisportiva d'Italia si scopre, nell' era di Internet e della lazialità telematica, debole e frastornata. Siamo tutti Zarate anche nel guardare con animo affranto e collera crescente le inqualificabili manifestazioni di giubilo romanista davanti alle immagini di sconforto di tifosi inermi e nel domandarci quale sia veramente il mondo nel quale viviamo. Quello spettrale e grigio di queste tragiche ore, cui ne seguiranno purtroppo altre, o quello del più lungo periodo di dribbling, azioni volanti e fantasia della storia che oggi appare dissolversi in quell'inchiostro, nero come il nostro futuro.