In quei dieci secondi finali di ieri è racchiusa tutta la storia della Lazio, della nostra amata Lazio.
I più bravi direbbero che non c'è rosa senza spina e la storia della Lazio è la conferma, fatta di successi ottenuti sudando fino all'ultimo, ma anche di tragedie che ne hanno segnato il percorso e si alternano in maniera netta e puntuale.
Forse è proprio questo binomio che ce la fa amare in maniera così viscerale e forse è proprio per questo che il tifoso della Lazio è diverso da tutto il resto del globo, passionale, fedele, innamorato di un ideale, ma anche lunatico e pessimista e il mio di pessimismo cosmico si è materializzato al colpo di guantone di Muslera su Del Piero e puntuale è arrivato il castigo a dieci secondi dalla fine, dieci secondi dalla fine......
ma,
questa squadra mi è entrata dentro come non avveniva da anni, mi ha ridonato l'entusiasmo perduto, nemmeno quello degli anni d'oro di Cragnotti, ma quello degli anni bui, sembra quasi un paradosso, quando uno Spinozzi qualsiasi mi faceva sentire orgoglioso di amare questi colori, è come se tutto d'un tratto il mio sangue avesse ripreso a circolare e quelle centomila spille che avverto sotto la pelle, non sono di dolore, ma di vita biancoceleste che mi emoziona ancora una volta.
Al di là di tutte le critiche tecnico-tattiche giustificabilissime questa squadra merita solo applausi.
Ricominciamo.