Quel periodo coincise con il debolissimo canto del cigno della presidenza Lenzini; sempre più convinto che ci fosse stata una presidenza alla Calleri la Lazio nel 1980 non sarebbe stata mandata in B come successe per altre Società.
Contestualizzato il momento storico, a me, tifoso della Lazio dal 1971 poco me ne fregava sotto l'aspetto fideistico di stare in A o in B. Per me la Lazio era La religione che ho vissuto sempre con orgoglio ovunque, nonostante dall'altra parte della A24 forse c'era la squadra più forte di sempre. Di questo, a me semplicemente non me ne fotteva niente.
Concordo anche sul fatto che si sbaglia ad enfatizzare quel periodo - sopratutto il periodo 85/87 dove non si poteva pagare neanche la bolletta della luce e i giocatori si docciavano con l'acqua fredda-. Ecco se c'è un punto di non ritorno lo identifico nella presidenza Chimenti. Poi giocatori come Podavini, Vella, Spinozzi et similia li considero come gente di famiglia, giocatori con poca tecnica ma tanta, tantissima voglia di fare il bene della Lazio.
Quel periodo ci appartiene, come ci appartiene la successiva epopea Cragnotti; ci ha forgiato (non a caso molti dei disamorati non hanno vissuto quel periodo) e mi piace ricordare un uomo Gianni Elsner che nell'etere fu per noi uno dei pochi raggi di sole in un mare di buio.
Anche TR 56 fu una delle poche eccezioni nell'essere equanime per i time distribuiti nella trasmissione "in campo con **** e Lazio" tra una squadra in finale di Coppa dei campioni ed una che arrancava per salire in A o per restarci. Merito, all'epoca, di tal Michele Plastino.