Oggi Sandro Di Loreto scrive questo:
Non esistono traguardi irraggiungibili quando un popolo è unito e innamorato. E’ un potere magico e immenso, è una forza inarrestabile, è un’alchimia imbattibile. Lo stadio Olimpico di Lazio-Empoli parlava d’amore, raccontava di un popolo felice di ritrovarsi insieme, stretto intorno ad una squadra capace di nascondere nel cassetto le laceranti divisioni che ci hanno accompagnato negli ultimi tempi e prendere per mano la sua gente per portarla verso la felicità. Generazioni di laziali, riscaldati dal primo caldo sole di primavera, si sono incontrati di nuovo ed hanno cantato per amore, l’amore per quella compagna scelta in un tempo lontano e mai più abbandonata, vissuta intensamente tra lacrime e sorrisi, tra torride estati e lunghi inverni, tra cieli azzurri e nuvole di pioggia. In questo cammino c’eravamo smarriti, nascosti dalle nostre ombre, lacerati dagli atteggiamenti di un presidente che non ci aveva capito o forse non aveva capito se stesso, fiaccati da una propaganda ostile che ci ha sempre visto come un disturbo. Lo stadio Olimpico di Lazio-Empoli era leggero mentre cantava le sue canzoni, mentre si lasciava rapire dal bianco e celeste, mentre si guardava e si piaceva riscoprendosi felice. La partita un dettaglio, la vittoria inevitabile. Non dobbiamo dimenticare l’inebriante sensazione provata, l’energia liberata, il timore ed il rispetto incusso agli avversari, il messaggio lanciato alla città e al calcio che noi, uniti, siamo una potenza inarrestabile, siamo storia e tradizione, siamo indomabili e irriducibili, siamo orgoglio e cuore. Non dobbiamo annullare le nostre diversità, i nostri modi differenti di vivere la Lazio, di interpretare fatti e personaggi, il nostro personale atteggiamento di sentire la Lazialità, il nostro innato senso critico. Anche questa è la nostra forza. Quello che non dobbiamo permettere è che queste differenze ci dividano, ci allontanino da noi stessi, ci rendano insensibili e freddi, ci rendano vulnerabili. Non dobbiamo dare alle persone un’importanza maggiore dei simboli e della storia. L’aquila sul petto ci ha ricordato l’importanza dell’unità e della voglia di lottare. Oggi c’è il sole, arriveranno altri giorni di pioggia, ma finché saremo così uniti io non ho paura.
Questo concetto è giustissimo, peccato che molti, troppi comunicatori laziali per fatti a me umanamente incomprensibili se non ascrivibili al mero interesse personale lo abbiano negato per anni; adesso è troppo semplice tornare sui propri passi senza mondarsi dello sciacallaggio fatto fin'ora.