Tutto condivisibile.
Una solo cosa si può aggiungere: il confronto con i modelli di gestione di Napoli e Atalanta - entrambi di fatto esenti da indebitamento e aumenti di capitale, nel lungo periodo.Tralasciamo la Bergamasca (una piazza con differente blasone storico - il che porta anche a contenere i costi - un settore giovanile coltivato per decenni a fronte di una prima squadra spesso modesta, etc).
Il vero confronto - al momento: escludiamo le strategie di crescita legate al lungo periodo: stadio, settore giovanile, espansione del patrimonio infrastrutturale, etc - va fatto col Napoli:- alte aspettative della piazza.
- stadio comunale e nessun piano di un nuovo impianto all'orizzonte.
- settore giovanile modesto.
- rosa mediamente mai giovanissima.
- una struttura di costi (tutto il cucuzzaro sulla prima squadra) e ricavi comparabile a quella della nostra squadra (predominio di diritti tv e premi Uefa - col vantaggio però di essere l'unica società di livello in un contesto metropolitano, per il Napoli: beneficio in termini commerciali e sponsor).
- modesta valorizzazione ed esposizione mediatica - per lo più conflittuale con le grandi testate stampa e tv.
- solida situazione patrimoniale: il Napoli soprattutto grazie a un parco giocatori mediamente di alto livello; la Lazio anche grazie a proprietà immobiliari di pregio (la Grande Formello) sebbene pesi ancora il debito pendente col Fisco, a fronte comunque di un indebitamento finanziario contenuto.
- società gestita sempre con metodo padronale, ma con una notevole variazione nella direzione sportiva e tecnica, comunque coerente. De Laurentiis è un rampollo di una famiglia industriale rinomata, ma ormai in declino. Le critiche al suo operato però non sono tanto diverse da quelle che sentiamo dalle nostre parti:
https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Napoli/21-04-2022/napoli-de-laurentiis-spalletti-idillio-entrato-pausa-440143203056.shtml /
https://www.rivistaundici.com/2013/09/02/i-nuovi-mostri/. La tifoseria napoletana più calda e non solo - non a caso - non ama il Padre-Padrone De Laurentiis e vorrebbe liberarsene. Dicono che lui non li capisce; che è un "romano"; che sfrutta le tasche della passione dei napoletani; che è tirchio; che è cafone; un pappone; etc etc.
Tuttavia, negli ultimi dodici anni il Napoli ha disputato sei volte la Champions League (di cui una prossima e una svanita all'ultima giornata la passata stagione: seppur si sia trattato sempre di avventure mediocri); il Napoli ha lottato in almeno tre occasioni per lo scudetto; il Napoli ha vinto svariate coppe nazionali. Ha sempre raggiunto una qualificazione europea, con relativo agio.
La chiave del relativo successo napoletano sta: negli investimenti sul calciomercato e nel monte-ingaggi; trainati dalla rivalutazione del valore della squadra per mezzo della partecipazione assidua alla CL; che permette di rivalutare anche il proprio parco-giocatori e realizzare più sostanziose plusvalenze da reinvestire nelle voci di spesa sopra citate; nonchè il valore del marchio del club, aumentando il potere contrattuale in sede commerciale.
L'ingaggio di ottimi allenatori, più o meno di grido, e la coerente perseveranza nello sviluppare un calcio di un certo tipo (da Benitez in poi: 4 difensori e gioco propositivo) ha fatto il resto.
Propongo la consueta classifica degli investimenti sul calciomercato (2012-2022) per rendersi conto delle proporzioni: il Napoli ha incassato e speso oltre il doppio della Lazio, con un disavanzo in termini di saldo dei pagamenti circa quattro volte più grande della nostra squadra. Tralasciamo la crescita del monte-ingaggi, sempre a loro favore sia nel breve, medio che lungo periodo.
https://www.football-observatory.com/IMG/sites/b5wp/2021/wp367/en/È normale che in questo arco di tempo il Napoli ci sia arrivato praticamente sempre davanti (9 volte su 12, dal 2010).Questo è il cavallo di battaglia di @Leastsquares e altri qui dentro: crescere per mezzo di una "scientifica" ed "efficiente" gestione delle plusvalenze e dei ricavi da "player trading".Bisogna fare ciò sistematicamente, per far aumentare il volume dei ricavi - non un grosso incasso ogni tot.anni - con l'obiettivo di agganciare con maggiore frequenza il grande palcoscenico europeo:
la CL è il bancomat (primario e secondario) del calcio continentale - in alternativa, bisogna fare regolarmente percorsi di alto livello nelle coppe europee minori. L'Europa - in linea generale - vale economicamente e dal punto di vista del prestigio del marchio più di qualsiasi successo in una competizione nazionale, a maggior ragione se non si tratta dello Scudetto.
Ma servono strategia e competenza per saper padroneggiare la leva del "player trading": perchè tale modo di gestire il mercato è più rischioso e bisogna saperlo fare.
Ma è il solo modo per far aumentare considerevolmente il volume delle risorse da destinare al parco-giocatori, se non si dispone di: uno stadio di proprietà che moltiplica i ricavi commerciali; un settore giovanile di alto livello; sponsorizzazioni "garantite" o agevolate dalla proprietà; piani d'indebitamento strategico con annessi aumenti di capitale.
Chi è il più restio ad assumersi rischi: Tare o Lotito? Io dico Lotito. Ma non è detto che Tare sia la persona adatta per fare questo tipo di lavoro - e non è un discorso di bravura in termini assoluti, bensì relativi.
Anche saper vendere (per sostituire e rinforzare) è infatti un'arte con cui non si nasce imparati: sia a livello presidenziale (in termini di mentalità dell'imprenditore) che di gestione da parte dei dirigenti (quanto a competenze e metodo di lavoro).