Pablo, e cosi' centri il problema. Le regole vengono applicate sulla base di un pregiudizio o di una convenienza, ed e' per questo che si crea sempre la sensazione di ingiustizia. Se all'ingiustizia del saluto romano mi contrapponi un'altra iniquita', qualcuno si sentira' sempre ingiustamente bersagliato. Come al solito, chi e' chiamato a far rispettare le regole non lo fa ma punta sempre il dito contro gli stessi, fornendogli il piu' comodo degli alibi, il gomblotto. E oltretutto, a questi, della Lazio manco gliene frega un cazzo.
Ah ma guarda che con me sfondi una porta aperta, il problema pero' e' che cosi non se ne esce, se non riusciamo neanche a immaginare un ipotesi di sbocco possibile, qualsiasi esso sia, noi qui, in questo pantano, ci restiamo secchi perchè, lo ripeto per l'ennesima volta, noi e la Lazio siamo gli unici a cui questo non va bene, ma soprattutto siamo gli unici che non hanno assolutamente nulla da guadagnare da sto teatrino, gli altri, tutti gli altri, portano a casa qualcosa, chi la visibilità, chi ce l'ho piu' lungo degli altri, chi articoli e editoriali buoni solo per lavarsi la coscienza, piu' o meno come l'UEFA che quando ha appioppato qualche squalifica "esemplare" ha fatto salva la faccia, poi del razzismo vero, de quello nun frega un cazzo a nessuno.
Io credo che bisogna pure uscire da sto giro vizioso in cui finiamo per assolverci nella convinzione che altri debbano fare e noi nulla possiamo, non e' cosi: gia' toglierci sto cuscino da sotto al culo ci consentirebbe, forse, di immaginare qualcosa da contrapporre allo stadio a mani tese e striscioni che con la Lazio non c'entrano nulla, qualcosa da mostrare e sbattere in faccia, a chi porta avanti comodamente lo stereotipo del Laziale fascista, scrivere,
"io non posso fare nulla", e' idealmente e concettualmente sbagliato, e poi finisce per esserlo anche in pratica.