Povero Bocca, che giornata demmerda, oggi per lui.
Costretto a scrivere un articolo sull'eroe del giorno da mettere in Hp su merdpubblica, non riesce a far altro che una clamorosa ( e malcelata) rosicata.
Ve lo riporto, così non gli regalate neanche un clic.
Immobile, il centravanti già rinato tre volte
Dalle gioie del Pescara di Zeman e al Torino, alla Lazio e Nazionale, passando per le delusioni con Borussia Dortmund e Siviglia
ROMA - "Ciro! Ciro!" (Sandra Milo's feat, Rai TV1990). E poi ancora "San Ciro" - che un po' è una parodia di San Siro, ma ci sono anche un San Ciro martire, un San Ciro patriarca di Costantinopoli, e un San Ciro vescovo di Cartagine - il fumettistico "SuperCiro" e "Ciro il Grande", addirittura l'imperatore persiano. Si potrebbe aggiungere ancora il barzellettistico "Ciro a papà" e parodiando un famoso spot pubblicitario con Gerard Depardieu: "Ciro! Tengo 'o core italiano".
Insomma oggi c'è soltanto lui o quasi. Campeggia da tutti i siti, le tv, i giornali italiani. Tanto, tantissimo, un diluvio di Ciro Immobile, 26 anni di Torre Annunziata, uno che dal calcio della costiera amalfitana (Salernitana, Sorrento) è passato a quello della Juventus - chiamato guarda caso da un altro Ciro, Ferrara - senza averla quasi mai vista, cominciando a rimbalzare da una società all'altra, facendo gol, attraversando parecchie crisi d'identità, e spesso moltiplicando i guadagni non solo per se stesso ma soprattutto per i club che lo hanno comprato, preso in prestito e rivenduto, come un pacchetto di azioni di borsa, giocando su rialzi e ribassi. La Juve è da anni alla ricerca di un grande attaccante italiano, alleva giovani italiani in varie squadre italiane (Zaza, Immobile, Berardi solo per citarne alcuni recenti), ma poi alla fine la selezione è terribile, e nessuno può reggere il confronto con Tevez o Higuain. E dunque il sole della Juve è tramontato presto, è stata quasi solo un'illusione.
Alla fine uno come Ciro Immobile, ex ragazzo dal gol facile ma oppresso dall'incubo di farne tanti almeno quanto è costato, diventa un assegno circolare da girare di mano in mano, magari posseduto da due club contemporaneamente, oggetto di estenuanti tira e molla che non si interessano per nulla ai suoi gol ma soprattutto ai milioni da lucrarci o almeno non perderci sopra. Quando la Juve cedette la sua metà al Torino di Urbano Cairo che poi se lo rivendette per intero al Borussia Dortmund (2014) Ciro valeva 19,4 milioni di euro. Adesso che Claudio Lotito lo ha portato alla Lazio per meno della metà - 9 milioni - il presidente già pregusta l'affare fatto per aver comprato tutto sommato un bel pacchetto di gol a basso costo. Quattro gol alla settima di campionato è sicuramente un bell'inizio. Sembrava che il destino di Ciro Immobile fosse quella della pallina da flipper, oggi la Juve, domani il Siena, il Grosseto, il Pescara, il Genoa, il Torino, il Borussia Dortmund, il Siviglia, la Lazio e via così. Partenza e ritorni random, gol sparsi senza una particolare strategia. Se a 26 anni hai già girato 10 squadre, un po' alla Bobo Vieri o alla Balotelli, vuol dire che il tuo destino è quello dei gol un tanto al chilo. E non è nemmeno detto che a questo destino sfugga davvero, e che metta davvero radici a Roma.
Di sicuro quella attuale è la terza esplosione o terza rinascita che dir si voglia. La prima fu con il Pescara di Zeman che nel campionato di serie B vinto quattro anni fa, lanciò appunto due ragazzi assai talentuosi: Verratti e Immobile. Che oggi si ritrovano insieme a far da spina dorsale alla nuova nazionale. In serie B Ciro arrivò a fare 28 gol. Ma mentre Verratti da lì approdò direttamente al Psg che ci investì subito sopra una dozzina di milioni, Immobile cominciò a rimbalzare come una pallina da flipper, praticamente azzeccando una sola altra grande stagione, quella dei 22 gol col Torino (2013-2014) che gli bastarono a vincere la classifica cannonieri.
Andò al Borussia Dortmund bevendo champagne sull'aereo insieme ai Moggi padre e figlio, e se ne tornò via accusando tutti - Klopp compreso - di non averlo capito: "Anche perché il tedesco è una lingua difficile". E facendo la classica figura del ragazzo italiano che vuol vivere nella bambagia, ma facendo male dà la colpa agli altri. E al Siviglia andò addirittura peggio, anche meno di una meteora. Praticamente nulla.
Nella sostanza solo il maestro Zeman col Pescara e il placido Ventura col Torino ne hanno tirato fuori il meglio. Nonché una ricca manciata di gol. Già agli Europei si vedeva però che il ragazzo aveva ritrovato un po' della vecchia e antica bullaggine, lo stesso Ventura - paradossalmente - ci ha messo troppo a capire che non c'era tempo da perdere nello smontare la vecchia nazionale e ricostruirla col meglio che passava il campionato. I gol che Ciro ha segnato in Israele e in Macedonia lo hanno salvato. E magari gettato una base un po' più stabile per il futuro. Esattamente due anni fa, forse al momento massimo della sua ancor breve carriera Ciro Immobile faceva coppia in azzurro con Zaza. Come del resto adesso la fa con il Gallo Belotti. Gli fu chiesto di darsi una definizione alla Marzullo. "Beh, siamo una coppia ignorante", rispose.