No, non sbagli. Ma non so se sia questo il caso.
Esistono agenzie che fanno questo come lavoro, ovvero mettono in relazione aziende e produzioni cinematografiche o televisive per piazzare i loro prodotti.
Se non sbaglio per i film che escono in sala i crediti si mettono alla fine mentre per le produzioni televisive c'è l'obbligo di mettere una scritta all'inizio che avverte che ci sono dei prodotti con funzione pubblicitaria. Per dire, nella serie di successo Doc con Argenterio i protagonisti prendono spesso un caffé tenendo ben in vista il bicchierino con il logo.
Per quanto riguarda i costumi di scena, anche in questo caso nei film vengono citati, nei titoli di coda, le eventuali marche e aziende, sartorie, che hanno fornito i costumi. Nel caso in questione, non avendo visto il film, propenderei comunque più che altro in qualche necessità dello scenario. Una scelta del costumista per, penso, indicare l'assenza di eleganza (perché quello trasmette una felpa di un club sportivo) delle persone in questione. Dove ci si attende che tutti siano in giacca e cravatta, quello che arriva con la tuta delle merde è l'elefante nella cristalleria. Io penso poi che, nell'immaginario popolare, il tifoso della roma, a livello di produzioni televisive sia l'archetipo del boeuf, come dicono i francesi, del coatto sottoproletariato spinto. Di quello che è fuoriposto. Nella serie "Tutto promette salvezza" con Ricky Memphis, citata in questo topic, il suo ruolo è quello, un infermiere abbastanza antipatico, rozzo e poco ematico. Con l'infermiera, che vuole invitare fuori, non puo' che chiedere se è della Lazio, perché è cretino. Perché la sceneggiatura prevede che sia un cretino. L'immaginario, dai tempi del famoso sketch dei mostri con Gassman fino a Mattioli e Bernabucci, del romanista al cinema e in tv è quello. Del cretino mezzo psicopatico, rozzo e ignorante completamente fuori dalla realtà. Di personaggi cosi ne è pieno il mondo del cinema.
Nessun sceneggiatore, a meno che la cosa non abbia un senso preciso nella trama, per costruire un personaggio obnubilato dal calcio, rozzo, inadeguato, lo farebbe tifoso dell'Atalanta o del Bologna. Ma anche della Lazio. Perché a quei livelli si va con messaggi che devono arrivare rapidamente.
Se vogliamo, quando Gianni Amelio vuole raccontare una storia bellissima e delicata, ne "Le chiavi di casa" il ragazzino lo fa della Lazio.