Al cambio generazionale, spesso, chi viene messo alla guida della “squadra di famiglia” è il cadetto meno dotato. Gianni Agnelli, quando fu presidente della Juve era un giovane scavezzacollo, play boy dedito più alla fregna che alla Fiat (daje torto). Quando dovette poi prendere le redini dell’azienda di famiglia, mise alla guida della Juve Umberto. Lo stesso succede oggi. Il giovane Agnelli lo hanno messo alla Juve. Alla Fiat ci pensano Elkan (no lapo) ed un management moderno.
Quando i Moratti hanno ripreso l’inter, Gianmarco è rimasto alla guida della Saras e Massimo, meno dotato, lo hanno piazzato a giocare con la squadra (dove ha speso un patrimonio per ottenere risultati, ottimi, ma figli “anche” di calciopoli).
Ed al Milan la berlusconi family, con Barbara e Piersilvio (e prima i Rizzoli).
E lo stesso succederà con gli Squinzi, è successo coi Borghi, i mazza, i pozzo, i Mantovani, i sensi.
Se in famiglia ho uno che mi può curare bene l’azienda, gliela lascio, se no sacrifico il giocattolo squadra di calcio, in un modo o nell’altro, o dando il giocattolo all’erede meno dotato o mandandolo direttamente a ramengo.