Avevo 8 anni e un mese.
Avevo già scelto la Lazio, ma era poco più di una simpatia, una constatazione fatta durante una ricreazione da prima elementare, poco più di due anni prima, stagione 1973/74.
Tre bulletti mettono in mezzo un ragazzino, spalle al muro, sguardo imbronciato e braccia conserte.
Non lo toccano ma sono molesti, anche aggressivi.
I tempi erano diversi.
Se sentivi un tuo coetaneo di 6 anni dire "scemo" ti facevi il segno della croce.
Ed era un continuo... scemo, burino, nun ce capisci niente.
Mi avvicino e chiedo, mi informo.
Non capivo bene il senso del discorso perchè per me il pallone era ancora quello di casa, che giocavo a battimuro nel terrazzo.
- Perchè ce l'avete con lui?
- Perchè è un burino laziale!
- Burino?
- Sì, i laziali so' tutti pecorari...
- Ma come, abita vicino casa mia, come te?
- Sì ma noi semo daaa rioma, la più forte
- Perchè a che posto sta la roma?
- Quinta (più o meno da quello che ricordo ma pote anche essere peggio)
- E la Lazio?
Il ragazzino spalle al muro finalmente apre bocca... PRIMA!
Ci guardiamo, sorridiamo, guardo i difettosi:
- E poi lo scemo è lui?
Ecco, lì ho scelto, mi sono orientato.
Poi c'era stata la malattia del Maestro e la morte, solo un mese prima.
Quando dal TG hanno letto la notizia di Cecco però, quando gli occhi biancocelesti di mio padre sono rimasti fissi e impietriti su quello schermo, lì ho capito che non bastava scegliere.
Alla Lazio glie devi volè bene come devi volè bene a chi gliene ha voluto.
In quegli anni cominciavano a girare le prime TV a colori e per me l'immagine della Lazio era maglia celeste, pantaloncino bianco, calzerotti (non calzettoni) bianchi e un caschetto biondo.
Era come un punto cardinale, lo vedevi dappertutto e per un po' abbiamo avuto paura di perderci.
Ciao Cecco, sei stato il riassunto perfetto della nostra storia e come noi sei immortale.