gente capace di cose come queste
http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/09/foto/facce_del_potere_capitolini-13391995/1/
te le leghi al cazzo come niente
Fa paura farebbe tenerezza se non facesse schifo
E' più forte di loro, nun gliela fanno
Però tocca capirli. In 94 anni di vita hanno raccolto le briciole qui in Italia, manco quelle fuori.
Però je dicono che sono gli eredi dell'Impero. Cazzo, quelli avevano vinto tutto, e allora attaccamose a quello.
Il morphing del pupone sul volto di Adriano (maiuscolo), che quello se lo attaccava come una caccola sotto la sedia, fa capire tante cose. Che poi ce l'avrebbero pure una storia, anche la Pro Vercelli o il Casale hanno una storia, con tanti scudetti in più. Storia di attaccamentiarcazzo o di pijatenderculo, per lo più, ma è quella di tante, quasi tutte, le nonstrisciate.
Però le storie sono tutte belle, fatte di piccole grandi imprese, di vittorie e batoste, di rimonte e di drammi, di facce e persone. Ma quella è la NOSTRA storia. Consapevoli di chi siamo, dell'origine dei nostri colori, il laziale sa chi era Piola e Vettraino, sa che il loro campo è intitolato a un laziale, sa che siamo nati su una panchina da dieci giovanotti e non in uno studio di commercialista, sa che abbiamo subito tradimenti da chi ci era più caro, e questa ahimé è la vita, sa che trentasette anni fa una banda di giovanotti sconosciuti ai più si è messa dietro tutta l'Italia, e sa a memoria la formazione Pulicipetrellimartiniwilsonoddinannigar
laschellirececconichinagliafrustalupida
mico. Sa, non ha bisogno dell'iperbole per sentirsi laziale.
Loro non sanno un cazzo. Mischiano colori, nomi, impero e gladiatori, non vogliono avere un passato, lo rifiutano perché non è quello che vorrebbero (leggasi non avete vinto una ceppa), vivono di miti, dal godeturone alla coppadeefiere, con un magnifico esercizio di rimozione affermano di essere controerpotere, quando ne sono l'emanazione a tutti i livelli, quelli però miseri del generone, del sottobosco politicante romano, della finanza creativa, ma che je frega, loro sò grandi, si mettono tra le big come il berlusca si fa fare le foto accanto ai grandi del mondo, e come lui però fanno le corna o le battutacce perché a quel tavolo se non nei loro sogni notturni non ci sono mai stati.
Mediocri. Gente senza passato, senza presente, senza futuro. Contano sul numero perché semo tanti, er bobolo coi suoi tribuni d'accatto, ma ogni mattina si devono ricordare chi sono, vivi solo perché si mostrano, e allora daje a bruchi, cappelletti, sciarpette di lana d'estate, maglie tarocche del pupone, sono l'espressione più pura del mondo televisivo: esisti solo perché ti si vede. Per noi essere laziali è una cosa seria, se leggo un'intervista a un personaggio pubblico romano e tra le prime tre parole non afferma di essere daa maggica, so che è laziale. Perché noi non abbiamo bisogno di dirlo. Lo sappiamo. E basta.
E allora per loro non esistiamo, dato nel loro mondo da grandefratello non ci vedono per strada bardati come al palio. Poi al derby scoprono il loro ditoarculo. Siamo la loro cattiva coscienza, quelli che ricordano loro che il re è nudo, che in questa città non sono i "padroni".
E - indiscutibilmente, inappellabilmente, inesorabilmente - ce lo sgrullano.