Sarà che di carattere non sono uno che rosica, ma oggi il chicchero non mi rode per niente. Anzi, da ieri sera, due minuti dopo il fischio finale, già non mi rodeva più. Ero triste, si, ma i residui di tristezza mi sono passati già mentre uscivo dallo stadio, e vedevo tanti laziali fermarsi a fotografare i fuochi d'artificio che intanto si accendevano sopra lo stadio dei marmi.
Perché? Perché per un tifoso le coppe e i trofei non si vincono per il blasone, o per la bacheca, ma per gioire. Per esultare insieme a tanti altri matti come te. E ieri sera non abbiamo esultato, vero, ma siamo rimasti tutti insieme ad applaudire, a cantare, a sventolare sciarpe e bandiere. Che è un po' la stessa cosa che avremmo fatto se avessimo vinto.
Certo che volevamo vincerla, quella coppa. Ma non era della coppa che avevamo bisogno per capire chi siamo. L'orgoglio, in fondo, nasce dalla consapevolezza di sé stessi, e non sarà una coppa a darcene di più o di meno. Per questo oggi siamo un po' più orgogliosi e il chiulo ce rode un po' di meno.