Prima romanisti, poi professionisti.

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Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2100 il: 19 Mar 2015, 15:26 »
proseguisce...

dalla home page di Lastampa.it:

CALCIO
 Cuochi e geometri Gli ex talenti che oscuravano Totti
FILIPPO FEMIA
Il docufilm “Zero a zero” racconta le storie di tre ex promesse della Roma

Cialtron_Heston

Cialtron_Heston

Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2101 il: 19 Mar 2015, 16:10 »
Il giocatore simbolo della peggiore serie A italiana degli ultimi 20 anni.
È talmente perdente che, mi ci gioco 1 euro, come si ritirerà il campionato tornerà ad essere uno dei più celebrati e competitivi del Mondo, dopo anni bui, perché è inevitabile che andremo a migliorare nei prossimi anni.

Offline Thorin

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3079
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2102 il: 19 Mar 2015, 17:22 »
Sì ma è rimasta la didascalia che cita il fesso in fondo all'articolo.   :D

P.

Vabbe' ma questo è perchè so' un po' pecioni, non è cattiveria  :)

Offline bak

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20168
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2103 il: 19 Mar 2015, 17:41 »

P.S. qualcuno mi spiega perchè per merde-fiorentina la maggior parte dei media riporta solo le dichiarazioni di Garsià?

Perche' sono in fotocopia.
Perche' quella merda di Montella, dopo le ultime dichiarazioni su di noi (la Lazio e' fortunata perche' gioca sempre contro squadre reduci dall' Europa League) ha gettato la maschera di corropolese.
Si fotta.

Offline Eagle78

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6650
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2104 il: 20 Mar 2015, 03:08 »
L’Italian League si ferma a due su cinque. Impresa d’altri tempi per il Napoli (dall’89 non si qualificava ai quarti), Fiorentina da standing ovation. Dopo aver battuto la Juve allo Stadium, la Viola si toglie la soddisfazione di raddoppiare il godimento contro i giallorossi. Imprese che con il 2-0 al Tottenham rimarranno scolpite nella storia e che peseranno sui destini del binomio Sabatini-Garcia. I due andranno via a fine stagione, ma una domanda resta sospesa: dov’è finita la Roma intesa come squadra, come società, come progetto? A Boston? E’ il momento di piantarla con il più insopportabile degli equivoci, col fumo negli occhi, con una proprietà e una dirigenza invisibili e impalpabili. Che cos’altro devono vedere i sostenitori giallorossi?

Dal confronto con i viola è emerso solo sgomento e un gigantesco Vincenzo Montella che ha buttato fuori gli avversari dalla Coppa Italia e dalla Europa League. La squadra giallorossa presa a pallate in Champions League dal Bayern (nove gol in due partite!) si è sgonfiata inesorabilmente fino al collasso totale di ieri sera sottolineato dalla spontanea e fortissima manifestazione di dissenso della curva Sud che ha abbandonato gli spalti sul finire del primo tempo. La cronaca e i pessimi risultati basterebbero da soli a delineare un quadro negativo attorno alla società giallorossa che si avvia tristemente a un altro goffo fallimento dopo tanti proclami di vittoria, di pomposa internazionalizzazione del marchio, di faraoniche progettualità impiantistiche. Presunzione accompagnata da pochissima sostanza. E’ rimasta solo una speranza legata alla qualificazione in Champions League e poco importa se dalla porta principale del secondo posto o dalla secondaria del terzo.

A questo obiettivo la Roma deve rimanere aggrappata con le unghie e con i denti per salvare una stagione e le depauperate ambizioni che l’accompagnano da anni. I problemi appaiono comunque evidenti: il mercato di agosto è stato inferiore alle aspettative e quello di gennaio un autentico disastro, Doumbia ne è l’emblema. La squadra ha poca forza ed è priva di brillantezza: il normale appannamento è durato un abisso diventando caso e determinando il fiasco su tutti i fronti. Ieri i fischi hanno risparmiato Garcia e si sono abbattuti su squadra e società. Rimettere insieme i cocci è un obbligo, ma appare un’impresa.

Paolo De Paola


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 :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:  la faccia come il buco dell'ano di un elefante  :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

Offline vagabond

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Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2105 il: 20 Mar 2015, 05:54 »
L’Italian League si ferma a due su cinque. Impresa d’altri tempi per il Napoli (dall’89 non si qualificava ai quarti), Fiorentina da standing ovation. Dopo aver battuto la Juve allo Stadium, la Viola si toglie la soddisfazione di raddoppiare il godimento contro i giallorossi. Imprese che con il 2-0 al Tottenham rimarranno scolpite nella storia e che peseranno sui destini del binomio Sabatini-Garcia. I due andranno via a fine stagione, ma una domanda resta sospesa: dov’è finita la Roma intesa come squadra, come società, come progetto? A Boston? E’ il momento di piantarla con il più insopportabile degli equivoci, col fumo negli occhi, con una proprietà e una dirigenza invisibili e impalpabili. Che cos’altro devono vedere i sostenitori giallorossi?

Dal confronto con i viola è emerso solo sgomento e un gigantesco Vincenzo Montella che ha buttato fuori gli avversari dalla Coppa Italia e dalla Europa League. La squadra giallorossa presa a pallate in Champions League dal Bayern (nove gol  due partite!) si è sgonfiata inesorabilmente fino al collasso totale di ieri sera sottolineato dalla spontanea e fortissima manifestazione di dissenso della curva Sud che ha abbandonato gli spalti sul finire del primo tempo. La cronaca e i pessimi risultati basterebbero da soli a delineare un quadro negativo attorno alla società giallorossa che si avvia tristemente a un altro goffo fallimento dopo tanti proclami di vittoria, di pomposa internazionalizzazione del marchio, di faraoniche progettualità impiantistiche. Presunzione accompagnata da pochissima sostanza. E’ rimasta solo una speranza legata alla qualificazione in Champions League e poco importa se dalla porta principale del secondo posto o dalla secondaria del terzo.

A questo obiettivo la Roma deve rimanere aggrappata con le unghie e con i denti per salvare una stagione e le depauperate ambizioni che l’accompagnano da anni. I problemi appaiono comunque evidenti: il mercato di agosto è stato inferiore alle aspettative e quello di gennaio un autentico disastro, Doumbia ne è l’emblema. La squadra ha poca forza ed è priva di brillantezza: il normale appannamento è durato un abisso diventando caso e determinando il fiasco su tutti i fronti. Ieri i fischi hanno risparmiato Garcia e si sono abbattuti su squadra e società. Rimettere insieme i cocci è un obbligo, ma appare un’impresa.

Paolo De Paola


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No 9 gol in due partite direttò. 7 in una ed in casa, che é peggio.
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2106 il: 20 Mar 2015, 08:39 »
In un articolo del CdS, dopo lo 0-3 incassato dalla Fiorentina  hanno trovato pure un aspetto positivo: "Tre gol con tre difensori in 21 minuti, quattro in meno del Bayern Monaco".
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2107 il: 20 Mar 2015, 08:43 »
Ma notizie di tweet con pisciate vendicative?  :asrm

Offline Pikkio

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6758
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2108 il: 20 Mar 2015, 08:58 »
dov’è finita la Roma intesa come squadra, come società, come progetto? A Boston?
e' al monte dei pegni, citofonare goldman sachs.
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2109 il: 20 Mar 2015, 16:03 »
Ma questo Orazio Rotunno (artro riomano de rioma) tra i papabili per il Turone d'oro?

La Roma può vincere la Champions League
Quella di ieri è solo la conferma, non si tratta di un sogno ma di una possibilità reale: giocatori, allenatore, ambiente, società e soprattutto filosofia di gioco. L'Europa sembra fatta a misura per i giallorossi

La Roma può vincere la Champions League


 
Tutti lo avevamo pensato, dopo ieri tutti ne siamo ancor più convinti: la Roma può vincere la Champions League. Le ragioni sono tante, dalla più banale che parte dal livello altissimo della rosa, alla più logica: la filosofia di gioco della Roma sembra cucita su misura per trovare la massima espressione ed efficacia in Europa. Se a questo si aggiunge la mentalità internazionale dell’allenatore, una dirigenza condotta magistralmente da Sabatini ed un ambiente capace di accendersi come pochi, allora sognare diventa riduttivo in confronto alle possibilità reali.

ATLETICO MA NON TROPPO, COSI’ IL PROGETTO VA’ IN PORTO - Articolato, ma le due citazioni non cadono a caso: Atletico Madrid e Porto, le due grandi rivelazioni nella storia della Champions League degli ultimi 10 anni. Ma potremmo inserire lo stesso Monaco, che con i portoghesi di Mou arrivarono a quella finale, o due anni prima il Bayer Leverkusen che in 2 settimane perse tutto quello che si poteva perdere. In realtà, scorrendo gli almanacchi più recenti, sono numerose le squadre giunte ad un passo dalla gloria nettamente inferiori o al livello di questa Roma: il Liverpool 2005-2007, il Deportivo la Coruna nel 2004, il Lione nel 2010 o addirittura il Malaga che nel 2013 era a 30 secondi da una clamorosa semifinale. Esistono tanti tipi di calcio, come ha detto Mourinho ieri in seguito all’amaro pareggio con lo Schalke 04 “anche quello espresso dai tedeschi lo è“, facendo chiaro riferimento al catenaccio ad oltranza messo in campo dagli avversari. Un po’ come il Chelsea di Di Matteo, che così sconfisse Barça e Bayern: con la Roma di oggi siamo distanti anni luce. Il gioco di Rudi Garcia sembra costruito ad hoc per sfondare in Europa. Lo stesso Pjanic ieri ricordava come “in Italia ci sono meno spazi per esprimere tutto il potenziale della squadra” a differenza di quanto accade in Champions, dove c’è meno tatticismo, ci si gioca molto di più la partita ed è possibile sfruttare tutte le proprie armi. E quelle della Roma sono molteplici: se in Italia riesce ad avere comunque la meglio grazie a palleggiatori sopraffini e ad un possesso palla di prima qualità capace di aggirare le difese più arcigne. è oltre confine che i missili di Iturbe e Gervinho possono trovare quegli spazi capaci di rendere letali gli attacchi della Roma, non esclusivamente in contropiede. Una Roma sfavillante alla quale ieri mancavano De Rossi e Strootman, oltre a Castan ed un enigmatico terzino sinistro che sembra l’unico tassello mancante nello scacchiere perfetto di Garcia. Ma qui veniamo all’altro punto, il livello della rosa: Sabatini ha messo a disposizione 22 giocatori di prima fascia, dove ogni ricambio è di prima qualità. Astori, Keita, Nainggollan, Destro, Florenzi, Ljajic, Cole (ieri), sulla carta sono tutte riserve che nell’ottica del triplo impegno garantiscono ai giallorossi massima competitività.

Poi c’è Roma, oltre la Roma: nessun ambiente in Italia è capace di accendersi come quello giallorosso, riempendo l’Olimpico ed ogni settore ospite d’Italia e non solo sino all’ultima sedia disponibile: fino a ieri questo aspetto ha rappresentato un limite, Rudi Garcia ha cercato di “educare” questo aspetto rendendolo esclusivamente un punto di forza. La Roma può vincere la Champions League perchè è in grado di far male a qualunque squadra, per gioco e rosa: il campo dirà se questo potrà bastare per emulare storiche imprese di club passati ai quali nessuno dava credito.

Ma la Roma è un’altra cosa: o no?

Orazio Rotunno

Offline Dissi

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Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2110 il: 20 Mar 2015, 16:07 »

Ma la Roma è un’altra cosa: o no?

Orazio Rotunno

no

Offline ian

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Offline ian

Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2111 il: 20 Mar 2015, 16:58 »
no

Anche "manco per il cazzo"
Ma chi e questo?

Offline Lativm88

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Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2112 il: 20 Mar 2015, 17:27 »
Ma questo Orazio Rotunno (artro riomano de rioma) tra i papabili per il Turone d'oro?

La Roma può vincere la Champions League
Quella di ieri è solo la conferma, non si tratta di un sogno ma di una possibilità reale: giocatori, allenatore, ambiente, società e soprattutto filosofia di gioco. L'Europa sembra fatta a misura per i giallorossi

La Roma può vincere la Champions League


Tutti lo avevamo pensato, dopo ieri tutti ne siamo ancor più convinti: la Roma può vincere la Champions League. Le ragioni sono tante, dalla più banale che parte dal livello altissimo della rosa, alla più logica: la filosofia di gioco della Roma sembra cucita su misura per trovare la massima espressione ed efficacia in Europa. Se a questo si aggiunge la mentalità internazionale dell’allenatore, una dirigenza condotta magistralmente da Sabatini ed un ambiente capace di accendersi come pochi, allora sognare diventa riduttivo in confronto alle possibilità reali.

ATLETICO MA NON TROPPO, COSI’ IL PROGETTO VA’ IN PORTO - Articolato, ma le due citazioni non cadono a caso: Atletico Madrid e Porto, le due grandi rivelazioni nella storia della Champions League degli ultimi 10 anni. Ma potremmo inserire lo stesso Monaco, che con i portoghesi di Mou arrivarono a quella finale, o due anni prima il Bayer Leverkusen che in 2 settimane perse tutto quello che si poteva perdere. In realtà, scorrendo gli almanacchi più recenti, sono numerose le squadre giunte ad un passo dalla gloria nettamente inferiori o al livello di questa Roma: il Liverpool 2005-2007, il Deportivo la Coruna nel 2004, il Lione nel 2010 o addirittura il Malaga che nel 2013 era a 30 secondi da una clamorosa semifinale. Esistono tanti tipi di calcio, come ha detto Mourinho ieri in seguito all’amaro pareggio con lo Schalke 04 “anche quello espresso dai tedeschi lo è“, facendo chiaro riferimento al catenaccio ad oltranza messo in campo dagli avversari. Un po’ come il Chelsea di Di Matteo, che così sconfisse Barça e Bayern: con la Roma di oggi siamo distanti anni luce. Il gioco di Rudi Garcia sembra costruito ad hoc per sfondare in Europa. Lo stesso Pjanic ieri ricordava come “in Italia ci sono meno spazi per esprimere tutto il potenziale della squadra” a differenza di quanto accade in Champions, dove c’è meno tatticismo, ci si gioca molto di più la partita ed è possibile sfruttare tutte le proprie armi. E quelle della Roma sono molteplici: se in Italia riesce ad avere comunque la meglio grazie a palleggiatori sopraffini e ad un possesso palla di prima qualità capace di aggirare le difese più arcigne. è oltre confine che i missili di Iturbe e Gervinho possono trovare quegli spazi capaci di rendere letali gli attacchi della Roma, non esclusivamente in contropiede. Una Roma sfavillante alla quale ieri mancavano De Rossi e Strootman, oltre a Castan ed un enigmatico terzino sinistro che sembra l’unico tassello mancante nello scacchiere perfetto di Garcia. Ma qui veniamo all’altro punto, il livello della rosa: Sabatini ha messo a disposizione 22 giocatori di prima fascia, dove ogni ricambio è di prima qualità. Astori, Keita, Nainggollan, Destro, Florenzi, Ljajic, Cole (ieri), sulla carta sono tutte riserve che nell’ottica del triplo impegno garantiscono ai giallorossi massima competitività.

Poi c’è Roma, oltre la Roma: nessun ambiente in Italia è capace di accendersi come quello giallorosso, riempendo l’Olimpico ed ogni settore ospite d’Italia e non solo sino all’ultima sedia disponibile: fino a ieri questo aspetto ha rappresentato un limite, Rudi Garcia ha cercato di “educare” questo aspetto rendendolo esclusivamente un punto di forza. La Roma può vincere la Champions League perchè è in grado di far male a qualunque squadra, per gioco e rosa: il campo dirà se questo potrà bastare per emulare storiche imprese di club passati ai quali nessuno dava credito.

Ma la Roma è un’altra cosa: o no?

Orazio Rotunno


Ahahhahahahahahahahahahahahahahahajahah ahahhahahahahahah

(pausa)

Ahahahahahahahahaahahahhahahaahahahahah aahahahahahahah


(respiro)

BUHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA HAHAHAHAHAHAHAH

(lacrimuccia)

HA!
 

Offline roby67

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1814
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2113 il: 20 Mar 2015, 17:31 »
T.S.O.
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2114 il: 20 Mar 2015, 18:13 »
da http://www.corrieredellosport.it/calcio/serie_a/roma/2015/03/20-401289/Roma-Fiorentina%2C+la+contestazione%3A+ecco+le+richieste+dei+tifosi+ai+giocatori

Roma-Fiorentina, la contestazione: ecco le richieste dei tifosi ai giocatori
Rabbia e paura si mescolano tra i supporter più accesi della curva, nel confronto con i giocatori.
Gervinho il più bersagliato dallo stadio

di Stefano Piccheri

'Ma che succede? Ma che vi siete messi in testa? Ma cosa accade nello spogliatoio e con l'allenatore? Ora c'è il campionato e il secondo posto non si può fallire. Guai a farsi sorpassare dalla Lazio '. Le domande sono quelle più banali, quelle più facili, nessuna minaccia o insulti pesanti, come a troppi piace pensare. Sarà pure un rito tutto italiano, quello che all'Olimpico si celebra al grido di 'La Roma sotto la curva', ma nei fatti molto meno drammatico o cruento di quello che si possa pensare.  Una richiesta urgente di chiarimento, la voglia di guardarsi in faccia per dirsi tutto ciò che si pensa, crudamente. O semplicemente il desiderio di farsi un'idea e rigirarla agli altri, ai compagni di curva, a tutti quelli che ieri hanno voltato le spalle alla squadra ridicolizzata dalla Fiorentina, per dire 'noi a questa gogna pubblica non partecipiamo'. Ma poi il ritorno in Curva Sud, tutti giù attaccati ai vetri, per assottigliare la distanza dai calciatori e carpire da una smorfia o un'espressione quale sia il grande problema giallorosso, quello che ha paralizzato la squadra nel 2015.

DIETRO A TOTTI E DE ROSSI - La Roma, all'inizio molto titubante, ha risposto positivamente alla richiesta di confronto 'a quattr'occhi' della sua gente. Troppo collaudati ed esperti Totti, De Rossi e De Sanctis per non capire che non accettare il faccia a faccia avrebbe acuito le tensioni ed esposto tutti a una giornata (quella di oggi) molto dura tra le mura di Trigoria. I 4 tifosi che si sono arrampicati sulle vetrate per aprire il discorso con i big dello spogliatoio sono rappresentativi dei gruppi della Curva Sud, non i primi più vicini alle vetrate. Circondati dai fotografi, accecati dai flash e frastornati dal caos di insulti e improperi post partita, è stato anche arduo per Totti and co. cercare di spiegare cosa accade a questo gruppo (a saperlo), che si dice da sempre compatto tra calciatori e allenatore, sfilato subito negli spogliatoi e che il popolo romanista di Curva Sud ha osannato con un 'Garcia non si tocca'. Anche Florenzi, romano e romanista, ha partecipato in prima fila, il più incuriosito Paredes, uno che è abituato a tifoserie 'calienti', come la curva 12 del Boca, con gli altri a ridosso dei simboli Totti e De Rossi.

 
OBIETTIVO GERVINHO - Il più bersagliato, anche durante la partita, è stato Gervinho, accompagnato da fischi assordanti ad ogni palla toccata. All'ivoriano, caduto nella polvere più accecante dopo esser stato sull'altare della passata stagione, sembra di vivere forse una realtà virtuale o di esser tornato a Londra, ai tempi dell'Arsenal, tra quei tifosi che esultarono al suo passaggio estivo alla Roma. Forse l'idea che la sua testa è ancora in Africa, forse quei ritardi dovuti ai festeggiamenti o banalmente il fatto di essersi ripresentato in campo come l'ombra del giocatore che ha trascinato la Costa d'Avorio alla vittoria finale, ne hanno fatto il bersaglio preferito. La caducità del calcio si è abbattuta sulle sue treccine.





- nessun insulto pesante, al massimo "sciocchini", nessuna minaccia
- desiderio di capire
- i cappetani presente e futuro che fanno da schermo ai giovin compagni
- capro espiatorio individuato (e forse già venduto, due piccioni con una fava), gervinho


Sarebbe un articolo da manuale, peccato per la contraddizione tra questi due passaggi

"nessuna minaccia o insulti pesanti"
vs
"frastornati dal caos di insulti e improperi post partita"


Il ragazzo stefano piccheri, però, si impegna.
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2115 il: 20 Mar 2015, 18:29 »
che poi è da vili puntare il dito su un solo giocatore
dezozzi per dire, che guadagna quanto un top player (sic!)
gioca da schifo
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2116 il: 20 Mar 2015, 18:49 »
Citazione da: Orazio Rotunno
sognare diventa riduttivo in confronto alle possibilità reali.

per me il turone d'oro di quest'anno finisce qui
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2117 il: 20 Mar 2015, 19:21 »
per me il turone d'oro di quest'anno finisce qui
Peccato, ha ucciso la competizione.
Per quest'anno tutti al mare.
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2118 il: 20 Mar 2015, 19:26 »
Ma questo Orazio Rotunno (artro riomano de rioma) tra i papabili per il Turone d'oro?

La Roma può vincere la Champions League
Quella di ieri è solo la conferma, non si tratta di un sogno ma di una possibilità reale: giocatori, allenatore, ambiente, società e soprattutto filosofia di gioco. L'Europa sembra fatta a misura per i giallorossi

La Roma può vincere la Champions League


 
Tutti lo avevamo pensato, dopo ieri tutti ne siamo ancor più convinti: la Roma può vincere la Champions League. Le ragioni sono tante, dalla più banale che parte dal livello altissimo della rosa, alla più logica: la filosofia di gioco della Roma sembra cucita su misura per trovare la massima espressione ed efficacia in Europa. Se a questo si aggiunge la mentalità internazionale dell’allenatore, una dirigenza condotta magistralmente da Sabatini ed un ambiente capace di accendersi come pochi, allora sognare diventa riduttivo in confronto alle possibilità reali.

ATLETICO MA NON TROPPO, COSI’ IL PROGETTO VA’ IN PORTO - Articolato, ma le due citazioni non cadono a caso: Atletico Madrid e Porto, le due grandi rivelazioni nella storia della Champions League degli ultimi 10 anni. Ma potremmo inserire lo stesso Monaco, che con i portoghesi di Mou arrivarono a quella finale, o due anni prima il Bayer Leverkusen che in 2 settimane perse tutto quello che si poteva perdere. In realtà, scorrendo gli almanacchi più recenti, sono numerose le squadre giunte ad un passo dalla gloria nettamente inferiori o al livello di questa Roma: il Liverpool 2005-2007, il Deportivo la Coruna nel 2004, il Lione nel 2010 o addirittura il Malaga che nel 2013 era a 30 secondi da una clamorosa semifinale. Esistono tanti tipi di calcio, come ha detto Mourinho ieri in seguito all’amaro pareggio con lo Schalke 04 “anche quello espresso dai tedeschi lo è“, facendo chiaro riferimento al catenaccio ad oltranza messo in campo dagli avversari. Un po’ come il Chelsea di Di Matteo, che così sconfisse Barça e Bayern: con la Roma di oggi siamo distanti anni luce. Il gioco di Rudi Garcia sembra costruito ad hoc per sfondare in Europa. Lo stesso Pjanic ieri ricordava come “in Italia ci sono meno spazi per esprimere tutto il potenziale della squadra” a differenza di quanto accade in Champions, dove c’è meno tatticismo, ci si gioca molto di più la partita ed è possibile sfruttare tutte le proprie armi. E quelle della Roma sono molteplici: se in Italia riesce ad avere comunque la meglio grazie a palleggiatori sopraffini e ad un possesso palla di prima qualità capace di aggirare le difese più arcigne. è oltre confine che i missili di Iturbe e Gervinho possono trovare quegli spazi capaci di rendere letali gli attacchi della Roma, non esclusivamente in contropiede. Una Roma sfavillante alla quale ieri mancavano De Rossi e Strootman, oltre a Castan ed un enigmatico terzino sinistro che sembra l’unico tassello mancante nello scacchiere perfetto di Garcia. Ma qui veniamo all’altro punto, il livello della rosa: Sabatini ha messo a disposizione 22 giocatori di prima fascia, dove ogni ricambio è di prima qualità. Astori, Keita, Nainggollan, Destro, Florenzi, Ljajic, Cole (ieri), sulla carta sono tutte riserve che nell’ottica del triplo impegno garantiscono ai giallorossi massima competitività.

Poi c’è Roma, oltre la Roma: nessun ambiente in Italia è capace di accendersi come quello giallorosso, riempendo l’Olimpico ed ogni settore ospite d’Italia e non solo sino all’ultima sedia disponibile: fino a ieri questo aspetto ha rappresentato un limite, Rudi Garcia ha cercato di “educare” questo aspetto rendendolo esclusivamente un punto di forza. La Roma può vincere la Champions League perchè è in grado di far male a qualunque squadra, per gioco e rosa: il campo dirà se questo potrà bastare per emulare storiche imprese di club passati ai quali nessuno dava credito.

Ma la Roma è un’altra cosa: o no?

Orazio Rotunno
Secondo me si gioca il Turone d'Oro dell'ultimo decennio con la perla delle perle (ma possibile che non imparano dai loro errori?)
Citazione
(EDITORIALE | 10/04/2007) - DANIELE LO MONACO

Stringe forte il cuore solo a pensarci, solo a immaginare a quel che potrà frullare nella testa del popolo giallorosso se stasera verso le 22.30, le 21.30 di Manchester, a festeggiare sul terreno dell'Old Trafford il passaggio alle semifinali di Champions League saranno i nuovi giganti in maglia bianca e non i vecchi fenomeni in maglia rossa. Alla Roma basta un pareggio o una sconfitta di misura a patto di segnare almeno un gol. Se poi dovesse vincere sarebbe il trionfo assoluto oltre che il successo internazionale numero cento. Stringe il cuore gonfio di speranza, ormai carico di aspettative per un'attesa insostenibile. Non è solo da mercoledì scorso che la gente romanista aspetta il fischio d'inizio dello slovacco Lubos Michel (arbitrò l'1-3 con l'Arsenal, quando la Roma sembrava grande ma le vere grandi passeggiavano con lei), è una vita intera che l'Europa ci snobba prendendosi gioco di noi. Come in quel 30 maggio 1984, il capoclasse delle nostre tragedie sportive: erano rossi, sembravano diavoli, parlavano inglese, venivano da Liverpool, mezz'ora da qui. Come tutte le volte in cui abbiamo alzato il dito a proporre la nostra candidatura al di fuori dei confini nazionali. Come sempre, con l'eccezione della splendida cavalcata in Coppa delle Fiere dei tempi di Losi. Roba da complesso d'inferiorità, noi che nelle perifrasi di certi storiografi ci sentiamo eredi di un impero sterminato. E che ogni volta troviamo nuove giustificazioni al nostro orgoglio di ritorno: anche Manchester, per dirne una, è stata fondata da un progenitore di Totti, quel Giulio Agricola al quale abbiamo dedicato niente più che una fermata della metropolitana e solo dopo aver avuto la certezza che non ci fossero tracce di discendenza diretta in quel dottore con lo stesso cognome che molti anni dopo Cristo moltiplicò muscoli e fortune di una squadretta piemontese. Quel governatore, invece, notò la somiglianza tra un seno femminile e quella collina su cui arroccò quella congregazione di britanni, così la chiamò Mamucium, il buongustaio. Nacque così la leggenda dei Mancuniani, poi tramandata fino ai tempi di Scholes.     
Ma arriva anche il giorno in cui la leggenda torna storia e lascia spazio ad altri clamori. Chi legge i segni, ad esempio, vede nel rosso che ha stoppato Scholes all'Olimpico, estromettendolo dalla gara di stasera, un segnale non trascurabile. Il Manchester senza il roscio è come la Roma senza Totti. Le maglie sono le stesse, ma l'ambizione amputata. Per fortuna (nostra) Totti c'è a meno che oggi il dolore alla schiena e alla gamba non diventi irresistibile. Ma non succederà, Totti ci sarà, si presenterà ai Mancuniani, lui che qui non ha mai giocato e ieri gliel'ha detto direttamente, in una conferenza-stampa nel ventre dell'Old Trafford a tratti irresistibile. C'è Totti e c'è la Roma tutta, infortunati compresi, tranne il povero Aquilani che sta proseguendo il suo ciclo di rieducazione lontano dalla capitale. Persino Martinez, l'oggetto misterioso del Costarica preso rotto dal Brescia e ancora lontano dal rientro agonistico, ieri s'è infilato per la prima volta la divisa da trasferta ed è salito sul pullman che alle 8.30 ha portato la comitiva giallorossa da Trigoria a Fiumicino e da lì quassù, volo Air One 8032, direttamente sul teatro dei sogni, come qui chiamano il vecchio Trafford. C'erano tutti: lo squalificato Perrotta (), l'altro infortunato Tonetto, l'indisponibile Tavano. E con loro gli altri venti: in tribuna andranno i brasiliani Bertagnoli e Defendi, in panchina Curci, Ferrari, Rosi, Faty, Palermo, Okaka e Vucinic, in campo i magnifici undici che cercano la gloria.       Fiumicino ieri mattina era l'avamposto per salutare i soldati in partenza: fazzoletti giallorossi e centinaia di pacche sulle spalle, dei vacanzieri ritardatari di Pasquetta o di quelli già rientrati da Pasqua, dei lavoratori dello scalo e dei dipendenti delle compagnie, emozionati quasi più dei giocatori. Festa continua, dall'arrivo del pullman all'approdo dell'aereo. Stavolta, per far salire tutti (squadra, familiari, giornalisti e vip) la compagnia che organizza i viaggi della Roma ha dovuto prenotare due charter. Sul primo sono saliti pochissimi vip (tra cui il prefetto Serra e lo spettinatissimo Aragozzini, quello che organizzava Sanremo e che oggi vanta ottimi rapporti con la proprietà), qualche procuratore (Colucci, Lucci,), giocatori, dirigenti (la signora Fioravanti, il generale Di Martino, Bruno Conti, Daniele Pradè, Tonino Tempestilli), lo staff al completo e i giornalisti (una ottantina solo gli accreditati italiani), sul secondo tutti gli altri. Emozione ed entusiasmo già alla partenza, ma grande rigore nelle dichiarazioni. Rosella Sensi, con promesso sposo, spandeva cautela.       
Il problema ordine pubblico è uno degli argomenti più trattati, ma nei volti di chi parte per ora non c'è spazio per nessuna ombra di preoccupazione. A rassicurare tutti pensa il prefetto Serra, in volo con la Roma come a Lione. All'arrivo a Manchester pochi tifosi all'aeroporto, ma grande schieramento di fotoreporter, tutti appollaiati ad una tribunetta allestita per l'occasione, per non perdere neanche un fotogramma dell'arrivo del charter giallorosso. Sul volo sobrietà e visi distesi. Non è necessario essere tesi con troppo anticipo. Ci sarà modo fino a stasera a caricarsi vicendevolmente. Vucinic ha scherzato sul suo piedino caldo: . Panucci faceva l'esperto. Il più emozionato, forse, Daniele Pradè, il giovane ds che nel silenzio ha contribuito a costruire questa squadra che fa sognare. Non se la perderà nessuno.
Re:Prima romanisti, poi professionisti.
« Risposta #2119 il: 20 Mar 2015, 19:39 »
Peccato, ha ucciso la competizione.
Per quest'anno tutti al mare.
ma io che l'ho scovato? neanche un premio tipo "cacciatore di Turone d'Oro dell'anno"?
 

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