Sliver, l'avro' scritto almeno una decina di volte. Non ho mai alzato la bandiera di nessun presidente. Dal 1966. Per chiarezza non me ne so' mai incu.lato nessuno. Il presidente della Lazio non ha mai fatto parte delle mie priorità.
Difatti vado allo stadio, sto vicino alla Lazio e non c'ho nessun senso di abbandono. Non è poi così difficile per un fan (non uso il termine tifoso che poi riparte la sarabanda) che non lega la sua affettività alla qualità dei risultati. Altrimenti, se era per questo, sarei diventato di un'altra squadra già prima dell'avvento di Cragnotti.
Siccome si citava la Fiorentina per dire che al momento sono messi meglio di noi, beh, negli ultimi cinque anni, abbiamo fatto meglio di loro.
Me rendo conto che in questo momento non è conveniente ammetterlo. Perche' sicuramente la Lazio ebisogna dimostra' che ' na schifezza. Però, disgraziatamente, è un fatto.
Che ti piaccia o no.
Dal che si deduce che la due merde che gestiscono la nostra società negli ultimi 5 anni sono semplicemente stati più bravi di Della Valle e Prade'. Non è alzare una bandiera. È un fatto.
Se sei onesto intellettualmente lo ammetti, se no è un problema tuo.
Citare Patric è malafede. Ma tanto a smerdare i nostri giocatori siamo maestri. E allora vabbe', attacchete pure a Patric, la ventisettesima scelta della rosa. Come se prima de lui non ci fossero Basta e Konko nel ruolo. Se te piace fatte male continua pure. Io parlerei pure de Morrison e de trecento pagine di topic. E di Perea e di Alfaro. E di quanto è stato pagato Barreto no?
Come non te stimola neanche essere più bravo della Fiorentina, per provare un po' di entusiasmo, ti rimane di essere più bravo solo di tre o quattro squadre in Italia. E di altre trentacinque in Europa.
Un dramma sportivo senza se e senza ma.
Di una portata tale da abbandonare la Lazio e lo stadio. O da fa' diecimila all'Olimpico. Giusto. Non fa una piega.
Proprio da stare sull'orlo di una crisi di nervi.
Poi se vuoi/volete dimostrare l'indimostrabile perché tanto co' Lotito è tutta una merda fate pure oh.
So undici anni che va avanti 'sta pippa, pensa se uno se ne preoccupa adesso. So undici anni che lo stadio se svota e se riempie a seconda dei risultati. Un po' più quando si vince o si giocano semifinali e finali. Un po' meno quando si infilano le serie negative.
Normale no. Io ci sto sempre. Il problema e di chi fa avanti e indietro.
L'errore di Lotito, a ben vedere, secondo il ragionamento che sta andando per la maggiore è stato portare i Biglia, i DeVrij e i Felipe Anderson qui. Sono dei problemi ingestibili.
Tanto che se li dovemo venne' prima de subito. Se no s'ammosciano.
La maggior parte di chi dice a Lotito: e' un incapace perché deve vendere i campioni al momento giusto, magari, è lo stesso che lo accusava di non comprare i campioni per fare una squadra vincente.
Perché non vole cresce e aa mediocrità de qua e aa mediocrità della'.
Se te porta i campioni e te li tiene in rosa alla fine, gira che te rigira, è comunque una merda.
Il peccato originale di quest'anno è stato non vendere Candreva per prendere un altri paio. Gravissimo direi.
(Dico Candreva perché io col caiser che Biglia, DeVrij e Anderson li davo via).
Ma a te te pare normale?
Per chiudere Sli' il problema è esattamente l'opposto. Quando avrete introiettato che la Lazio non è il migliore dei mondi possibili, non lo è mai stato e, molto probabilmente, mai lo sarà, magari ce fate pace co' 'sta chimera e tornate a tifa' serenamente senza farvi troppi problemi.
Più facile di quanto possa sembrare. In becco all'Aquila.
Vedo che tra generalizzazioni, forzature, colpi bassi e arruolamenti forzati - mi dai del voi - non ci manca nulla. Continuo a tifare Lazio a mio modo che, a occhio e croce, è simile a quello di tanti altri tifosi normali. Senza voler rappresentare il bene o il meglio.
Il mio commento "rassegnato" era soltanto una chiosa a margine di un duello dialettico attorno alla supremazia o meno sulla Fiorentina. Cosa che, come dice meglio di me Cosmo, rappresenta di per sé una medaglia di cartone. Il paragone di Bianchina lo leggevo in questo senso, come "stimolo" alla consapevolezza di una realtà, diciamo, un po' sottostimata per le possibilità della Lazio.
Ho parlato di abbandono? Di affettività legata ai risultati? No, mai. Ma l'affettività è anche curarsi di coltivare e difendere una passione da gestioni sbagliate e/o dolose, da chi la sfregia - società, giocatori e tifosi, pensa un po' -, provare a dare un contributo nel tifo, nel sostegno ma anche nella critica quando è fatta per migliorare le cose.
Continuare a presentare la Lazio come destinata a una posizione fissata nella "tradizione", secondo me, significa accettare questo tempo come il "migliore dei mondi possibili". Cosmo ha spiegato bene le scelte soggettive, attinenti al margine del "possibile", che questa società ha fatto (o non ha fatto) in questo senso. Non è il libro dei sogni, dei soliti disfattisti o megalomeni che sognano l'impossibile perché vittime della stessa bolla speculativa dei difettosi o delle strisciate.
Ed è per questa ragione che ho citato il nome di Patric, né strumentalmente né per smerdare (il giocatore non ha nessuna colpa, è quello che è), ma come paradigma errato della gestione tecnica, economica e comunicativa del duo. Patric è diventato
ora la ventisettesima scelta, visto che come ben saprai fu presentato come la prima alternativa a Basta, come giovane di talento, come investimento importante che doveva rafforzare la squadra impegnata in 3 competizioni. Dopo pochi mesi, scopriamo invece che non merita nemmeno di essere inserito in lista Uefa, perché tanto c'abbiamo il redivivo Konko. Potrei parlare della questione "terzino sinistro" e del povero Braafa, ma è inutile.
Poi ripassi il leit motiv di questi insaziabili tifosi che non si accontentano delle conferme dei giocatori forti e passano il loro tempo a tirare freccette al target Lotito. Ormai c'è ben altro e molto più pericoloso.
Questa continua lacerazione delle aspettative, questa sintonia ogni volta conquistata e poi buttata al cesso, unita a situazioni esterne di diverso peso (lo stadio come negazione della partecipazione, le leggi liberticide, ecc.), sta portando i tifosi a una posizione di rassegnazione e di passività senza precedenti. Nemmeno un derby a rischio e poi perso in quel modo ha fatto scattare una sana rabbia per andare dalle parti di Formello.
Siamo sempre li: c'è chi pensa che alla diserzione più o meno silenziosa serva opporre risposte diverse e articolate (compresi segnali dalla società) e chi si appella ai sentimenti, alla "Lazialità" come unico atto fondativo che da solo possa riempire lo stadio. Cosa, indiscutibile in punta di principio, ma che non ha mai funzionato in nessuna esperienza materiale di calcio, in nessuno dei cinque continenti. La partecipazione - non l'appartenenza - è legata a qualcosa di forte: una posta in palio (negativa o positiva), una sintonia sentimentale, una epifania di intenti e di legame.
Lo so che adesso arriverà la voce ferma e risoluta a ricordarci che Lotito e Tare non cambieranno mai, che non abbiamo alternative, che bisogna solo sperare in qualche "magnate". Io penso che i tifosi, come qualunque altra espressione di "cittadinanza", possano influire sugli eventi. Ma se anche fosse così, chi pensa questo deve anche accettare le conseguenze di questa palude, che nessun appello alle radici o alla fedeltà, da solo, può cambiare.
Detto questo, a fronte di una società silente e immobile, un cambio di passo di mister e giocatori, nell'impegno e nella determinazione, può fare molto, ridando un po' di fiducia all'ambiente. Ma i nodi di fondo restano tutti.