Stesso argomento di questo discorso:
A: Dio esiste!
B: Sicuro?
A: Dimostrami che non è vero!
Se qualcuno pensa che la Lazio viene identificata con Lotito tocca a lui (eventualmente) dimostrarlo. Se proprio proprio.
Un po' curioso questo parallelismo ma vabbè, provo a seguire il ragionamento

- Lotito è il presidente e ultimo responsabile/garante della Lazio;
- Lotito scopre/capisce/realizza che una serie di eventi lo mette in difficoltà rispetto al modo di gestire la Lazio e nelle disponibilità di risorse utili a migliorare in un lasso di tempo accettabile;
- in barba a tutte le tipiche decisioni di un imprenditore mirato alla valorizzazione del suo asset, lui non solo ribadisce che continuerà a gestire la Lazio sine die e a prescindere dalle difficoltà, ma insulta i suoi clienti finali, che sono quelli che paradossalmente tengono il suo asset florido e in vita;
- l'accettazione di questa situazione, per me, determina il fatto che il tifo per la propria squadra non è più una passione e una fede che prescindono dagli eventi esterni, ma diventa un esercizio di metabolizzazione di uno standard che è a immagine e somiglianza di chi lo gestisce.
Per evitare risposte tipo "e allora il Lecce/Torino/Sassuolo/Pisa etc.", rispondo che ovviamente chi si fa carico di un investimento che afferisce più all'aspetto emotivo e irrazionale di un popolo piuttosto che dei mercati azionari o della borsa DEVE tenere conto di che tipo di patrimonio sta governando. E la Lazio, al netto di chi cerca di sminuirla sostenendo che il periodo cragnottiano è stato solo un picco casuale in mezzo a una storia di sole sofferenze, è un bene che nel 2025 e in una piazza come Roma NON È come il 60-70% delle altre società di Serie A (e i numeri, anche in questo momento storico, confermano la mia tesi).
Il fatto che l'accettazione dell'ultimo punto non preveda alcuna possibilità di cambiamento, con una cessione o una modifica delle modalità di finanziamento finora attuate, significa trasformare la propria fede nella condivisione del progetto del padrone, che dopo 21 anni ha dimostrato non solo di non vedere questa "missione" come obiettivo primario su cui riversare attenzioni per la convivenza con i "clienti" (la politica lo appassiona assai di più e ha relegato la Lazio a un suo possesso su cui buttare un occhio di tanto in tanto per vedere se non è troppo ammuffito), anche solo in termini di strategie di marketing o di rapporto con i sostenitori, ma soprattutto di considerare la Lazio come una questione di principio e forse un salvacondotto per eventuali fallimenti in altri campi che gli possa garantire la notorietà e la visibilità che altrimenti perderebbe.
Nessuno gli chiede di gestire la Lazio pro-bono (come spesso lui però dice, dimenticandosi quello che ha ricevuto e che sta ricevendo) e nessuno gli dice che sia costretto a venderla se non sacrifica anche le risorse e il tempo che dedica altrove (cosa che in effetti sembrerebbe anche responsabile, visto che comunque ci andrebbe a guadagnare - e anche parecchio).
Però il fatto che a prescindere da ciò lui non solo la continui a mantenere non facendo neanche più un minimo sforzo in autofinanziamento ma anche che ribadisca agli appassionati/clienti che così è e così dobbiamo farcela andare bene, punta al discorso iniziale: la Lazio è la plastica emanazione di qualcosa che Lotito vuole fare indipendentemente dalle sue risorse reali e potenziali, e laddove tifarla è un istinto naturale e incontrollabile, lottare per far sì che il tiranno che ne detiene le sorti venga quotidianamente subissato di critiche e insulti dovrebbe essere altrettanto spontaneo.
Il cortocircuito avviene quando qualcuno dice che criticarlo e additarlo come responsabile dei problemi sia uno "spargimento di mestizia" che rovina il clima partita delle nostre sempre più placide domeniche calcistiche o, peggio ancora, quando gente connivente o addirittura prezzolata ne difende l'atteggiamento spostando il focus o facendo credere che ciò sia assolutamente normale.
Per un riassunto più efficace e meno verboso, purtroppo non ho il dono della sintesi, ti rimando all'editoriale del quotidiano sportivo più importante di Roma e tra i più seguiti d'Italia, dove la magnifica (per quanto irritante e deprimente) definzione del perché la Lazio e Lotito ormai siano un'entità quasi unica è un insieme di parole a cui probabilmente penseremo ancora per diversi anni:
bere o affogare.
È tutto, Vostro Onore.