Non pretendo che Lotito arrivi a baudrillard, anche perché poi la sua realizzazione compiuta sono quell'altri, che pensano davvero l'immagine sia la realtà e guarda dove si trovano.
Ma tra questo estremo e l' "economicismo" lotitiano ci sono importanti vie di mezzo.
Non c'è dubbio
Ma quello di Lotito non è puro e semplice "economicismo". Questo "economicismo" - scrivo per giocare, ma nemmeno troppo! - si inserisce infatti in un vero e proprio
immaginario culturale (la sua personale ideologia, se vuoi, e della categoria del gruppo sociale a cui appartiene: applicata poi alla guida dell'azienda) in cui a me pare tutti i puntini possano essere messi assieme:
1) IL MITO DEL MATTONE.
"
le solide realtà" del mattone, contrapposte ai sogni dei pifferai che seducono le masse (cioè i tifosi sedotti, e a volte abbandonati, dagli addetti al marketing, in cui Lotito crede ma anche no).
2) LO SPORT DELLE MEDAGLIE, NON QUELLO DEI LUSTRINI. "con Lotito, risultato garantito!" a prescindere dal come (le parole del racconto) e dal perchè (la programmazione nel lunghissimo periodo): tutto arrosto e niente fumo. La coppa nazionale in bacheca subito piuttosto dei soldi e dello spettacolo del circo equestre garantito dal calcio europeo di primo livello.
3) CASSAFORTE E PANCIA PIENE, BANCHE VUOTE. "vedere moneta, vedere cammello": la moneta frusciante invece delle partite di giro; degli scambi di plusvalenze come scatole vuote; dei forse pagherò; del rischio di finire in mano ai creditori.
4) LA PROPRIETÀ INVECE DELL'AFFITTO DELLA "ROBA".il mito dei giocatori di proprietà dopo la fame patita con mezza squadra fatta in prestito, nei suoi primi anni di presidenza.
5) LA SACRA E ONORATA FAMIGLIA BIANCOCELESTE: OVVERO I PARENTI-SERPENTIl'
ossessivo riferimento alla Famiglia; al ruolo del Padre, in cielo come in terra; l'Azienda come una Grande Famiglia, diretta in prima persona dal Padre-Padrone o per mezzo del suo uomo di fiducia (il compare Tare).
"Lazio e Salernitana erano mie! E ci facevo quello che volevo, ciò che era giusto. Lascio tutto a mio figlio, mio genero invece non ci capisce niente. I tifosi? Che mangino merendine...".
6) I VALORI CATTO-CAPITALISTICI PRIMA DEL PURO PROFITTO.
Il porre davanti al valore supremo dell'
efficienza produttiva, della ricerca e della diversificazione delle fonti di massimo profitto (questo è il calcio di oggi) quello della conservazione degli equilibri affettivi, pure in azienda.
Una Lazio di Bandiere (Immobile, Radu, Lulic, Luis Alberto, Sergej, etc: rinnovi di lunghissima durata, cessioni solo se inevitabili o richieste) dentro come fuori dal campo (Tare, De Martino, Canigiani, Calveri, Manzini: sempre loro, più o meno).
7) UN DEMOCRISTIANO SENZA DC, UN BERLUSCONIANO SENZA BERLUSCONI, UN POLITICO SENZA PARLAMENTO.la passione per le beghe politiche, per le trame di Palazzo - per la politica (minuscolo) - senza accorgersi davvero che chi comanda oggi sta fuori dalla stanza dei bottoni: perchè si è comprato tutto il Palazzo - e assieme a questo, pure i favori del popolo tifoso, per mezzo degli scienziati della pubblicità trasversale e permanente!
8 ) CHI FA DA SÈ, FA PER TRE! Lo Stato dà (gli appalti per le sue aziende multiservizi: gli è dovuto, per quello che paga...),
lo Stato toglie (le tasse dell'Agenzia delle Entrate, pure quelle sulla Lazio): abbasso i manager e la burocrazia!
Etc, etc
Questo è Lotito, nel bene e nel male.
Lotito dunque "vende" nel XXI secolo per mezzo del suo marketing (aziendale e personale, volontario e involontario) questa immagine di Lazio, che va al di là della pura ragioneria contabile: a) la
Grande Famiglia, al tempo dei single, delle famiglie allargate, delle corna pubblicizzate: dentro, come fuori dal campo.
b) le
Bandiere e i Simboli, al tempo del calcio del "player trading", del riciclo accelerato dell'organico dirigenziale, della mercificazione dei loghi del club (appositamente ridisegnati) e dei marchi aziendali.
c) la
Monolitica Conservazione, al tempo dell'ossessione per il dinamismo progressista, la flessibilità (anche detta pieghevolezza, angolo 90 gradi) e il rischio: dentro, come fuori dal campo.
d)
il Silenzio e la Comunicazione Ufficiale (minimalista: sia tv che social), nell'epoca barocca del brusio della chiacchera permanente e della moltiplicazione spazio-temporale delle comunicazioni private, personali, personalissime.
e) la
Guerra Mediatica, al tempo della (dis)informazione mondializzata permanente 60/60 24/24 7/7 365/365, etc, etc.: oggi i padroni del vapore (senza nicotina e piombo) sono questi, gli uomini più ricchi e influenti del mondo. Come combattere i mulini a vento: e farsi colpire in faccia pure dalle pale!
Per Papà Lotito, il tifoso è come un bambino, che va educato (è o non è laureato in pedagogia, Lotito? Cita o non cita sempre il Fanciullino di Pascoli?).
Il tifoso va educato con amore (la maglia bandiera, per ricordare le radici familiari) e va educato con il bastone: se serve! ("il rialzo del prezzo del biglietto? perchè i tempi sono difficili e bisogna tirare la cinghia, caro tifosino... Qui decido io. Punto").
Lotito - ne aggiugo un'altra - fa il papà al tempo in cui la figura del "Padre" non esiste nemmeno più (il Padre non si discute: si ama). E fa il pedagogo al tempo in cui l'autorità e il prestigio sociale dei Maestri e della Scuola è ai minimi termini.
Non serve Freud per immaginare che, alla fine, il tifoso-bambino finisca per desiderare ardentemente di uccidere il Padre-padrone, e potersi così felicemente ricongiungere alla sua amata Madre, la nostra cara Mamma-Lazio.
Forse è anche per tutto questo che i bambini-tifosi (da quelli più giovani a quelli un po' più anziani, ma pur sempre maturati dopo il '68: bambini nel senso buono, perchè devono e vogliono sognare) faticano ad andare d'accordo con un presidente-padre-padrone burbero e scostante, ma in fondo dal buon cuore, come Lotito?
Lotito parla e riflette in latino, in un mondo che vive e ragiona in inglese. E lo dice uno che preferisce il latino...