Il presidente entro fine mese coprirà un’altra parte dell’aumento di capitale ma è rimasto solo e cerca nuovi investitori Intanto Friedkin è sparito e prepara un’offerta
al ribasso
Pallotta costretto a restare per forza (Corriere dello Sport, 7 Maggio 2020)
Informativa alla Consob ok e stipendi regolari, però la Roma dovrà anche cedere giocatori
di Guido D’Ubaldo
ROMA
La Roma è al bivio. Oltre alla Goldman Sachs, incaricata da Pallotta, anche i dirigenti romani sono alla ricerca di nuovi investitori, di fronte all’impasse della trattativa tra Pallotta e Friedkin. Il presidente resta in uscita, anche se ora dovrà mettere altri soldi, venti milioni subito, entro la fine del mese, per garantire liquidità. Nessun italiano al momento è all’orizzonte, può spuntare invece più avanti qualche fondo americano o arabo. Tra gli addetti ai lavori filtra l'indiscrezione che la Roma sarà tra le società più in difficoltà sul prossimo mercato. Pallotta per ora continua a metterci i soldi. Interverrà con le società di controllo americane, se non trova altri investitori i venti milioni necessari li tira fuori. Nuovi soci disponibili ad affiancarlo nella ricapitalizzazione non ce ne sono. Se riparte il campionato si potrà programmare la prossima stagione con un piano di ridimensionamento delle spese (a cominciare dall’abbattimento del monte ingaggi), altrimenti la perdita di competitività sarà inevitabile. Oggi, con l’attuale scenario economico mondiale, nessun imprenditore metterebbe soldi nel calcio, senza sapere dove andrà a finire. Pallotta è rimasto il responsabile della Roma, si è preso l’impegno di mandarla avanti, ma la sua idea resta quella di uscire il prima possibile. I dirigenti sono stati rassicurati, i pagamenti degli stipendi vengono rispettati regolarmente. Assemblee, consigli d’amministrazione pure. E’ stata inviata secondo prassi l’informativa alla Consob, ma se continueranno a mancare gli incassi dell’attività principale della società di calcio, le partite, il passivo diventa più pesante. In questo caso l’unica via d’uscita è la cessione di calciatori.
L’ATTESA. Friedkin da tempo si è defilato, aspetta che Pallotta accetti di trattare a un prezzo più basso dei 710 milioni pattuiti alla fine di dicembre. La trattativa potrebbe riprendere intorno ai 550 milioni, ma solo dopo la chiusura della semestrale al 30 giugno. Ma se il calcio non ripartisse la quotazione si abbasserebbe ancora. Le previsioni non sono rosee, per giugno è stata ipotizzata una perdita di 110 milioni, pur avendo risparmiato i 30 del taglio degli stipendi. Fino a quanto Pallotta può accettare di trattare al ribasso? Quanto è disposto a perdere pur di uscire dalla Roma, quando fino a due mesi fa era convinto di andarsene con una cospicua plusvalenza? In questa incertezza negli affari nessuno vuole chiudere. Per questo Friedkin preferisce aspettare.
LE CESSIONI. La Roma rischia di perdere competitività con la cessione di giocatori. Pallotta venti milioni li mette subito, entro la fine del mese, poi per completare l’aumento del capitale ne mancheranno altri ventisei, da versare entro la fine dell’anno. Il presidente ha dato garanzie che fino alla fine della stagione coprirà tutte le spese, ma non è disposto ad andare avanti ancora a lungo, avendo deciso da tempo di chiudere questa esperienza. Pallotta e Friedkin continuano ad avere liquidità, nonostante la pandemia. E questo restituisce un po’ di tranquillità alla Roma. Il bilancio del club richiedeva già interventi di trading (cessioni dei giocatori) per la mancata partecipazione alla Champions, ma se il campionato non ripartisse i mancati ricavi sarebbero più pesanti. La Roma in questa stagione ha perso circa 20 milioni tra incassi al botteghino e sponsor. E se la prossima si giocherà a porte chiuse ne verrebbero a mancare altri 30.