Allora, oggi tragedia immane. Un ragazzo di 19 anni muore sul marciapiede investito da una stronza ubriaca e drogata che perde il controllo della macchina. Una vicenda devastante, il trionfo della banalità del dolore e della morte, che fa tremare vene e polsi a qualsiasi genitore ma anche a qualsiasi individuo dotato di apparato cardiaco in funzione.
Bene, cosa succede a Roma? Che la storia va in pasto ai colleghi dei genitori, che sono giornalisti (lui,Luca Valdiserri, spesso scrive di Lazio).
E ne esce questo articolo: "«Luca ma come lo chiami?». «Chiaro: Francesco, come il Capitano». Per Luca Valdiserri, giornalista sportivo del Corriere della Sera e la moglie e collega di testata Paola Di Caro, quel 1 novembre del 2003 nessun dubbio: il loro bambino si sarebbe chiamato come l'idolo di tutti i romanisti doc, Francesco Totti. Un vanto, un orgoglio nella loro famiglia giallorossa messa su con indirizzo a Testaccio. Luca, originario di Porretta Terme in Emilia Romagna era stato "stregato" dalla futura moglie e dalla passione per l'As Roma e appena avuta l'occasione, aveva ottenuto di trasferirsi nella Capitale. E quell'amore e la cifra di tifosi veraci, la coppia non poteva non trasmetterla al loro Francesco. La domenica allo stadio era un rituale comune. Gioia, rabbia e qualche volta l'immancabile delusione: seduti e abbracciati sugli spalti dell'Olimpico, mamma Paola e Francesco urlavano e appaludivano come un duetto all'unisono, mentre papà era impegnato "sul campo" ad annotare, seguire, scrivere e commentare".
La firma è di Alessia Marani. La stessa bravissima giornalista, competente, informata e soprattutto neutra che scrive di Lazio e dei Laziali nelle migliori circostanze. Ad esempio, ai tempi dello scandalo Anna Frank, lumeggiando una maggioranza di "tifosi" Laziali antisemiti.
Fanno schifo, manco davanti alla tragedia della morte di un ragazzo recuperano il senso della misura. Ennesimo, triste, esempio.