Sarà che le cose in campo vanno male, che mi vien voglia di parlare più del passato che del presente.
Comunque prendo spunto dalla lista letta in altri topic di tutti gli allenatori dell'
era Lotito, per allargare il campo.
In tutti questi anno (non vado oltre perché è da lì che ricordo di aver visto partite della Lazio, e non vorrei mettere Maestrelli in lizza), qual è stato il miglior allenatore che avete visto sulla nostra panchina?
risultati, gioco, carisma, rapporto con l'ambiente: mettete tutto nel calderone e tirate fuori i vostri preferiti.
Possiamo fare anche un gioco, se però collaborate contando il punteggio mano a meno che posrtate: sceglietene tre e metteteli in ordine, diamo 5 punti al primo, tre al secondo e uno al terzo. Ogni volta che scegliete, e quindi assegnate punti, aggiornate la classifica che trovate nel post precedente.
Sono curioso di capire chi è il Mister che è rimasto nei cuori della gente in questi 40 anni.
Ecco la lista:
Eugenio Fascetti
E' l'unico a non aver allenato la nostra in Serie A. Solido e concreto, disponeva di una squadra di buona tecnica per la categoria. Il suo nome è legato alla storica salvezza del -9, una stagione che sembrava poter dare alla Lazio addirittura prospettive di promozione, ma che invece rischiò di chiudere in tragedia la nostra storia. A lui il merito di aver creato un gruppo solido e di aver gettato le basi per la promozione, l'anno successivo. Ancora poco chiari i motivi che gli impedirono di allenare la Lazio neopromossa.
Giuseppe Materazzi
A sorpresa sulla panchina della Lazio al suo ultimo ritorno in A, proveniva dal Pisa ed aveva il profilo giusto per puntare alla salvezza. Mister X nella sua prima stagione, in una Lazio che segnava col contagocce (ma che, almeno inizialmente, perdeva poche partite), un po' meglio nella seconda. Ma in tempi in cui Calleri parlava di UEFA pur non avendo una squadra all'altezza, Materazzi non andò mai oltre una salvezza relativamente tranquilla. Suo il merito di aver puntato forte sui giovani, con gli esordi in A del portiere Fiori, di Paolo Di Canio e del centravanti Antonio Rizzolo, per ricordare quelli che giocarono con maggiore continuità. Probabilmente il limite maggiore fu l'impiego da ala tornante di Gustavo Abel Dezzotti, la cui carriera dimostrò successivamente che avrebbe potuto ricoprire un ruolo da protagonista in quella Lazio.
Dino Zoff
Reduce da una Juventus vincitrice in Coppa Italia e Coppa UEFA, Dino venne accolto come un liberatore. Primo nome importante sulla panchine della Lazio, primo personaggio di spessore internazionale. Con Calleri non si schioda dal trend di Materazzi, migliorando il trend di crescita degli anni precedenti ma con una Lazio sempre decente comprimaria. Inizia ad allenare giocatori di maggiore qualità, a Ruben Sosa si aggiungono Riedle, Doll, Gascoigne, Winter, Stroppa, anche se per lui fra gli imprescindibili igurava sempre Bacci. Ma pur non regalando mai un gioco particolarmente spumeggiante, farà il salto di qualità con Cragnotti, che punta su di lui ( su Signori) per la sua prima Lazio. Sarà l'allenatore che riporterà la Lazio in UEFA. Poi, sostituito da Zeman passerà dietro la scrivania. Richiamato due volte,in sostituzione di Zeman e poi di Eriksonn, salverà entrambe le stagioni con scelte semplici (l'inserimento di Venturin per Rambaudi, l'innesto di un'ala destra pure come Poborsky) portandola Lazio in UEFA e, nel 2001, arrivando a contendere lo scudetto alla Roma sino all'ultima giornata.
Zdeneck Zeman
L'arrivo del boemo, artefice del Foggia dei miracoli, fu salutato da tutti con grande entusiasmo. La sua Lazio è una delle più spettacolari che si ricordi, capace in quegli anni di sotterrare di gol anche la Juve e il Milan. Zeman mise nel carniere un secondo e un terzo posto, guadagnati tuttavia sempre a distanze siderali dai vincitori e senza mai dare, nemmeno nelle coppe, la sensazione che la squadra potesse essere competitiva per la vittoria. A lui dobbiamo soprattutto l'acquisto di Pavel Nedved e Jose Chamot, ma anche la consacrazione di Nesta. Quando la Lazio venne ridimensionata tecnicamente, Zeman incappò in una stagione negativa, in cui le sconfitte e i gol incassati quasi sempre in contropiede, lo portarono all'esonero. I molti laziali delusi, che allora coniarono il termine "Zemaniani", non gli perdonarono mai di aver firmato con la Roma dopo due mesi. Tutti glia latri non gli perdonarono la sconfitta Tenerife per 5 a 2.
Sven Goran Eriksonn
Se a contare fossero solo i risultati, non ci sarebbe storia. Sven è l'allenatore più vincente della nostra Storia. Eppure in quegli anni furono in molti a pensare che fosse proprio il tecnico a rappresentare il limite di una squadra a dir poco stellare. Duttile e meno fondamentalista del tecnico che aveva vinto con Goteborg e Benfica, l'Eriksson laziale è reduce dalle discrete stagioni italiane con Roma, Fiorentina e Sampdoria. Si affida a Mancini e provoca la rottura con Signori, che sarà ceduto dopo tre mesi di convivenza. Si ricrede su Nedved, che diventerà un suo inamovibile. Cambia modo di giocare in ognuna delle tre stagioni: Lazio compatta e contropiedista con Boksic sugli scudi nel '98, spettacolare e potente fisicamente nel '99 con Vieri e Salas, tecnica e grintosa nel 2000, quando nel finale di campionato abbandona il 4-4-2 rodatissimo per provare un 4-5-1 che sfrutti la buona vena di Inzaghi e i piedi fatati di uno dei reparti di centrocampo più forti del calcio mondiale. Vero signore, forse poco carismatico nello spogliatoio, non raggiunse mai la considerazione di Lippi e Capello, negli anni precedenti vincenti su piazze ben più abituate al trionfo. Amaro l'addio con l'approdo alla Nazionale inglese, ne segnerà il declino nella scena internazionale.
Alberto Zaccheroni
Subentra nel 2001 a Dino Zoff, dopo solo quattro giornate. La Lazio, seppur ridimensionata, conta ancora su giocatori di valore mondiale come Peruzzi, Nesta, Stam, Couto, Mihajlovic, Stankovic, Crespo e Claudio Lopez. Non viene accolto bene: in molti ricordano, più che gli ottimi risultati all'Udinese, lo scudetto vinto al Milan nel '99, proprio a scapito di una Lazio danneggiata clamorosamente da arbitri e da partite per lo meno sospette. Alla fine, battendo l'Inter nella famosa partita del 5 maggio, centrerà la qualificazione UEFA, ma di lui si ricorda soprattutto il disastroso derby dell' 1 a 5, con la scellerata scelta di mettere Dino baggio terzino destro con Colonnese e Gottardi in panchina.
Roberto Mancini
E' un alleatore quasi esordiente, ma grazie al suo recente passato di leader in campo, trova subito il feeling con l'ambiente. La paura che non sia pronto e che le cssioni di nesta e Crespo possano ridimensionare la Lazio, che attraversa un travaglio economico che pare infinito, viene presto cancellata: la Lazio gioca benissimo, e alla decima giornata va addirittura in testa al campionato. Finirà quarta, centrando la qualificazione in Champion's league, vitale per le casse societarie e arrivando alla semifinale di Coppa Uefa, eliminata dai futuri campioni (Uefa e Chamion's League) del Porto di Mourinho. Cragnotti passa la mano e in un ambiente compatto ancora di più che nei recenti anni d'oro, guidato da Baraldi Longo e Pessi per conto di Capitalia, Mancini vince la Coppa Italia. In questo biennio si consacra Stankovic, ma Mancio ha soprattutto il merito di recuperare giocatori finiti ai margini come Fiore, assoluto protagonista, e Cesar.Nella sua seconda stagione fallisce la qualificazione in Champion's League perdendo alcune partite con scelte che ancora oggi, gridano vendetta (vedi Brescia). E' l'alleatore che ha vinto di più in carriera dopo essere stato alla Lazio, probabilmente il più vincente di sempre ad essersi seduto sulla nostra panchina.
Domenico Caso
Nomen Omen, si ritrova allenatore della prima squadra per caso, quando dopo il salvataggio di Lotito, è lui che accompagna i giocatori in una tournè estiva in Giappone fissata da tempo. Con una squadra costruita male e in piena emergenza, ma potendo comunque contare su gente del calibro di Oddo, Peruzzi, Couto, Liverani, Giannichedda, Dabo, Simone Inzaghi, Pandev, Bazzani e Paolo di Canio, Mimmo pare non avere il carisma necessario per imporsi, né la necessaria chiarezza tattica per dare una fisionomia alla squadra. Si scontra con Di Canio e viene esonerato prima che finisca il girone di andata.
Giuseppe Papadopulo
Rimette in piedi la barca che rischiava di affondare subentrando a Caso, poco di più. Ma come allenatore esordisce in un derby, il 6 gennaio, che vede una Lazio malandata e imbottita di riserve battere la Roma 3 a 1. A lui si deve l'intuizione di Giannichedda centrale difensivo, come quella di Antonio Filippini terzino destro. ma oltre al carattere, non c'è altro, e alla fine dell'anno non viene riconfermato.
Delio Rossi
Reduce da una stagioe che lo ha visto retrocedere con onore alla guida dell'Atalanta (di Makinwa!), Delio riporta la Lazio in Europa con un gioco spumeggiante, basato sul rombo di centrocampo, le intuizioni di Mauri e i gol di Rocchi e Pandev. Dopo la penalizzazione che esclude la Lazio dall'EL, Delio arriva terzo in campionato, riportando la Lazio a disputare la Champion's League per l'ultima volta. L'esplosione di Pandev, che non si ripeterà più a quei livelli, è forse il suo principale merito. E'anche l'unico a poter contare su uno Zarate straordinario. Le ultime due stagioni non sono fortunate come le due precedenti, sebbene culminate con la vittoria della Coppa Italia.
Davide Ballardini
Passa pochi mesi sulla nostra panchina prima di essere esonerato, a Dicembre. La sua è una Lazio in gravi difficoltà, figlia dei contrasti interni che vedono calciatori importanti epurati e ai margini. Spesso affida la chiavi del centrocampo all'inedita coppia Baronio-Kolarov. Riesce a vincere la Supercoppa Italiana a Pechino contro l'Inter del triplete, ma dopo due vittorie in campionato la Lazio si inceppa e crolla in piena bagarre retrocessione. Si riprenderà con il suo successore, ma anche con l'innesto di quattro titolari (Biava, Dias, il reintegrato Ledesma e Floccari), sui quali Ballardini non ha mai potuto contare.
Edi Reja
Quando arriva in molti tremano: non ha il cv per garantire i risultati che la Lazio si aspetta. Complice un deciso e radicale rinforzo della rosa, risale la classifica e centra la salvezza senza troppi patemi. Con un calcio semplice, che gli frutterà l'appellativo di Minestraro dai suoi detrattori, Reja mette insieme una media punti invidiabile, che porterà la Lazio a sfiorare per due volte (una volta addirittura fallendola per la sola differenza reti!), la qualificazione alla Champion's League. Due anni dopo il suo allontanamento verrà richiamato al capezzale della Lazio per salvarla dalle cattive acque in cui l'ha lasciata Petkovic, e con una media punti all'altezza delle precedenti arriverà a sfiorare la qualificazione all'Europa League. Per molti è l'uomo di calcio che mancava a Formello da troppi anni, per altri è un mestierante incapace di valorizzare la rosa. Dalla sua la media punti notevole, ma pesa anche il limite di non aver mai puntato sui giovani.
Vladimir Petkovic
Chi è? si chiedono tutti quando viene annunciato il suo nome. Reduce da esperienze in chiaroscuro in svizzera, Petko conquista tutti con il carattere deciso ma gentile, gli occhi limpidi e il fare signorile ce ricorda Eriksson. La sua prima Lazio è stellare e nel giorone di andata, con sprazzi d grande spettacolo, contende addirittura lo scudetto alla Juventus di Conte, centrando il record di punti per la Lazio al giro di boa. Fa bene nelle coppe, cetrando i quarti di finale di EL,impresa che mancava dai tempi di Cragnotti, e vincendo la Coppa Italia del 26 marzo, che passerà alla storia come la coppinfaccia ai rivali romanisti. In mezzo però, una squadra che si perde, che fa un girone di ritorno disastroso e che l'anno successivo non inverte il trend, fino all'esonero di dicembre, dopo una serie lunghissima di sconfitte e pochissime vittorie in tutto l'anno solare.
Stefano Pioli
C'è chi sogna Mancini, chi si accontenterebbe dell'ottimo Donadoni visto a Parma, e invece arriva Pioli. Per molti una scelta sensata, è un tecnico che viene da un'esperienza positiva nel Bologna, sebbene abbia alle spalle molti esoneri. Pioli sa che è la sua occasione, e già in ritiro fa capire di volersi calare alla grande in questa avventura: fa cantare l'inno alla squadra, punta forte sul gruppo. La scelta paga, dopo un avvio difficile la Lazio scala la classifica, scopre Felipe Anderson, compatta l'ambiente come mai nei tempi di Lotito e porta i tifosi allo Stadio, a Formello, alla Stazione Termini: ovunque ci sia la Lazio di Pioli, nella stagione della maglia bandiera , ci sono i tifosi. La lazio vince e convince e dopo aver assaporato l'idea di sorpassare la Roma al secondo posto, chiude terza ad un punto e centra il preliminare di Champion's League. Contemporaneamente una grande cavalcata in Coppa Italia viene interrotta ad un passo da trofeo dal doppio palo di Djordjevic ai tempi supplementari contro i vicecampioni d'Europa della Juventus. L'anno successivo qualcosa si rompe, il preliminare vede la Lazio sconfitta così come la finale di Supercoppa, in campionato le cose vanno male e la Lazio a dicembre perde quasi una partita su due. In Europa League le cose vanno meglio e vince d'autorità il girone, il resto è cronaca.
E questi sono i miei voti (che, essendo l'unico a votare, coincidono con la classifica parziale
):
5 punti: Roberto Mancini
3 punti: Eugenio Fascetti
1 punto: Sven Goran Eriksson
Se avessi votato a giugno, Pioli sarebbe stato in testa.