La delicata situazione societaria delinea nuovi scenari, tra la preoccupazione dei dirigenti e la riapertura del Campidoglio per il via libera definitivo a Tor di Valle
PALLOTTA, IL DUBBIO LASCIA O RADDOPPIA (Corriere dello Sport, 6 giugno 2020)
Roma, il presidente al bivio: ora ripensa a Tor di Valle. Ma i soci suggeriscono di rinegoziare con Friedkin. E a New York spuntano manifesti in favore del texano
di Guido D’Ubaldo
ROMA
La Roma resta in vendita, anche se non ci sono compratori all'orizzonte. L'operazione messa in piedi da Pallotta dimostra la mancanza di liquidità del club giallorosso. L'intervento del presidente per far fronte all’emergenza non è stato strutturale, come sarebbe stato quello di Friedkin che nell’offerta aveva messo in preventivo 85 milioni per il potenziamento della squadra. L'operazione di Pallotta, necessaria per tamponare le perdite dovute al Covid 19, attrae avvoltoi, che speculano sul nome della Roma. Da ora in avanti cominceranno a circolare molti nomi, anche i più disparati, come quello di DaGrosa. La compravendita di crediti, per un valore complessivo fino ad un massimo di euro 30 milioni, è un prestito, con il quale la Neep ha anticipato 26 milioni, riservandosi poi di rivalersi sui flussi di cassa futuri dovuti alla vendita dei biglietti, una risorsa certa di liquidità, una volta che i tifosi potranno tornare allo stadio. Un prestito che ha un costo: i 4 milioni in più rispetto alla somma anticipata. Il passaggio è stato inevitabile, visto che Pallotta non sembra intenzionato a procedere in questo momento con l’aumento di capitale. Garantirà alla dirigenza di gestire l’ordinaria amministrazione nel breve periodo. E’ la conferma di una crisi di liquidità che tiene in ansia i tifosi e preoccupa i dirigenti e che andrà ad intaccare incassi futuri.
SUGGERIMENTI. In questo modo Pallotta sposta sempre più in avanti l'aumento di capitale, verso la fine dell’anno, avvalendosi delle agevolazioni del decreto liquidità. Si delinea uno scenario inquietante. Qualche azionista vorrebbe convincere Pallotta a rivedere l'offerta di Friedkin, ma bisogna capire se il texano sia ancora disponibile dopo il no all’offerta formulata il 18 maggio. Sarebbe la soluzione che permetterebbe di voltare pagina ed evitare un sicuro ridimensionamento. Anche i dirigenti erano favorevoli al passaggio di proprietà, dopo aver conosciuto Friedkin e i suoi più stretti collaboratori. Di sicuro oggi non ci sono alternative. L’operazione di prestito è una bombola d’ossigeno, ma non risolve i problemi, che restano e che condizioneranno la società anche in sede di campagna acquisti. Non si tratta di aumenti di capitale, ma di operazioni finanziarie che vanno ad aumentare il debito della Roma. Pallotta cerca nuovi acquirenti, la Goldman Sachs ha ripreso a scandagliare i mercati. Ormai da tempo risulta evidente il disimpegno della proprietà americana. Pallotta non viene a Roma da due anni e ha portato avanti la trattativa con Friedkin per mesi. Questa operazione dimostra la non volontà di immettere ulteriori capitali, sostanzialmente a fondo perduto. Il Covid-19 ha messo al tappeto la Roma nel momento di maggiore difficoltà. E l’accordo con i calciatori sugli stipendi (uno annullato, tre spalmati e trasformati in premi al raggiungimento di determinati risultati sportivi), ha rappresentato un’ulteriore boccata d’ossigeno.
I TERRENI DI TOR DI VALLE. La brochure della Roma continua a circolare sui mercati finanziari. Pallotta ha perso troppo tempo a marzo, quando la trattativa era arrivata vicinissima al closing. Forse, oggi si mangia ancora le mani, a pochi giorni dall’inizio della pandemia. La nuova offerta presentata da Friedkin è giustamente cambiata, al ribasso. La verità è che Pallotta non vuole uscire dalla Roma con una minusvalenza. Intanto i soldi li mette la banca e lui garantisce. La scadenza dell’aumento di capitale è slittata a dicembre e qualsiasi imprenditore non mette mai i soldi prima. Pallotta è sempre fermamente intenzionato a vendere, ma non a svendere. Soprattutto ora che il progetto di Tor di Valle si avvia alla conclusione. Questo cambierebbe completamente la situazione. Già nella prossima settimana potrebbero arrivare nuovi segnali positivi dal Campidoglio. Se così fosse e se non si dovesse sbloccare la trattativa con Vitek, Pallotta sarebbe disposto anche tornare a prendere in considerazione l’ipotesi di acquistare i terreni, per i quali aveva raggiunto un accordo con Parnasi un anno e mezzo fa, sfilandosi volentieri quando è entrato in corsa Vitek. I terreni non hanno un grande volore senza lo stadio. A Pallotta, in attesa di cedere la Roma, interessa coinvolgere il maggior numero di investitori possibili. Per questo è sempre alla ricerca di nuovi soci. Inoltre, anche la ripresa del campionato ha ridato fiducia al presidente. La situazione della Roma in fondo non è molto diversa da quella di altre società, il suo pensiero. E Jim è ottimista per natura.