Sono abbastanza d'accordo con bak.
Siamo stati danneggiati in quattro partite di fila, e credo anche in malafede, ma non possiamo lasciarci condizionare dalle ingiustizie. Noi tifosi e soprattutto la squadra.
Sarò antipatico, sappiatelo, e ho voglia di parlare un po' di pallone.
Escludendo la partita con la Samp (ottima) e il derby, che comunque pur non brillando stavamo tenendo in parità e ci è sfuggito per un episodio, con Fiorentina e Torino non ho visto la stessa Lazio di inizio stagione.
La squadra mi è sembrata un po' lunga, a volte spezzata in due. Abbiamo preso troppi contropiede. Abbiamo attaccato con tanti giocatori e le volte in cui abbiamo perso palla, a centrocampo c'era solo Leiva a contrastare (ed eventualmente Parolo, costretto però a rincorrere gli avversari lanciati verso la nostra difesa).
Non credo sia dovuto a stanchezza.
Forse le altre squadre hanno capito qualcosa del nostro gioco. Per esempio, una delle armi della Lazio è il lancio sull'esterno. Ma se gli avversari, nella zona in cui l'esterno dovrebbe ricevere la palla, tengono fisso il terzino, l'azione perde velocità.
Altra sensazione che ho avuto è che ci siamo presentati a queste partite con meno umiltà rispetto all'inizio del campionato. Umiltà che è stata una dote fondamentale della squadra per stare insieme alle altre in testa alla classifica.
Forse abbiamo pensato di essere più forti, di dover lottare per lo scudetto, magari ne abbiamo sentito il peso.
E va bene attaccare in tanti, anzi mi piace molto, ma bisogna anche difendere in tanti.
Insomma, capisco che non è facile in questo momento, ma la squadra deve pensare che può crescere ancora. Se pensa di meritare un posto in Champions deve essere più brava ad affrontare gli avversari che non le concedono spazi, deve essere più paziente e non permettere all'arbitro di turno, lurido che sia, di farla innervosire.
Se noi siamo nervosi, non dipende dall'arbitro, dipende da noi.