Se la sindaca Virginia Raggi fa sogni in giallorosso
Passa la delibera per fare il ponte dei Congressi e la prima cittadina di Roma esulta: "Il sogno dello stadio a Tor di Valle si avvicina"
Fabio Luppino FrontPage editor, HuffPost
Cosa non si fa per quattro voti, che potrebbero essere, magicamente (il magicamente è d'obbligo, ci arriviamo), molti di più. La giunta romana approva la delibera sul ponte dei Congressi e la sindaca Virginia Raggi sogna in giallorosso (eccoci). "Il sogno dello stadio a Tor di Valle si avvicina...", ha scritto stamattina su Facebook. Cadere in tentazione a dieci giorni dal voto... Il progetto Pallotta (chiamiamolo così) non contemplava il prezioso ponte, di cui si fa menzione nell'ultima versione dei piani per Roma capitale, autore Gianni Alemanno, ma un altro. Sarebbe stato meglio dire, "ho una grande notizia per i pendolari romani della Roma-Fiumicino..." (tra l'altro quelli che vanno nell'altra direzione attraversano un ponte la cui stabilità ha bisogno di verifiche). Invece no. Perché la Raggi di passaggio nel post su Fb osserva, "miglioreremo così la viabilità in quella zona evitando che si creino code e rallentamenti" e poi aggiunge "soprattutto nei giorni in cui si giocheranno le partite".
Gli altri giorni senza fede, ma con dannazione, no. Tra l'altro il Ponte dei Congressi, stando agli esperti, proprio non serve "nei giorni in cui si giocheranno le partite". Non serve alla Roma, ma serve alla sindaca per dire che farà bene alla Roma, "uno stadio fatto bene, moderno ed ecosostenibile che porterà attraverso le sue opere connesse benefici e miglioramenti a Roma e alla vita dei cittadini", chiosa quasi commossa e trionfante la sindaca. L'ex assessore all'Urbanistica di Roma grillina, Paolo Berdini, la cui esperienza è finita precocemente per gli enormi dissensi con il quartier generale pentastellato, aveva come unico obiettivo una città il cui sviluppo andava guidato. Contro le Olimpiadi, ma anche nettamente contrario allo stadio della Roma, "non a Tor di Valle, non quel progetto, non quelle cubature, non quell'iter".
Berdini è caduto sullo stadio della Roma, oggi invece sogno della sindaca Raggi. I tifosi giallorossi sono certo magici (come la magica), ma anche molto smagati, ne hanno viste tante. Il ponte, una volta smaltite tutte le procedure, vedrà la luce, sempre che non ci siano intoppi, in almeno quattro anni, per un costo complessivo di 140 milioni di euro (soldi pubblici). Il sogno di oggi secondo un esposto presentato il 3 dicembre 2014 dalla stessa Virginia Raggi, da Daniele Frongia, Marcello De Vito e Enrico Stefano, il gotha del grillismo romano, impattava "negativamente sull'ambiente ed il paesaggio", la scelta dell'area era definita "scellerata", con una conclusione secondo cui, altro che sogni, "appare chiaro che l'intero procedimento di approvazione dell'impianto sportivo sia un'enorme speculazione immobiliare avente lo scopo fraudolento di assicurare enormi vantaggi economici a società private a scapito degli enti pubblici coinvolti", scrivevano i giovani grillini. Era, anche se l'obiezione è che poi è cambiato tutto. Davvero? Così come si è presto dimenticato che la sindaca sullo stadio avrebbe voluto consultare i romani. Era il tempo dello streaming, della casa di vetro, della Raggi indaffarata a mostrare il suo ufficio ai romani, del Parlamento da aprire come una scatoletta di tonno.
Adesso non si vede più niente, buio. Non ci resta che sognare.