Per la precisione, per quel che conta, da un giornale a fogli rosa.
Risposta dal Perù: "Papa Prevost tifa per il Club Juan Aurich e quando trionfammo..."
L'ex centrocampista Merino: "Nel 2011 giocavo con il Club Juan Aurich, la squadra di Chiclayo dove Leone XIV era vescovo. Da sfavoriti facemmo l'impresa. Lui era allo stadio a tifare e celebrò messa per la vittoria. Regalava la nostra maglia agli altri prelati"
Quando Papa Leone XIV si è affacciato per la prima volta dalla Loggia delle Benedizioni, oltre 10mila chilometri a ovest le campane della cattedrale di Chiclayo hanno cominciato a suonare. Poco dopo, una folla di persone ha riempito la piazza davanti alla basilica. Roberto Merino risponde al telefono commosso. L’ex centrocampista peruviano è cresciuto nell’enorme città che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Ha conosciuto personalmente Robert Prevost durante la sua attività pastorale nel Paese: “Ho ancora la pelle d’oca, quasi non riesco a parlare. Nel 2011 giocavo con il Club Juan Aurich, la squadra di Chiclayo. Da sfavoriti riuscimmo nell’impresa di vincere il campionato. Il nuovo Papa era spesso allo stadio, faceva il tifo per noi”. Merino ha conservato la maglia autografata dai campioni del Ciclon regalata all’allora vescovo dopo il trionfo: “Ci diede la benedizione all’esterno della cattedrale, c’erano oltre 500mila persone che festeggiavano. Ricordo ancora le sue parole: ‘Questa è una gioia per voi e per tutto il popolo chiclayano’”.
La divisa
Prevost è nato a Chicago, ma si è trasferito in Perù nel 1985 per completare la missione agostiniana. In un’intervista di qualche anno fa ha ammesso di essere un appassionato di tennis. Chi lo ha conosciuto a Chiclayo racconta dei pomeriggi trascorsi in diocesi a guardare le partite in televisione. Il calcio lo ha sempre seguito più da lontano. C’è però una foto scattata in un incontro con alcuni seminaristi, risale al 2018. Si vede il nuovo Papa regalare la maglia del Juan Aurich a uno dei vescovi passati a salutarlo: “Era diventata un’abitudine – racconta José Maria Vallejos, uno dei ragazzi presenti quel giorno -. Per lasciare un ricordo della città donava la maglia del club”. Per anni, il presidente della società è stato Edwin Oviedo: dal 2014 al 2018 anche numero uno delle Federazione peruviana. Insieme a Prevost ha organizzato tanti eventi di beneficenza per le famiglie bisognose e i disabili: “Era sempre in prima linea – ricorda Merino – ci accoglieva a messa pure alla vigilia delle partite importanti. Spesso nell’omelia paragonava lo sport alla fede: ‘Penso, sento e seguo’. Voleva dire che un’emozione va vissuta, ascoltata e accompagnata con il cuore”.
Un regalo speciale
Oggi il Juan Aurich è in terza divisione, ma quel gruppo di campioni è ancora unitissimo. Su Whatsapp condividono una chat in cui si scambiano messaggi, giovedì sono rimasti tutti sbalorditi quando hanno visto Prevost salutare dal balcone in Piazza San Pietro: “Era uno di noi, parlava di fede e comprensione. Ci ripeteva di capire le esigenze del prossimo e stare sempre accanto ai compagni di squadra”. Merino è convinto che lo storico trionfo del 2011 sia anche merito del nuovo Papa: “Vincemmo ai rigori alla terza finale contro l’Allianz Lima, eravamo soltanto un piccolo club che sfidava i campioni. Eppure, ce l’abbiamo fatta”. L’allora vescovo di Chiclayo è stato visto in più di un’occasione seduto in tribuna allo stadio Elias Aguirre. Voleva essere vicino alla sua gente e gioire dei successi della città che lo ha accolto. Ecco perché regalava la divisa biancorossa ai vescovi che accoglieva in visita: era segno di appartenenza. Dicono che quella autografata dai campioni del Ciclon, Prevost l’abbia custodita gelosamente. Durante la festa per la vittoria, Merino e gli altri alzarono la coppa nella piazza davanti alla basilica gremita di tifosi. Quattordici anni dopo le campane hanno di nuovo suonato a festa.
