Grazie a te per l'attenzione, tyche :-)
I piccoli-medi imprenditori alla Lotito - quelli attempati soprattutto - hanno generalmente i loro difetti (visione padronale dell'azienda, scarsa propensione alla cooperazione, debole predisposizione all'innovazione, beghe politico-giudiziarie da azzeccagarbugli, etc, etc)
ma pure i loro pregi (in primis, quello d'intendere la propria attività in termini familiari, favorendo stabilità amministrativa ed economica; il non ridurre i propri impiegati a semplici numeri; la cura diretta dei rapporti umani in azienda, etc, etc).
La Lazio - a mio modo di vedere - incarna nel bene e nel male; a torto e a ragione; proprio questo tipo di
ideologia imprenditoriale. "DIO, LAZIO E FAMIGLIA: LA PEDAGOGIA AZIENDALE DI LOTITO"
Con tutti i pregi, paradossalmente, non valorizzati abbastanza dalla stessa società:
a) averci regalato ripetutamente dei
Trofei Nazionali -
favoriti anche da uno speciale spirito di gruppo e da uno spiccato senso di appartenenza al club da parte dei giocatori, molti dei quali di lunga militanza, perchè alla Lazio generalmente si lavora e si sta bene dentro come fuori dal campo, per merito anche di Lotito e Tare, che evidentemente in questi anni hanno saputo trasmettere "Lazialità" dentro la società , seppur sempre a modo loro.
b) così come l'attuale gestione ci ha consegnato delle vere e proprie
Bandiere del genere di Ciro Immobile, Stefan Radu, Senad Lulic e altri ancora, altrove forse sacrificati già da tempo sull'altare della plusvalenza e della "crescita".
c) l'attenzione e la sensibilità dimostrate in questi anni per la
Storia della Lazio - al di là del marketing della "memoria", contano le iniziative e i record infranti; al di là delle reciproche incomprensioni con una fetta significativa dei suoi stesso tifosi; al di là della idiosincrasia di LotiTare a tenere in società, con ruoli di rilevo, le Bandiere issate da questa stessa gestione, nonostante tutto.
d) la riproposizione di
Simboli Mitici quali l'aquila stilizzata e il volo di quella vera, in piume e ossa.
Poi ci sono anche i difetti del caso, naturalmente: come
l'incapacità di rischiare - dentro come fuori dal campo, in termini di spesa sul mercato come nei quadri dirigenziali - per provare a salire di livello, per un periodo più o meno lungo. Oppure
il rapporto sempre conflittuale della società Lazio con il mondo esterno - siano questi tifosi o media, nell'epoca dell'informazione permanente e dell'(im)politicamente corretto - a immagine e somiglianza del suo presidente, alla pari del suo più fidato collaboratore.
Dunque non è stato, non è - e probabilmente non sarà, nonostante le impressioni del momento - tutto da buttare con Lotito (lo penso pure di Tare, il padroncino vanitoso sulle orme del Padrone Egomane, nel caso il d.s. non fosse avvicendato a breve, se si volesse adottare una strategia societaria differente, dunque un diverso modo di lavorare).
"CHI COMANDA NEL CLUB: IL D.S. O L'ALLENATORE?"
Lotito e Tare hanno il loro "perchè" sia sul piano professionale che - sotto la scorza burbera di entrambi - umano. Checchè se ne dica.
Per ottenere di più, però, bisogna investire di più: che sia nella prima squadra o in strategie di lungo periodo, quali uno stadio o un sostanzioso potenziamento del settore giovanile, come serbatoio di calciatori o future plusvalenze.
"DIRITTI TV NAZIONALI ED EUROPEI: L'ORO DI MILANO (LEGA SERIE A) E QUELLO DI NYON (UEFA)"
SerieA:https://www.calcioefinanza.it/2018/03/24/distribuzione-premi-champions-league-2018-2021/
Uefa:https://www.calcioefinanza.it/2018/03/24/distribuzione-premi-champions-league-2018-2021/
Senza ricavi significativi oltre ai diritti tv e senza indebitarsi - a meno di investimenti in infrastrutture, per cui ciò è inevitabile - non si può che partire dall'unica leva economica di cui si dispone nell'immediato: ovvero quella legata al
"player trading" in barba (meglio se solo in parte! occorre trovare il giusto equilibrio) ai principi della Famiglia Lazio - compresa quella dirigenziale.. Per esplorare così
nuove vie e nuovi metodi di lavoro, dato anche il variare del
contesto competitivo della Serie A, sempre più professionalizzato a prescindere dalla semplice qualità tecnica dei calciatori così come dalla bontà degli specifici progetti sportivi - il cui successo dipende spesso anche da una buona dose di fortuna senza la quale, ovviamente, non si va mai da nessuna parte.
Ad ogni modo: Lotito sarà pure str*nzo e sgradevole, ma sinora ha dimostrato di non essere scemo - almeno, non del tutto! (al contrario di Cragnotti, ad esempio). "IL PIONIERE FURBETTO SERGIO CRAGNOTTI: UNA STORIA ITALIANA".
Aspetterei dunque un attimo a fargli il funerale, a Lotito: nel bene e nel male. Non è detto infatti che la "sua" Lazio non si rinnovi - un passo alla volta - più per le necessità imposte dalla ferrea legge della concorrenza, magari, che per intima convinzione.