Le società deferite da Palazzi
A) La Juventus
La società bianconera è deferita innanzitutto per le ripetute violazioni all’art. 1 del c.g.s. commesse da Moggi e Giraudo nei loro rapporti “pericolosi” con i vertici federali e i designatori Bergamo e Pairetto, volti, secondo il Procuratore Federale ad assicurare, in caso di dubbio, decisioni arbitrali favorevoli alla Juventus procurandole quel “vantaggio in classifica” tale da far ricadere questi comportamenti nell’ambito disciplinare dell’art. 6 (illecito sportivo). Oltre a ciò vengono individuate due partite alterate: Juventus-Lazio e Bologna-Juventus (connessione con Fiorentina-Bologna), mentre per Juventus-Udinese si ipotizza la violazione dell’art. 1 (lealtà sportiva). Lecce-Juventus e Roma-Juventus, che secondo Borrelli erano state alterate a favore dei bianconeri spariscono dall’atto di deferimento. A Roma-Juventus abbiamo dedicato un capitolo a parte, per Lecce-Juventus, nonostante sia stata arbitrata dal più “cattivo” di tutti, De Santis , elementi accusatori non se ne trovano malgrado gli sforzi dei carabinieri di trovare probanti le lamentele di Moggi con il giornalista Tony Damascelli per i commenti televisivi del post-partita.
Per Juventus-Lazio la prova dell’illecito si ha nelle intercettazioni dalle quali, secondo Palazzi, si è accertato che Moggi aveva inciso sulle designazioni degli assistenti di gara. Ciò, secondo quanto abbiamo visto nel paragrafo precedente, però non costituisce attività sufficiente a qualificare i comportamenti di Moggi come violazioni dell’art. 6 c.g.s. con l’aggravante della reiterazione delle condotte non consentite
Più interessante, perché pare di veder tradotte le ipotesi da bar sulle “ammonizioni mirate”, appare l’ipotesi relativa a Fiorentina-Bologna, che fu arbitrata dal famigerato De Santis: secondo Palazzi, da alcune telefonate intercettate, si presume che l’arbitro tiburtino avesse scientemente ammonito due calciatori bolognesi sotto diffida. La settimana seguente perciò il Bologna avrebbe affrontato la Juventus senza di loro. La prova regina sarebbe in due intercettazioni: nella prima si ravviserebbe un’interesse “generale” di Moggi per il metodo delle ammonizioni mirate a decimare gli avversari: trattasi di un colloquio di Moggi con un non meglio identificato arbitro (avvenuto su un’utenza non intercettata) che viene captato perché il dg juventino riceve una telefonata mentre sta parlando con la segretaria della Can Fazi (colloquio invece intercettato). Giudichi il lettore che rilevanza può avere una prova del genere in uno stato di diritto.
Il secondo riscontro è rilevato nella telefonata che il giornalista Tony Damascelli fa a Luciano Moggi dopo l’incontro, della quale vale la pena leggere quanto scritto dal maggiore Auricchio:
“Moggi e Damascelli commentano Fiorentina-Bologna (1-0) in cui De Santis ammonisce Petruzzi, Nastase e Gamberini (i primi due saltano per squalifica la Juve). D.: “Oh, comunque De Santis ha fatto il delitto perfetto, eh? Eh, c’abbiamo i tre difensori del Bologna squalificati!”.
M.: “Ma perché, chi c’avevano loro diffidato”.
T.: “tutti e tre!”.
La conversazione prosegue (ma il maggiore taglia, ritenendo irrilevante il seguito del colloquio, operazione alquanto discutibile):
MOGGI Luciano: - . . Uhhh.
DAMASCELLI Tony: - . .non male, no?
MOGGI Luciano: - . .eh, aho, . - meno male, che ti devo dì?
DAMASCELLI Tony: . . . no, no, meglio.
Da questa conversazione, dal quale al massimo si potrebbe desumere solo la piaggeria di Damascelli nei confronti di Moggi, che appare totalmente disinteressato alla questione, Palazzi (e prima di lui i pm e Borrelli) trae la convinzione della giustezza della sua ipotesi.
Grazie a “prove” di questa portata perciò la Juventus sarebbe meritevole, secondo Palazzi, di esclusione dal campionato di competenza, assegnazione ad una categoria inferiore alla serie B a discrezione del Commissario Straordinario, penalizzazione di 6 punti e revoca degli scudetti conseguiti nel 2004-05 e 2005-06, qualcosa di molto vicino a buttare nel cesso più di 100 anni di storia. E’ il bello è che c’è anche chi applaude al “coraggio” del Procuratore Federale. D’altra parte la Juventus è tra le squadre coinvolte quella che il “capo d’incolpazione” più “magro” in termini di numero di pagine dedicate nell’atto di deferimento, la particolare severità della pena richiesta è dovuta al rilievo che assume la “figura criminale” di Luciano Moggi, l’antieroe eponimo di questa brutta vicenda, che necessariamente deve trascinare nel baratro la società alla quale presta i suoi servigi, anche se spesso il suo agire è finalizzato al vantaggio personale, quando non è addirittura nell’interesse di altre società. Del resto, la vicenda Paparesta, anch’essa emblematica dello scandalo che occupa lunghe pagine negli atti accusatori sia ordinari che sportivi e che ha fatto grande impressione sull’opinione pubblica non è facilmente traducibile in “incolpazioni” a carico della Juventus che vadano oltre il principo generale della lealtà, correttezza e probità sportiva del quale abbiamo già disquisito.
B) La Lazio
Se la vicenda juventina suscita perplessità, quella che riguarda la Lazio sembra tratta da Ionesco. Tutta l’impostazione accusatoria parte da un assunto indimostrato che viene dato per scontato nonostante non regga a livello logico: siccome Lotito sarebbe stato decisivo per l’elezione di Galliani alla Presidenza di Lega e di Carraro alla Presidenza Federale, i vertici federali avrebbero ricambiato accedendo alle richieste di “aiuto” del Presidente della Lazio truccando in suo favore quattro incontri: Carraro avrebbe condizionato l’esito di Lazio-Brescia per poi passare la “patata bollente” nelle mani del suo vice Mazzini che invece avrebbe favorito la combine per gli incontri Chievo-Lazio, Lazio-Parma e Bologna-Lazio.
Il nesso causale è debolissimo, non si capisce il motivo per cui Carraro avrebbe dovuto ricambiare Lotito commettendo gravissime violazioni: per la sua rielezione hanno votato il 99 % delle società aventi diritto al voto, per ringraziare tutti i suoi elettori avrebbe dovuto truccare la quasi totalità degli incontri di tutte le leghe, professionistiche e dilettantistiche.
L’intervento di Carraro a favore della Lazio lo abbiamo già descritto nel capitolo dedicato al caso Roma-Juventus: Palazzi ravvisa la responsabilità diretta di Lotito contestualizzando l’illecito considerando altre telefonate tra Mazzini e Lotito, Bergamo e Mazzini, Bergamo e Tombolini (arbitro dell’incontro). Palazzi è costretto alla “dimostrazione indiretta” del “pactum sceleris” poichè non è agli atti il tenore della richiesta d’intervento di Lotito a Carraro (che non avevano le utenze intercettate). Lotito afferma che dopo il ripetersi di episodi arbitrali negativi , soprattutto in occasione di una contestatissima sconfitta a Reggio Calabria, si sia rivolto, per chiedere equità arbitrale, direttamente al Presidente Federale, in quanto Carraro stesso aveva chiesto ai presidenti delle società di calcio di non avvelenare il clima con polemiche giornalistiche. Le opportune istruzioni all’arbitro non dovettero essere molto precise perché non solo Tombolini non aiutò la Lazio, ma le negò un clamoroso rigore per fallo sul centravanti Rocchi. Palazzi oltretutto decide di procedere senza che sia mai stato ascoltato l’arbitro dell’incontro, né da Borrelli né dall’Autorità Giudiziaria, in quanto neanche i sospettosissimi carabinieri avevano ipotizzato che per Lazio-Brescia ricorressero gli estremi della frode sportiva, forse perché persino a loro era sembrato chiaro il significato dirimente della frase che Carraro rivolge a Bergamo: . "...domani... per carità, se il Brescia deve vincere che è più forte, però che non ci siano... c'è un ambiente qui che è molto teso, capito?", frase che Palazzi preferisce ignorare “censurandola” nell’atto di deferimento. Se non siamo alla manipolazione poco ci manca.
Le altre tre partite incriminate coincidono con quelle individuate nell’informativa dei carabinieri. La prova dell’alterazione di questi incontri si desumerebbe dal contenuto di alcuni colloqui tra Lotito e il vice-presidente Mazzini. Riscontri esterni si desumerebbero da alcune testimonianze raccolte dall’Autorità Giudiziaria e dall’Ufficio Indagini e dalle direzioni di gara “smaccatamente” favorevoli dei tre arbitri designati che infatti vengono parimenti deferiti per l’art. 6 (illecito sportivo).
Passiamo ad analizzare le “prove” relative ai tre incontri ricordando preliminarmente che la sentenza nel. caso scommesse-Bettarini del 2004 stabiliva: “In tale situazione ritiene la commissione, alla stregua dei criteri di valutazione del materiale probatorio esplicitati supra al par. 5b), che le intercettazioni telefoniche in esame, atteso il loro contenuto narrativo non univocamente leggibile in senso accusatorio, siano pertanto insufficienti a ritenere raggiunta la prova dell’illecito sportivo contestato.”. In altre parole, per poter conferire efficacia ad un mezzo di prova come le intercettazioni telefoniche è necessario che non sia possibile interpretarle in maniera diversa dal “senso accusatorio”. Ciò tra l’altro è perfettamente comprensibile alla luce del fatto, troppo spesso dimenticato, che le telefonate non sono di per sé dei fatti conclamati, ma solo un mezzo per arrivare eventualmente alla conoscenza di atti illeciti commessi dai soggetti che partecipano alla conversazione o da terzi che nella conversazione sono nominati, trovando all’esterno i necessari “riscontri” che confermino nei fatti quanto si desume dall’ascolto dei personaggi intercettati.
E’ necessario perciò valutare se le telefonate assunte come “prova a carico” siano interpretabili in senso diverso da quello accusatorio.
Per Chievo-Lazio nell’informativa viene riportata questa conversazione:
Mazzini: “Senti dove giochi domenica?”.
Lotito: “Domenica gioco a Verona con il Chievo”.
M.: “Davvero? E chi hanno tirato a sorte?”.
L.: “Vabbé…allo…sogni tranquilli te mi dice”.
M.: (riferendosi all’arbitro Ronchi –sic-) “si faccia dire nome, cognome e provenienza”.
Il colloquio tra i due soggetti avviene a designazione avvenuta, Mazzini non sa con chi gioca la Lazio, usa l’espressione “hanno tirato a sorte” che è il metodo normale di designazione arbitrale, non fa alcun tipo di allusione, neanche criptica o velata al fatto che il sorteggio possa essere stato alterato e il fatto che tranquillizzi Lotito sulla “personalità” di Rocchi può con ragionevole approssimazione essere inteso nel senso di “garanzia” sulle sue qualità professionali. A conforto della sua tesi l'accusa porta inoltre quanto dichiarato all'A.G. dal giudice Cosimo Maria Ferri: "...qualche giorno dopo e precisamente a seguito della partita Lazio-Chievo o Chievo-Lazio io parlai con il Mazzini, non so se telefonicamente o da vicino, e lui disse che aveva favorito la Lazio facendo designare un arbitro toscano che mi pare essere Rocchi ..... e ricordo di averne parlato con Lotito e ricordo pure che lui mi confermò, magari in termini non espliciti, che Rocchi aveva arbitrato in favore della Lazio". Una testimonianza formidabile, non c'è che dire, rimarchevole soprattutto in due punti, quando il "superteste" non ricorda di aver parlato con Mazzini al telefono o di persona e quando rivela la confessione che Lotito gli avrebbe reso "in termini non espliciti". Valore probatorio zero, ma sia Borrelli che Palazzi ritengono questa testimonianza fondamentale. Per soprammercato Ferri, in audizione davanti al CSM, smentirà che Lotito gli avesse confessato alcunchè. Manca ogni tipo di collegamento tra gli autori presunti dell'illecito dell'arbitro Rocchi, la prova del cui coinvolgimento viene trovata da Palazzi nella direzione di gara "smaccatamente favorevole" ai biancocelesti: valutazione soggettiva e priva di totale riscontro nei commenti dei quotidiani dell'epoca dell'incontro.
Altra partita "truccata" è ipotizzata essere Lazio-Parma.
Palazzi riporta due stralci da telefonate tra Lotito e Mazzini avvenute prima e dopo la partita.
Prima:
Mazzini: “Bisogna salvarsi in tutti i modi, eh?”.
Lotito: “Aho, domenica ho il Parma eh? Che è importante”.
Dopo:
M.: “Ti arrestano…ti arrestano…”.
L.: “Aho? E perché mi devono arrestare?”
M.: “Ehh! Chiediglielo a quelli del Parma…chiediglielo a quelli del Parma!”
Come si vede, si tratta di poche frasi di senso non univoco scambiate all’interno di conversazioni ben più ampie e per le quali non si può escludere, anzi sembrerebbe proprio così, che si tratti di battute e prese in giro di Mazzini, che evidentemente ritiene la vittoria laziale non meritata, nei confronti di Lotito che non capisce perché lo debbano arrestare (e poi eventualmente avrebbero dovuto arrestare anche Mazzini). Anche per questa partita non sono state rinvenuti elementi a carico dell’arbitro designato Messina e anche qui, in modo piuttosto opinabile, la “prova” del coinvolgimento consiste nella sua direzione di gara, definita “unidirezionale” poiché l’arbitro bergamasco concesse un rigore alla Lazio ed ammonì 4 giocatori emiliani. Palazzi, alla ricerca disperata di elementi probatori, specifica che di questi 4 ammoniti, tre erano difensori, ma non si capisce perché ciò dovrebbe essere una prova di malafede. Curiosamente Messina aveva diretto Parma-Lazio anche all’andata e in quell’occasione aveva concesso un rigore al Parma: nessuno aveva allora gridato allo scandalo, come del resto non avvenne neanche al ritorno.
Ultima partita del pacchetto dedicato ai biancocelesti è Bologna-Lazio.
Vediamo cosa ha disposizione Palazzi. Per i colloqui Lotito e Mazzini, riporta come probatori i seguenti stralci:
Lotito: "...guarda domenica, è importante”
Mazzini:”si, ho capito di! del..del...giovin...del principe... "
L.: ".Lo sai che mi ha detto, domenica vieni da me? Ti faccio una dichiarazione al vetriolo , dico vabbè.....fai la dichiarazione.."
M.:"...te fai la dichiarazione, noi ci prendiamo i punti..."
La conversazione appare più comprensibile alla luce delle feroci polemiche tra Lotito e il presidente del Bologna, Gazzoni Frascara (il “principe”) sulla richiesta della Lazio di dilazionare il pesante debito della società biancoceleste con il Fisco e anche qui la frase incriminata “te fai la dichiarazione, noi ci prendiamo i punti” può tranquillamente significare “lascia le dichiarazioni a Gazzoni e tu fai i fatti in campo”. Per corroborare la tesi dell’imbroglio si riporta anche un altro brano nel quale secondo il Procuratore Federale i due “compari” nel darsi un appuntamento telefonico al venerdì pomeriggio fanno implicito riferimento al sorteggio arbitrale, interpretazione del tutto arbitraria e indimostrata. Palazzi inoltre nell’atto d’accusa fa riferimento al fatto che Gazzoni ha dichiarato all’A.G. che egli e la sua dirigenza ebbero l’impressione che la partita fosse stata condizionata. Tralasciando il fatto che le “impressioni” non sono prove e non meriterebbero di trovare accoglienza in un atto di deferimento, lo stesso presidente del Bologna nell’immediatezza dell’incontro, intervistato dalla stampa, non parlò di errori arbitrali, ma se la prese con gli errori dei propri calciatori dichiarando “Nella ripresa quelli della Lazio è come se affondassero la lama nel burro. Peccato, perché a 41 punti saremmo stati da dio e ora tutti avremmo parlato di un grande Bologna al settimo posto. Comunque sarebbe sbagliato a questo punto creare eccessivi allarmismi, anche perché questa squadra ha sempre dimostrato di fare bene nelle difficoltà. E ora siamo di nuovo in difficoltà, considerato che abbiamo buttato via due partite in casa. Meghni ha fatto bene nel primo tempo poi nel secondo è calato fisicamente, e su per giù lo stesso discorso si può fare anche per la squadra: e' vero che nella ripresa abbiamo rischiato di prendere altri 2 3 gol ma è anche vero che nella prima parte siamo andati vicino al raddoppio e non abbiamo mai rischiato di prendere gol.”.
Da notare infine che l’arbitro Tagliavento, accusato anche lui di essere parte dell’illecito solo sulla base del suo modo di dirigere l’incontro, con la Lazio in vantaggio di una sola rete, concesse ben sei minuti di recupero al termine dei quali il portiere biancoceleste Peruzzi salvò la vittoria con una difficile parata su colpo di testa del bolognese Cipriani.
Concludendo Palazzi chiede per la Lazio la retrocessione in B con ulteriore penalizzazione di 15 punti per 4 “artt. 6”, per l’omessa denuncia di un illecito tentato da Diego Della Valle (di cui parleremo nel paragrafo dedicato alla Fiorentina) e per le violazioni dell’art. 1 commesse nei suoi rapporti con il vice-presidente federale Mazzini.
Riassumendo la vicenda è appena il caso di notare che non vi sono agli atti prove di contatti tra Lotito e i designatori, che non si ha notizia di pressioni di Mazzini su questi ultimi perché alterino i sorteggi delle partite incriminate né di “istruzioni” di Bergamo e Pairetto agli arbitri designati perché adottino condotte di gara favorevoli alla Lazio, né tantomeno si può affermare che il contenuto dei colloqui tra Lotito e Mazzini sia univocamente interpretabile in senso accusatorio ed infine non si ha notizia di contatti diretti tra arbitri e dirigenti della Lazio (anzi, la società romana è l’unica a non far pervenire omaggi alle giacchette nere in occasione delle festività natalizie, neanche miseri Rolex acquistati a prezzi d’affezione). E’ vero che la “soglia disciplinare” nella giustizia sportiva è anticipata, ma nel caso della Lazio mi pare che si sia fermata sulla porta di casa di Lotito.