Per me è stata la prima volta, e direi che mi ha fatto bene.
E' un'esperienza che consiglio a tutti, soprattutto ai giovani o a chi ha paura di non esserlo più. Sono partito con l'idea che mi sarei distrutto, che il mio fisico non avrebbe sopportato giorni di allegra caciara, tra vicini di tenda più giovani e resistenti al sonno di me. Sapevo che il mio proposito di provare a sentirmi giovane era destinato a fallire, ma ho voluto provare lo stesso. E ho scoperto che questa vacanza mi ha rigenerato.
In particolare consiglio di vivere in campeggio, per me la cosa più bella è stata immergermi in quel mondo.
Sì, il campeggio è scomodo, se apri la porta del bagno, una volta su tre c'è un cadeau che ti aspetta, ma se riesci a non dargli importanza poi scopri pure che ti piace fare la doccia fredda, e mettersi in fila è bello e civile e spontaneo.
E' pieno di giovani, ma non solo, c'è gente con più panza e anni di alcolismo di te, puoi incontrare millantatori o creature silenziose che sbucano non si sa come dalle cavità della terra, ti si avvicinano mansuete e poi scompaiono nel nulla, birre, cori urlati in faccia, fumogeni, persone che ti salutano, baci e abbracci, come stai, per poi scoprire che ti avevano confuso con un altro, e il tutto è molto divertente, qui siamo fuori dal sarcasmo cittadino, quando si ride lo si fa assieme e non nei confronti di qualcuno.
E ancora cani, sigarette, caffè, la macchia che noti sulla tenda poco dopo esserti alzato, che sia birra fresca o piscio caldo davvero non fa differenza, e non te la prendi più ormai perché hai capito che non è importante, e comunque se fai due passi è facile che incontri una persona che verrà ad abbracciarti, così, senza motivo, perché è bello e ti fa sentire bene, e ancora:
abbordaggi sempre più goffi via via che cala la notte, bimbi dappertutto, e mamme che non si preoccupano di proteggerli da te mentre te ne stai lì beato e sorridente a passare la canna che non avevi intenzione di fumare e che invece hai fumato, accenti, lingue diverse che non capisci ma che ti diverti a parlare, musica, e poi quasi quasi ti faresti un sonno ma scopri che c'è la partita, nel senso che tu la devi giocare lì sotto il sole, e veramente il torneo è un dettaglio, o meglio un rito, una cerimonia, e il risultato non conta, anche se ti piace giocare e farlo bene se possibile, ed è vero che quando ti ritrovi in campo e il ragazzino di turno ti dà una bastonata sul ginocchio per un attimo rosichi pure, ti verrebbe da dire ma guarda 'sto stron-, ma in fondo lo sai che non è importante e ridi, gli stringi la mano e gli dici bravo, ma appunto, non con sarcasmo, con il piacere di essere gentile e aperto e perché sì, porca zozza, io vorrei che il mondo fosse così.
Insomma per me è stata un'esperienza materiale (il sole, l'erba, la terra, l'acqua) e quindi spirituale, che per tre giorni mi ha fatto sentire in pace e pure giovane dentro, tie'.