Dopo Francesco Mancini, altro lutto nel mondo del calcio e per la Lazio in particolare: Giorgio Chinaglia, all’età di 75 anni è scomparso a causa di un infarto. Già martedì c’era stata una prima avvisaglia con un piccolo arresto cardiaco, la crisi sembrava superata poi però le condizioni sono di nuovo precipitate e a seguito di un altro infarto, questa volta letale, Chinaglia se ne è andato. Long John si trovava a Naples, in Florida, la città dove aveva scelto di concludere la sua vita, in quegli Stati Uniti dove aveva vissuto una parentesi anche nella sua carriera di calciatore con i Cosmos insieme a Pelè e Beckenbauer, ma la sua vera vita calcistica è sempre stata tinta di biancoceleste in quei sette anni suggellati dalla conquista da protagonista del primo scudetto della Lazio. La redazione de Lalaziosiamonoi.it non può far altro che esprimere le sue più sincere condoglianze associandosi al dolore dei parenti e delle tantissime persone che gli hanno voluto bene. Per ricordarlo vi riproponiamo la sua ultima video intervista rilasciata poco più di un mese fa a tuttomercatoweb:
Ecco l'intervista a Chinaglia pubblicata dal Magazine di Tuttomercatoweb a firma di Stefano Giannone...
Clima mite che sa di primavera, una primavera che da queste parti non tramonta mai. Naples, Florida a sei mila miglia di distanza dall’Italia. Un Oceano di mezzo e un mondo completamente diverso in cui decidere di vivere. Giorgio Chinaglia lo ha scelto, trasformandolo in un piacevole ‘esilio volontario’, dopo l’ultimo scandalo che lo ha visto coinvolto nel nostro paese. Si tratta della tentata scalata alla SS Lazio del 2006, quella che costò a lui un mandato di cattura europeo per riciclaggio (Chinaglia per questo è attualmente latitante) e a tanta gente allora implicata nella vicenda persino la galera. Una brutta storia insomma, una pagina oscura di un campione d’altri tempi, che aggiunge un capitolo controverso ad una già stravagante esistenza. “Entrate, prego, ho appena finito la mia trasmissione radio. The Football Show…”, ci accoglie così Long John allo doppio squillo del campanello di casa sua. A spalancarci la porta del suo appartamento, alle 10 del mattino è un uomo grande, alto, dal passo lento e i lineamenti duri, scavati dal tempo. Ma la testa incassata nelle spalle e lo sprint dei tempi andati che non c’è più, non cancellano affatto quell’alone di fascino che lo circonda. “Andato bene il viaggio?! Avete sentito che clima c’è qui ? In Florida fa caldo tutto l’anno, anche per questo si vive meglio…”. È lui Giorgione, il campionissimo degli anni ’70, l’idolo più amato e al contempo più odiato dai tifosi della Lazio. Calcio e cazzotti, gol e successi, un carattere forte in mezzo al campo, ma anche un’abilità innata ad infilarsi nei guai. Uno scudetto vinto a Roma nel ’74, l’avventura con i Cosmos di Pelè e Beckenbauer, la presidenza della ‘sua Lazio’ negli anni ’80, naufragata sull’orlo di un fallimento, per chiudere poi con il capitolo degli scandali: quello con il Foggia qualche anno fa e quello con la Lazio nell’era Lotito.
Giorgio ma chi è il vero Chinaglia?
“E’ quello che vedi ogni giorno. Non mi piace la gente bugiarda e per questo dico sempre quello che penso. La mia vita è molto semplice, porto con me i ricordi di sempre e ringrazio Dio per il fisico e la salute che ancor oggi mi conserva. Poi se invece parliamo della mia carriera il vero Chinaglia lo ritrovo nella mia esperienza da calciatore, ma non in quella da presidente…”
Come mai?
“Scelte sbagliate. Ero troppo innamorato della Lazio, non vedevo i difetti e mi sono fidato troppo di chi mi circondava. Per il resto il calcio me lo sono vissuto a pieno come una professione anche lontano dalla stanza dei bottoni. Da commentatore Tv prima e conduttore radiofonico ora…”
The Football Show, giusto ?
“Si, è un programma sul calcio, che conduco ogni mattina su Sirius XM. È un canale satellitare che conta 35 milioni di abbonati. Qui negli States le radio nelle macchine ricevono dal satellite e i nostri ascoltatori pagano un abbonamento annuale di 10 dollari. Io trasmetto direttamente da casa. Cuffie e microfono ogni mattina e durante le mie ore arrivano i picchi di ascolto… Ricevo tantissime telefonate. e in diretta intervengono dei pezzi grossi del calcio internazionale. Da Ancelotti a Mourinho, da Ferguson a McLeish dell’Aston Villa. La gente impazzisce ”
Il calcio piace ancora negli Stati Uniti allora?
“Certo che piace. Qui seguono tantissimo la Premier League e la Liga. Un po’ meno la Serie A…”
E la Major?
“La Major sta tornado importante, ma è ovvio che tutto è legato ai risultati. Bisogna vedere anche cosa farà la nazionale, maahh secondo me..!”
Cosa?
“Non andrà da nessuna parte e la colpa è di Klinsmann. Non capisce nulla di tattica. Zero schemi e allenamenti inadeguati, ma non lo dico solo io lo ha detto anche Beckenbauer. Non mi piace affatto!!”
Intanto però i Cosmos stanno ripartendo…
“Si è vero. Hanno sede a New York, ma attualmente sono un cantiere in allestimento. Il progetto è quello di entrare nella Lega, ma devono pagare 100 milioni di dollari. Penso che possono farcela. C’è stata una mini rivoluzione nel settore dirigenziale. Ora c’è un gruppo saudita alla guida: Pelè fa il presidente onorario ed io l’Ambasciatore. Cantonà invece si è defilato. Presto andrà via, lui era il Direttore Sportivo”.
Con i Cosmos è un amore iniziato negli anno ’70, proprio come la Lazio?
“Non scherziamo la Lazio è la Lazio, anche se con i Cosmos ho passato anni stupendi. Vennì in vacanza qui nel ’72 e conobbi questa nuova sfida americana chiamata: Cosmos. A giocare con loro però arrivai nel ’76, dopo lo scudetto. Era un progetto ambizioso: introdurre il calcio nella cultura americana. Avevamo stadi pieni tutte le domeniche, più di 75 mila spettatori a partita e all’inizio fu un successone, poi il fenomeno si sgonfiò. Le stelle andarono via e la Major League sparì…”
Lei giocò con Pelè e Beckenbauer…
“No un momento: erano loro a giocare con me! Loro erano solo calciatori io invece facevo anche il dirigente. Nonostante mi dividessi fra campo e scrivania riuscii comunque a togliermi delle belle soddisfazioni. Ho segnato 243 gol in 253 partite. Nella classifica mondiale IFFHS sono attualmente l’attaccante numero 33 al mondo e il primo in Italia. Ho scavalcato anche Silvio Piola…”
Ma con Pelè che successe?
“Avevo un ottimo rapporto con tutti i miei compagni. Ho chiamato ai Cosmos anche Pino Wilson il mio capitano. Con Pelè i rapporti erano buoni, ma in campo avevamo un problema…”
Ossia?
“Lui veniva sempre al centro dell’attacco e ci pestavamo i piedi. Allora gli ho detto: “Vai a giocare sull’esterno così hai più spazio”. Lui non la prese bene, allora da dirigente gli dissi: “O fai così oppure te ne vai…”