È stata pubblicata una circolare dell' Agenzia delle Entrate; per mancanza di un decreto attuativo le società professionistiche non potranno usufruire delle agevolazioni sulle tasse per i calciatori stranieri. La asriomma deve accantonare subito un fondo a debito verso l'Erario di 8 milioni circa, confermi Leastsquares?
"È bastata una circolare dell'Agenzia delle Entrate a scatenare il panico, letteralmente, all'interno del mondo del nostro calcio già incredibilmente provato dall'emergenza Covid e dalle sue drammatiche conseguenze economiche. Le parole chiave di questo terremoto economico sono 4 e si collegano l'un l'altra fra le pieghe dei bilanci dei club professionistici e che, per il calcio, riguardano le società di Serie A, Serie B e Serie C. Sono: Decreto Crescita, impatriati e agevolazioni, che con un colpo di spugna sono state eliminate.
IMPATRIATI - Dal momento della sua introduzione il Decreto Crescita ha modificato e implementato una normativa già esistente e realizzata dal Governo Renzi che favoriva il "rientro dei cervelli". Per quello che riguarda i lavoratori questa dicitura è stata ampliata e modificata in "lavoratori impatriati" e quindi non solo legata agli italiani che avevano lasciato il nostro paese. Sostanzialmente il Decreto Crescita consente ad aziende e privati di ottenere delle agevolazioni per coloro che dall'estero si trasferiscano, siano pagati e tassati nel nostro paese a patto che la residenza fiscale sia mantenuta per almeno 2 anni. Uno strumento che, dopo un primo consulto con il governo, è stato fatto proprio e utilizzato anche dalle società dello sport professionistico italiano (calcio, basket e non solo).
LE AGEVOLAZIONI - La circolare dell'Agenzia delle Entrate sottolinea che per far sì che le agevolazioni valgano anche per le società sportive professionistiche manca un decreto attuativo che renda ufficiale l'accesso a questi bonus. Sì, ma a quanto ammontano? In sostanza l'accesso al regime fiscale agevolato incide sull'irpef, l'imposta sul reddito delle persone fisiche e che per i redditi superiori a 75mila euro annui corrisponde, senza agevolazioni, al 43% dello stipendio lordo. Con il Decreto Crescita si ha uno sconto del 50% sull'irpef e quindi la tassazione scende al 21,5% dello stipendio lordo. Per arrivare alla cifra netta, poi, i club sono tenuti a versare allo stato anche altre piccole percentuali che però non variano in base al decreto crescita (ad esempio lo 0,5% va destinato al sostegno dei settori giovanili).
PERDITE RECORD PER INTER E JUVE - Contando che i club hanno iniziato ad utilizzare questo strumento già per i giocatori e gli allenatori arrivati in Italia dall'estero nel corso della sessione di mercato estiva 2019, le cifre che l'Agenzia delle Entrate sarà tenuta a richiedere sono multimilionarie. Considerando le rose odierne e quindi soltanto l'annata 2020-21 chi ci rimetterebbe di più è l'Inter con 23,32 milioni di euro di differenza (fra tassazione versata con Decreto Crescita e quella che sarebbe stata dovuta senza agevolazioni) per "colpa" degli stipendi di Conte (12 netti, e differenza di 5,76 milioni), Lukaku (7,5 e 3,6), Eriksen (7,5 e 3,6) Sanchez (7 e 3,36), Vidal (6 e 3,15, Hakimi (5 e 2,41) e Young (3 e 1,44). L'altra grande penalizzata è la Juventus che ha una differenza di 21,37 milioni che derivano da De Ligt (12 e 5,76), Rabiot (7 e 3,36), Ramsey (7 e 3,36), Moarata (6 e 2,88), Arthur (5,5 e 2,65) Danilo (5,5 e 2,16) e McKennie (2,5 e 1,20).
LE ALTRE BIG - Più staccate le altre big come il Napoli che arriva a 8,62 milioni di differenza (Osimhen, Lozano, Demme, Llorente, Bakayoko e Lobotka), la Roma arriva a 7,92 (Fonseca, Pedro, Mkhitaryan, Smallin e Carles Perez) e il Milan a 7,05 milioni in cui pesano i 3,36 legati al contratto da 7 milioni netti l'anno di Zlatan Ibahimovic. Impossibile poi non considerare casi "particolari" come quello di Franck Ribery che con i suoi 4 milioni netti porta una differenza di ben 2 milioni di euro da versare in tasse per la Fiorentina.
CHI PAGA? - Le cifre, come detto vanno poi allargate anche alla stagione 2019-20 per quei giocatori che sono arrivati in Italia nel corso delle ultime due sessioni di mercato e, ovviamente, amplierà fino a sforare i 100 milioni le cifre che la Serie A (club o calciatori) dovrà versare all'Erario. Tutto a meno che un decreto attuativo urgente non sani le posizioni dello sport professionistico."