DOPO LE PAROLE DI PALLOTTA SI POTREBBE RIAPRIRE LA TRATTATIVA PER IL CLUB
Roma, Friedkin verso offerta cash (MilanoFinanza, 17 Giugno 2020)
di Luciano Mondellini
Le parole del presidente della Roma James Pallotta, rilasciate due giorni fa al sito ufficiale giallorosso, potrebbero aver riaperto un crinale percorribile nella difficile trattativa tra il finanziere di Boston e il connazionale Dan Friedkin per la cessione del club capitolino.
Il 29 maggio MF-Milano Finanza aveva rivelato che Pallotta aveva detto no all'ultima offerta di Friedkin, basata su un enterprise value di circa 580 milioni. Che però comprendeva un'iniezione di denaro fresco di circa 90 milioni che Friedkin avrebbe effettuato come aumento di capitale riservato.
Al netto di questa futura immissione di mezzi finanziari, l'offerta valutava quindi il club 490 milioni, di cui circa 300 milioni rappresentati da debito, mentre i restanti 190 milioni erano il valore assegnato agli asset della società. Quindi Pallotta e i suoi soci, che detengono una quota di controllo della Roma, di circa l'88%, avrebbero avuto in pagamento circa 177 milioni da un'eventuale cessione. E siccome in questi quasi otto anni da numero uno giallorosso Pallotta ha investito circa 260-270 milioni, l'operazione avrebbe significato una perdita di circa 100 milioni. Questo è stato il motivo che ha spinto il finanziere di Boston a dire no. Non a caso, nell'intervista ad asroma.com Pallotta ha confermato tutte le rivelazioni di questo giornale spiegando che «un accordo del genere non funziona con il seller-financing (ovvero il prestito concesso da parte del venditore della società verso l'acquirente, ndr). In fin dei conti, se voglio comprare una casa non mi aspetto che il venditore riduca il prezzo richiesto inizialmente per coprire i costi di tutte le ristrutturazioni che ho in mente di fare. Non è così che funziona». Poi però nella stessa intervista Pallotta ha riaperto: «Se Friedkin intendesse avanzare un'offerta tale da essere ritenuta accettabile per la Roma, lo ascolteremmo». E, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, è proprio sullo scoglio del seller financing che Friedkin è disposto a fare il salto di qualità: l'imprenditore non vorrebbe alzare il prezzo ma è pronto a pagare «cash upfront». Quindi tutto e subito. Resta da capire se questo basterà per convincere Pallotta. Al momento al lavoro ci sono i pontieri delle due parti, che stanno tentando di riaprire la negoziazione.
Questo articolo dal titolo "****, Friedkin verso offerta cash" è stato ripreso da molti media nella mattinata di oggi. Verso le 10:30 le azioni dell'as trigoria sono arrivate a segnare
rialzi in doppia cifra, per poi chiudere attorno al 3%.
Comunque, tralasciamo queste
insignificanti correlazioni tra fenomeni e concentriamoci sul brano odierno del Mondellini. Davvero un bel brano. Permettetemi per brevità di glissare sul
concetto economico di "valore della società" e su quello matematico di
moltiplicazioni (88% di 190 = 177, by Mondellini
), temi su cui il Mondellini ha già dato ampia prova delle sue sorprendenti capacità, per concentrarmi su alcuni aspetti ancora più interessanti del brano odierno.
Il Mondellini oggi ci ricorda innanzitutto che
lui l'aveva detto, guadagnando ancor più credibilità agli occhi dei lettori! In particolare, aveva detto che Dan aveva offerto a Jim 177 milioni. Jim però, avendo già
buttato ehmm, investito 270 milioni nel trigoria, ha detto no poichè, dice il Mondellini, questa operazione gli sarebbe costata una perdita di 100 milioni.
L'esempio fatto dallo stesso Jim l'altro ieri della casetta da ristrutturare calza a pennello nel brano.
Ma ecco che a guastare la scena incombe il concetto di
seller financing.
Qui la situazione si fa meno lapalissiana (non per il Mondellini, chiaramente). Jim ha parlato di seller financing ma poi ha fatto l'esempio di uno che chiede una
riduzione del prezzo d'acquisto. Sono due cose diverse!
Il seller financing è un finanziamento che il venditore fa al compratore quando quest'ultimo non può permettersi altri finanziamenti (infatti, il tasso dell'operazione è sempre superiore a quelli di mercato)
oppure quando cerca qualche "sicurezza" in più. Ora, io non credo che il proprietario di un'impresa che fattura 9 miliardi di dollari all'anno abbia difficoltà a reperire un finanziamento di 177 milioni (o 167, se fossimo avvezzi alla matematica
). Propenderei di più per il secondo aspetto, che lega il destino del venditore a quello dell'attività che sta cedendo.
In altre parole, in uno schema molto frequente di seller financing, l'acquirente corrisponde subito una parte del prezzo; la rimanente (financing) viene corrisposta in unico pagamento dopo qualche anno. Nel frattempo, vengono corrisposti solo gli interessi.
Se qualcosa va storto durante questo periodo - ad esempio per una mala gestio del nuovo proprietario oppure perché emerge qualche magagna inaspettata o semplicemente per sfiga - il venditore rischia di non rivedere più una lira.
Ma al Mondellini questi dettagli non interessano e afferma che Dan è pronto al "salto di qualità"
. In pratica, il salto di qualità consiste nel: (a) lasciare il prezzo invariato e (b) pagare tutto e subito
Ricapitoliamo. All'inizio della storia il Mondellini ci dice che l'affare è saltato perchè il prezzo era troppo basso, che lui l'aveva scritto e che Jim ha confermato tutto l'altro ieri.
Alla fine del brano però ritratta. Il prezzo non conta... quella considerazione circa la perdita di 100 milioni tutto sommato era irrilevante... il nodo vero è la modalità di pagamento! Sicuramente l'aveva pure scritto in qualche bozza di un precedente brano...