Questa del fischiare i giocatori è posta sempre sotto la luce di un grande malinteso. È legale, legittimo fischiare? È vero che questi sono ragazzi privilegiati che con quello che guadagnano devono essere pronti a critiche anche dure?
Le risposte sono tutte Si.
Ma da tifoso che deve auspicarsi i successi della propria squadra, ha senso fischiare? Aiuta il giocatore? A mio avviso assolutamente no. Non lo mostra solo la storia, ma anche le basi di psicologia.
Chi fischia un giocatore laziale allo stadio per me è una merda romanista.
Oh, sono molto d’accordo che il tema sia questo.
La questione è che il tifoso non è un meccanismo perfettamente razionale dell’equazione. E secondo me sarebbe assurdo considerarlo così.
Il tifoso è ciò che fa girare la giostra con la sua passione irrazionale.
Ha tutto il diritto di sbroccare come un pazzo. Per me.
Perché è proprio il carattere irrazionale, per certi versi folle, della sua passione a permettere cose che altrimenti non farebbero andare avanti il circo.
Se fosse perfettamente razionale e quindi facesse l’analisi costi/benefici delle sue azioni, probabilmente direbbe “ma chi me lo fa fare in un campionato dove vincono sempre gli stessi tre”.
Ecco, siccome si chiede, a volte si pretende, che il tifoso non ragioni così ma si dia per intero, spassionatamente, mi sembra abbastanza illogico poi pretendere che si trasformi in agente perfettamente razionale in situazioni come questa.
Per me non si può distinguere il tifo accalorato, passionale, sempre presente, dagli sbrocchi, dal “ma che cazzo fai, [...] di merda” strillato in quel momento. Ci sta.
Fa parte del gioco. è un pacchetto.
E se anche uno scinde non può arrogarsi il diritto di pretendere “fate come me”, soprattutto quando è sempre pronto a dire agli altri che assolutizzano il proprio io. Il bue che dice cornuto all’asino (non ce l’ho con te, ma con carib, per essere espliciti, che a me piace esserlo sempre).
Ovviamente, torno a ripeterlo perché ci tengo, se questo non sfocia in cose inammissibili perché aprioristiche.
Non ha senso, ad esempio, fischiare un giocatore PRIMA che offra una prestazione.
Oppure andarlo a pizzicare in un locale o a casa.
Io rivendico la genuinità del momento sacro della partita.
Lì non vale tutto, ma vale la passionalità del momento. In quel momento c’è un rapporto particolare col giocatore fatto di pathos. In quel pathos ci sta l’insulto.
Ci sta perché senza di quello il tifoso sennò diventa spettatore che applaude.
Lo so, c’è chi lo preferisce. A me fa veramente orrore e preferirei vedere il calcio fallire che trasformato in uno sport “all’americana” (per capirsi sul ruolo dello spettatore, al di là dell’aspetto affaristico che comunque è legato)