Né affari scriteriati né cessioni dolorose: il mercato passerà per operazioni selettive da valutare in base alle urgenze tecniche della rosa
Budget per ogni obiettivo La Roma studia il rilancio (Corriere dello Sport, 1° Aprile 2021)
I big restano e con un nuovo aumento di capitale i Friedkin sono pronti a dare l’ok ad acquisti mirati
di Roberto Maida
ROMA
Non fermatevi alle apparenze, perché la sostanza c’è. Sarebbe bello poterla conoscere in presa diretta, ascoltando le voci e osservando le espressioni dei Friedkin. Ma aspettando comunicazioni ufficiali, che non ci sono state dai giorni dell’insediamento alla Roma con un messaggio alla nazione, emerge un elemento fondante della strategia familiare: chiusa la stagione delle plusvalenze, comincia l’era degli investimenti. Le due cose non sono necessariamente in contraddizione, perché anche Marquinhos pagato due soldi e rivenduto a 8 volte tanto dopo un anno rappresenta in senso finanziario un investimento. Ma nel calcio non contano solo i soldi. Conta l’arricchimento patrimoniale ed emotivo costituito da un bene che resiste all’usura del tempo. Da qui la logica di medio-lungo periodo enunciata anche da Tiago Pinto: la nuova Roma non si lascia strangolare dal suo collier di diamanti. In altre parole non venderà i migliori calciatori: non Pellegrini, al quale presto verrà rifatto il contratto, non Zaniolo, non Mancini, probabilmente nemmeno Veretout e Diawara che hanno offerte allettanti. Semaforo rosso.
IL BUDGET. Non solo. Dan e Ryan, padre e figlio, vogliono seguire da vicino ogni trattativa, ogni operazione, per abbattere gli sprechi (commissioni esagerate) e autorizzare le richieste di potenziamento provenienti dall’area tecnica. Una per uno. Ogni affare avrà il suo budget, da valutare e condividere. E niente potrà avvenire fuori dal controllo della proprietà. Serve un portiere, ad esempio: via allo screening dei papabili, con l’algoritmo e anche senza. Se ci sarà da fare una spesa che comporta un indebitamento, verrà discussa. Purché sia sostenibile. Esempio: se Musso, classe ‘94, venisse giudicato il portiere giusto per i prossimi 5 anni, non sarebbe un problema accontentare le richieste dell’Udinese e dello stesso giocatore. Per altri profili, ad esempio i calciatori che hanno passato i 30, non succederà niente di simile. Il caso Smalling è un’eccezione determinata dal momento - i Friedkin si erano appena insediati - e dalla necessità impellente di un difensore che sistemasse il reparto.
I FONDI. Già ma questa politica, in piena pandemia e con una società che viene da un bilancio chiuso a -204 milioni, è applicabile? I Friedkin ritengono di sì. Perché dopo il primo aumento di capitale ne faranno un secondo. Finora i nuovi padroni hanno speso 199 milioni per liquidare Pallotta e i vari prestiti infragruppo, più 210 di ricapitalizzazione (non ancora completata). Gli effetti si sono in parte visti già nella relazione semestrale al 31 dicembre, che mostra qualche miglioramento dei conti. Ma è solo l’inizio. Approfittando del congelamento forse definitivo del fair play finanziario i Friedkin stanno provando a stringere i denti, lavorando su almeno tre fronti diversi: 1) il contenimento dei costi del personale, che mira a ridurre di almeno il 20 per cento il monte stipendi della rosa; 2) la selezione dei giocatori e dei tecnici più funzionali al piano di ristrutturazione; 3) l’incremento dei ricavi, che renda il club meno dipendente dalla qualificazione alla Champions League. La virata recente sui diritti televisivi conferma la necessità di incamerare denaro per alleggerire le perdite.
LO STADIO. Sullo sfondo, poi, si staglia la svolta-stadio. Abbandonato il progetto di Tor di Valle, i Friedkin si stanno dedicando all’individuazione della nuova area per realizzare finalmente il sogno di ogni romanista: un giardino di proprietà dove innaffiare la propria passione. Ma per quello occorre pazienza. Ancora.