Mamma mia.
Ricordi indelebili, meravigliosi, una felicità che sembrava non potesse finire mai.
La voce di Cucchi che rimbombava nello stadio e non si capiva nulla, l'attesa infinita e i rimproveri a chi provava a cambiare posto allo stadio, la gioia finale, le lacrime, la sera al circo Massimo con il pullman che passa e non si ferma, Nesta che sbatte le mani sulle finestra, poi Lazio Bologna, le strade, l'aria pulita, gli sguardi di intesa con i Laziali degli altri campi quando andavo a giocare a calcetto, quell'estate che cambiò tutto, nel bene e nel male, e che aprì una nuova fase del tifo e della storia della Lazio.
A chi non ha avuto la fortuna di vivere quel periodo, suggerisco di diffidare da video, immagini, tabellini, etc.
Fatevi trascinare dai racconti di chi l'ha vissuto, perché certe sfumature, certi momenti, certi gol e certe situazioni sono impossibili da riconoscere su un video o su un articolo.
Quell'anno è stato come entrare in un film e accorgersi solo dopo che il nostro ruolo era quello dei protagonisti assoluti.
E come si fa a spiegare una roba del genere?