Premettendo che i motivi economici non hanno nemmeno bisogno di essere discussi, così come la libera scelta di dedicare il proprio tempo alla famiglia, o agli allenamenti, o al pianoforte, o al gatto o al Rabbit Habit, ve lo dico, mi avete fatto sentire una razzista maleducata
E dire che io non mi ci sento manco un po' ed è tutta la vita che cerco di comportarmi e di esprimermi contro qualsiasi tipo di discriminazione, che fosse di razza o di colore o di fede religiosa o di gusti sessuali. Però pare che se vai allo stadio e non ti si rivolta lo stomaco sei connivente con chi insulta augura morte e fa i buu razzisti. Ho detto PARE, cioè si evince da molte motivazioni di chi non ci viene più.
Io mi pare che l'ho già scritto eh, quindi magari sono ripetitiva, però in 35 anni di vita ho l'abbonamento da soli 3 anni. Non che prima non andassi allo stadio, ho iniziato mi pare a 3 anni con mio padre, e fino ai 16 mi portava spesso allo stadio durante l'anno. Poi però lui si è stufato perchè "non sopporto più la gente intorno a me che crede di essere più bravo dell'allenatore". E di conseguenza la mia presenza si è affievolita, avendo avuto la maggior parte degli amici e fidanzati dell'
. Per fortuna sono sempre riuscita a raccattare qualcuno durante l'anno e ad andare sempre, ho visto vincere lo scudetto, ho visto la champions etc.
Poi però con un'amica "ritrovata" (per fortuna non nel senso di Uhlman) abbiamo iniziato ad andare spessissimo, e alla fine ci siamo convinte a vicenda a fare il salto dell'abbonamento. Che poi ci conviene pure economicamente. Ecco io ho scoperto un mondo. Lo stadio è diventata una droga. Di certo non perchè si veda bene la partita (distinti ne..) e non solo perché mi piace cantare a squarciagola, e vedere i giocatori mezzi nudi alla fine della partita
Mi piace tutto. Mi piacciono le persone che nel corso di questi anni ho conosciuto e che continuo a sentire al di la dello stadio. Mi piace il rito del pre partita con la mia amica (paninazzo trucido se giochiamo alle 15, birra e borghetti, da bere rigorosamente dentro lo stadio e quindi fatto entrare illegalmente ), il sushi dopo le partite serali, il mc consolatore dopo le sconfitte.
L'emozione di vedere Olympia che vola, cantare l'inno che mi ha insegnato mio padre, il vicino fastidioso col fischietto che con la scusa dei goal scrocca sempre un paio di baci, lo sbandieratore folle, le amiche che mi sono fatta li, i netter che ho conosciuto nel mio stesso settore e con i quali "m'ammazzo" dalle risate ogni partita.
Io mi avveleno sempre, ber i bu, per gli uhu, per i cori sugli ebrei, mi avveleno pure per lavali col foco e non ho mai insultato la madre di nessuno, tantomeno augurato la morte a lotito.
Però poi mi passa, un po' perché lo stadio non lo lascio certo a certe merde, ma soprattutto perché il piacere di stare li e di sostenere la mia squadra con la mia "famiglia dello stadio" è troppo grande per essere smorzato da 500 [...]. Per cui quando leggo
andare allo stadio era comunque un momento di gioia, di passione e condivisione. Adesso alle partite della Lazio bisogna andarci con l'elmetto: da una parte ci sono i contestatori e dall'altra quelli che contestano i contestatori. Poi ci sono i razzisti e ci sono giustamente i fischiatori dei razzisti, ci sono ahimè i fascisti che ostentano la loro idiozia e ovviamente gli antifascisti. E scusate se ho dimenticato qualche altro dualismo.
proprio non riesco a trovarmi d'accorodo, perchè per me è passione, gioia e condivisione. Anche perchè, da che mi ricordi io, ogni periodo ha avuto i suoi momenti bui. E' solo che adesso abbiamo la stampa che ci ha preso di mira e amplifica i nostri, ma mio padre tornava incazzato dallo stadio pure lui, tanto che ha smesso di andarci, e parliamo di 20 anni fa.
IMHO