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Chi dà 190 a jim si trova in mano una cosa che vale (pare) proprio 190, ma si accolla un debito di 300. Paga, alla fine, 490, per avere una cosa che vale 190. Butta 300 dalla finestra.
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Questi dubbi che hai sono il risultato logico della lettura dei brani del Mondellini, le cui spumeggianti operazioni algebriche vengono ripetute ormai su tutti i giornali.
Provo ad aggiungere due righe a quello che ha già scritto
guido 59.
La prima cosa da tenere a mente è che il
valore di un'impresa è diverso dal
prezzo di un'impresa. Difficilmente le due grandezze sono identiche. In particolare, possono concorrere a determinare il prezzo tanti fattori che col valore dell'impresa non hanno nulla a che fare (modalità di pagamento, necessità di vendere subito, elementi soggettivi vari e così via). Ovviamente, pur se mai identiche, valore e prezzo non potranno essere molto diversi.
Il discorso che Mondellini si ostina a ribadire e che crea confusione, ovvero che Friedkin
valuta la as trigoria
570 milioni e che arriva a un prezzo di 190 dopo aver tolto da questi 570 milioni gli 80 di aumento di capitale che spetterebbe a lui e i 300 milioni di debiti, è quindi una ca***ta, che serve solo a
imbonire il magnifico bobolo. Se Dan offre 190 è perchè per lui quello è oggi il valore del carrozzone Neep, nelle condizioni in cui versa.
Stimare il
valore d'impresa è piuttosto complesso. Ci sono metodologie molto diverse, che a loro volta possono basarsi su ipotesi diverse, e che quindi conducono ovviamente a risultati diversi.
Per fare un paio di esempi semplici, un modo per calcolare il valore di un'impresa potrebbe essere attraverso il cosiddetto
metodo patrimoniale. Con questo metodo il valore è determinato dalla differenza tra le attività e le passività dell'impresa, valutate tutte al valore di mercato. A questo saldo si aggiungono anche ulteriori elementi, di natura immateriale, non riportati nel bilancio.
Un altro metodo è quello
reddituale, in cui il valore dell'impresa è determinato dalla attualizzazione di tutti i risultati economici che l'impresa genererà in futuro, ipotizzando una vita limitata oppure perpetua. Con attualizzazione intendo che un utile di 100 realizzato tra 10 anni, oggi sarà pari a
100/((1+i)^10), dove
i è il tasso di attualizzazione.
Modigliani e Miller, in un lavoro del 1958 che ha influenzato profondamente la finanza d'impresa, definiscono come sotto una serie di condizioni, del tutto irrealistiche, il valore di un’impresa sia dato dalla somma del valore di mercato delle sue azioni e del valore di mercato dei suoi debiti. Tale somma sarebbe pari al valore attuale dei rendimenti attesi in futuro.
Volendo avvicinarsi a metodi più attuali, e più vicini alla valutazione dei club calcistici, puoi dare un'occhiata all'approccio utilizzato da KPMG
(descritto qui) oppure a quest'altro riferito alla premier
(link)