Lo si diceva già nell’intervallo del topic partita, ma il discorso merita una discussione a sé.
È vero che abbiamo numerosi giocatori molto tecnici, è vero che il calcio degli ultimi anni tende sempre più a essere corale, lineare e fluido a partire dalla difesa, però…. ci sono certi momenti in cui bisogna saper spazzare la palla lontano, bisogna provare a concludere da fuori e, persino, a buttare una palla sporca in mezzo all’area sperando in una deviazione benevola (è quello che ha fatto il Bruges negli ultimi minuti di martedì e a momenti ci restavamo secchi).
Allora, perché ostinarsi nei fraseggi – sia davanti che dietro – quando le condizioni fisiche o tecniche non lo consentono? La nostra Lazio è una squadra bella, che spesso ama specchiarsi, però non è un reato evitare di andare troppo per il sottile quando si è in difficoltà. Stasera un paio di lancioni della disperazione li ha fatti soltanto Reina, mentre il secondo goal oltre che dall’errore individuale è causato dall’incapacità mentale di poterla buttare fuori o sparacchiarla lontano. Penso poi alla partita con l’Udinese, nella quale è stata ancora peggio l’ostinazione nel cozzare contro il loro muro difensivo, senza nemmeno provare a buttare una palla in mezzo all’aria.
Tutto ciò è davvero fuori dal calcio moderno? E soprattutto, è davvero inefficace dal punto di vista dell’obiettivo di vincere una partita? O è soltanto “colpa” delle mode tattiche, della mentalità inculcata ad allenatori e giocatori e magari sostenuta da qualche “scienziato” che parla in televisione?
A me questo modo di giocare sinceramente non dispiace nemmeno da un punto di vista estetico, ma appunto sembra molto più forma che sostanza. Magari non in maniera strutturale, ma quando si è in difficoltà, anche i nostri dovrebbero non vergognarsi di fare qualcosa da “vecchio calcio” e credo che l’attuale classifica ne gioverebbe.
Come ho già sostenuto più e più volte, questo modo di giocare funziona quando sei al massimo della forma e quando hai gli 11 titolari in campo.
Diversamente, insieme al modulo nel quale ci siamo impantanati peggio di Han Solo nella carbonite, facciamo enorme fatica, anche mentale.
Si nota nella nostra metà campo, quando si percepisce proprio la paura di "spazzare" nelle situazioni di pericolo potenziale, perché le direttive sono di giocare la palla, sempre e comunque.
Si nota nella metà campo avversaria, quando ci incaponiamo con triangoli e scambi per entrare in porta con la palla. Sembra sia vietato tirare da una distanza inferiore ai 5 metri. Oggi, ad esempio, SMS poteva sfondare la porta, e invece l'abitudine a mandare in porta Ciro l'ha indotto a cercare il filtrante.
Si vede, in generale, nell'incapacita' di leggere alcune partite e alcune situazioni, e il risultato è che finiamo vittima di noi stessi. Simone è bravissimo con i cambi, con le sostituzioni degli ammoniti, nel guidare la squadra da fuori in cui è unico e speciale, ma non capisco perché non riesce a uscire dal loop nel quale in alcune circostanze si incastra. Quasto non vuol dire che bisogna necessariamente cambiare, ma nemmeno non riuscire a decidere di affiancare un Escalante ad un Leiva negli ultimi venti minuti con il Brugge perché i ruoli, in campo, devono sempre e comunque rimanere fissi.
Questi difetti, che quando giriamo a mille passano in secondo piano, emergono con drammatica evidenza quando, per motivi vari, siamo sottotono.