Dopo una assenza durata anni finalmente torno a vedere la mia Lazio dal vivo. Nella mia testa il conto alla rovescia è iniziato da molto ma ne ho preso realmente coscienza in questi ultimi due giorni.
L'ultima volta che ricordo di aver messo piede all'olimpico ero ancora molto piccolo. Era il ritorno di coppa uefa, Lazio-Porto. All'andata ne avevamo buscate , e al ritorno Mourinho riusci comunque ad incartarcela. Ricordo il rigore di fiore sbagliato, anche se dalla curva nord, per noi piccini fu difficile vederlo, avevo appena compiuto 11 anni. Lo stesso anno entravo in prima media, e mi ritrovavo come tanti ad essere l'unico Laziale in una classe di 25-26 sconosciuti e romanisti. Ma era ancora la Lazio di Mancini, c'era poco da scherzare. In campo c'erano ancora Stankovic, Simeone, CLAUDIO LOPEZ. Che idolo, e per tutti gli anni della mia fanciullezza ho sempre indossato il suo nome e il suo numero. Quante volte con quella maglia addosso mi hanno chiamato con un nome diverso dal mio, e solo in quei casi non me ne sono mai dispiaciuto.
"Claudio!" , "Claudio!"
Chi lo faceva apposta, chi per ignoranza. Ma non importava. "El piojo lo chiameno" Mi disse mio padre, e quando gli chiesi il perchè
" Perchè è cosi veloce che non lo prendono mai, come un pidocchio".
E cosi feci anche io, in campo come "El piojo", con la maglia con scritto "Claudio" , senza fermarmi mai. E senza mai farmi prendere. Contro tutti e chiunque, più forte, più tecnico, più tattico. Non importava, a me bastava correre per avere un vantaggio sugli altri.
E allora come adesso, mi gusto ogni momento che mi consente ancora di avere un pallone tra i piedi e dei compagni con cui provare a scordarsi per un oretta e poco più del resto dell'universo,
Nonostante gli anni rimango il più veloce e non mi lascio andare anche per questo. Per continuare a correre come "El piojo".
Quella stessa estate dovetti abbandonare Roma, e mettere un mare tra me e l'olimpico, e non solo ovviamente.
Di nuovo, l'unico Laziale su una classe di venti ragazzini. E ce trovo pure romanisti, incredibile.
In più: la fine di un era, la Lazio tutta da ricostruire. La colletta. Le manifestazioni. Tutto questo mentre io facevo le valige.
Niente più Lazio all'olimpico. Niente più partite a casa dei cari amici. Quando ti ritrovavi, la domenica pomeriggio, con gli adulti sul divano e noi, seduti ai loro piedi sul tappeto, a dimenticarci anche dei giochi pur di vedere quei colori fantastici, ad aspettare solo che la Lazio ci facesse battere il cuore sempre più forte. O il sabato sera, quando potevamo rimanere svegli più del dovuto.
La Lazio mi ha insegnato che per quanto una persona sia umile, non deve mai vergognarsi di esserlo. I Laziali mi hanno insegnato che è possibile essere sconfitti, ma non per questo bisogna sentirsi arresi.
La Lazio, in questi anni di torti , in un calcio pieno di interessi e gonfiato da soldi sempre più sporchi, anche grazie Lotito, mi ha permesso di credere in uno calcio diverso da questo, più simile al "nostro".
E questi ragazzi, mi fanno divertire come mi diverto io quando gioco a pallone.
E quel ragazzino seduto in panchina che vorrebbe stare in campo insieme agli altri, e che l'ultima volta che misi piede all'olimpico c'era, ed era proprio in campo, a lui vorrei dire solo che non importa se in campo non ci va più. Vorrei dire , grazie Simone, ma adesso corri, corri e sii più veloce di tutti gli altri.
Nonostante la distanza che tutt'ora mi separa dalla Lazio, la Lazio è sempre dentro di me. E forse proprio grazie a questa distanza, niente e nessuno potrà mai dividerci.
Per ognuno di noi la Lazio è qualcosa, per me la Lazio è qualcosa che crea ricordi bellissimi, e finchè sarà cosi, non rinuncerò mai a lei.
Tutto questo per dire che dopo 14 anni torno a vedere la Lazio, anche se non all'olimpico.
Ma per l'olimpico è ancora troppo presto, già sarà dura trattenere le lacrime all'entrata in campo dei nostri al Dall'Ara.All'olimpico credo che ancora non me regge la pompa, cantate troppo, rischio de schiattà dall'emozione a ogni coro.
Scusate lo sfogo,ma volevo concludere dicendo che secondo me la Lazio non si discute e non si ama.
La Lazio ha bisogno di essere, punto. E lo può fare dentro ognuno di noi.
Siate la Lazio.